5, Styles

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Mercoledì 14 settembre 2022, ore 8:29, Londra, civico 247 di Upper Richmond Road, camera di Harry.

Louis separò le palpebre nel percepire le dita lunghe di Harry strofinarsi sul proprio dorso, adagiato sul suo addome. Fece un respiro profondo e produsse un suono gracchiante dalla gola arida.

Sovrastò la nuca del ragazzo, in parte nascosta dai capelli castani, poggiandovi le labbra e il fiato. Quel contatto spedì a Harry il segnale che Louis fosse sveglio, e rannicchiò le gambe sulle lenzuola, come per acciambellarsi.

«Buongiorno» mormorò Louis, disseminando baci scrocchianti sulle sue scapole, sulle spalle e sul collo.

Harry arretrò un braccio e acchiappò il suo volto con un palmo per pressarselo addosso, stiracchiandosi verso di lui. «Buongiorno a te» bisbigliò a propria volta. Rotolò sul materasso, in modo da fronteggiarlo, e nel farlo, mediante uno slancio intriso di fretta, colpì la pancia di Louis con l'accennata erezione mattutina.

A lui venne un brivido. Passò un dito tra le incanalature delle sue costole e amalgamò la rotondità del fianco con i polpastrelli, come se pretendesse di strappar via la carne. Era bollente, le ciglia si erano radunate in ciuffetti fitti, i ricci sembravano più voluminosi che mai.

Era bello come una poesia, però senza rime. Una di quelle poesie che seducono e rattristano perché realistiche, amare e straordinariamente metaforiche. Una di quelle poesie che avrebbe inciso, se ne fosse stato capace. E se avesse saputo scrivere canzoni, ne avrebbe composta una tutta per lui. Se il suo talento fosse stato dipingere, avrebbe riprodotto il suo viso pallido scolpito dalle ossa, dove il verde degli occhi spiccava, come il sole immerso in un tappeto di nuvole.

Ma lui non era un poeta, né un compositore, e neppure un pittore. Era solo un ragazzo infatuato, e doveva limitarsi a baciare le labbra di rubino che lo istigavano.

E così fece.

Insinuò la lingua tra le sue guance morbide, guarnite di un velo finissimo di barba, agguantando una sua coscia snella per sistemarsela su di un'anca.

Fu dolce, al principio, persino cortese, perché la cortesia è ciò che si riserva alle meraviglie come lui, ma presto la passione prese il sopravvento, e in men che non si dica si ritrovò in ginocchio sul letto, circondato dalle sue gambe.

Sfregò l'intimità matura in mezzo ai suoi glutei aperti, non arrivando però a penetrarli. Dondolò a una potenza che s'intensificava di secondo in secondo, ed Harry solcò nelle sopracciglia una smorfia di approvazione, gettando ansiti sommessi dalle labbra socchiuse.

Louis si abbassò a ricoprirlo di baci su ogni millimetro di cute, bagnò di saliva la falena tatuata d'inchiostro corvino e si accanì contro un capezzolo, rosso e ristretto, aguzzo d'eccitazione.

Sentì il ragazzo allungarsi in direzione del comodino, ma non issò lo sguardo. Proseguì il proprio lavoro, raccogliendo i suoi uggiolii acri con i timpani, e quando udì il suono sfrigolante di una confezione aperta, comprese ogni cosa.

Alzò la testa. Harry gli porse un anello di lattice ancora da distendere, e lui lo afferrò con tre dita, accucciandosi sui polpacci. Svolse il profilattico sulla sua stessa lunghezza, incappando in qualche difficoltà: era solo la seconda volta che posizionava un condom giacché, prima di conoscere Harry, non aveva mai dominato nessuno.

«Ti comprerò la misura extralarge, promesso» esalò quello, pizzicando la punta del preservativo colma di aria. In quell'attimo Louis notò che l'altro stesse massaggiandosi l'apertura, oliandola di lubrificante.

Si sporse incontro a lui, scortando l'intimità nella minuta fessura, e vi si addentrò poco alla volta, servendosi delle espressioni facciali di Harry per regolarsi. Solo quando reputò terminata la fase di bruciore, si ritirò e avanzò un'altra volta, guadagnando alla svelta un ritmo lesto e accomodante.

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