3. «Poi però torni, alpha?»

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Il primo giorno era passato talmente velocemente che Taehyung a mala pena se ne era reso conto. Il suo fisico e la sua mente erano molti stanchi e perciò aveva trascorso molte ore a sonnecchiare sul divano, avendo una successione di bruschi risvegli perché non più abituato a cadere nel sonno profondo e a provare del vero rilassamento. C'era un orologio appeso sul muro proprio di fronte al divano e il suo sguardo cadeva sempre sull'ora ogni volta che riapriva gli occhi.

Aveva dormito cinquanta minuti e poi si era svegliato, poi un'altra ora e mezza, poi a mala pena ventisette minuti, poi tre ore consecutive, non accorgendosi che Misun aveva fatto merenda a metà pomeriggio e Jimin aveva tirato fuori un puzzle. Non sapeva neanche come mai avesse un gioco adatto ad una bambina di quell'età ma l'importante era effettivamente tenerla impegnata per evitare che si annoiasse. Solitamente era molto tranquilla, le piaceva sfogliare i libri e fortunatamente Namjoon ogni mese gliene portava come minimo quattro o cinque nuovi e lei glieli faceva leggere ripetutamente a Taehyung fino ad impararli a memoria in modo che poi potesse leggerli da sola. Era intelligente, aveva già imparato a scrivere il suo nome, riconosceva alcune lettere, sapeva che quando la lancetta più corta dell'orologio era sul dodici, era quasi ora di pranzo e quando toccava il sette, era quasi ora di cena. Taehyung tante volte si fermava ad osservarla e spesso si era chiesto come avrebbe fatto quando lei avrebbe compiuto sei anni perché di certo non poteva iscriverla a scuola. Dopo la morte di Wooshik e dopo essersi trasferiti nel capanno, non ci aveva ragionato più di tanto ma dopo qualche mese in cui la situazione non era né peggiorata ma neanche migliorata, aveva cominciato a domandarsi che tipo di educazione avrebbe potuto dare a Misun. La sua piccola aveva compiuto tre anni e poi quattro e nel giro di sei mesi appena ne avrebbe già compiuti cinque e poi il problema sarebbe diventato reale. Ecco perché aveva fatto di tutto per crescerla al meglio delle sue possibilità, spiegandole alcuni dei concetti che ricordava di aver imparato a scuola ma sua figlia era un alpha e lui un omega, crescendo avrebbe avuto bisogno di un tipo di educazione diversa.

Ecco perché, dopo l'ennesimo pisolino, aveva aperto gli occhi e aveva visto Misun seduta sul tappeto insieme a Jimin, parlavano sottovoce e lui le stava facendo ricalcare tutte le lettere dell'alfabeto più volte, in modo che il movimento della sua manina diventasse sempre più fluido. Quello era ciò che avrebbe dovuto fare Wooshik. Taehyung non era riuscito a resistere a quella visione e aveva chiesto a Jimin se lo aiutava ad arrivare fino in camera perché gli faceva male la schiena a causa del divano. Non appena era rimasto da solo, aveva raggiunto a fatica la finestra, l'aveva aperta e si era sporto, annusando l'aria fresca che entrava, osservando il sentiero ombreggiato da alberi che sicuramente portava in città ed era scoppiato a piangere, si era concesso il lusso di essere debole per sé stesso e per nessun altro, si era liberato di un peso che portava dentro al cuore da due lunghi anni perché di fronte a Misun non aveva mai versato neanche mezza lacrima.

Equilibrium theory | mintaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora