9. «Non lasciarmi, papà.»

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Erano passati due giorni e Jimin non si era neanche ancora alzato dal letto della stanza degli ospiti in casa di Hoseok. Aveva trascorso le prime ventiquattro ore a piangere, a chiedersi che cosa aveva fatto di male per dover soffrire così tanto, perché ogni volta che si avvicinava a qualcuno e aveva dei sentimenti forti e profondi, quel qualcuno gli veniva portato via o se ne andava. Ecco perché dopo la morte di Micha e Woojun aveva preferito rimanere isolato e da solo, ecco perché aveva ridotto i suoi contatti con tutti, perdendo moltissime amicizie. Preferiva non avere nessuno piuttosto che continuare a soffrire di alcune mancanze.

La mattina del secondo giorno lontano da casa, si era svegliato all'alba e aveva aperto la finestra per osservare il sole sorgere. Aveva pensato a Taehyung, a quante parole si erano scambiati, a quante emozioni avevano condiviso. Gli sembrò di aver di nuovo di fronte agli occhi la sua espressione terrorizzata quando si era voltato in direzione della figlia, l'omega si era mosso con una velocità che non pensava gli appartenesse, se l'era presa in braccio per proteggerla, come se Jimin sarebbe davvero stato in grado di farle del male dopo che si era preso cura di lei per dieci giorni consecutivi.

Rivisse nella propria mente i primi momenti insieme, quando la bambina era comparsa quatta quatta da dietro l'arco ed aveva sbirciato in soggiorno, come si era spaventata quando si era resa conto che Jimin fosse già in cucina. Aveva provato a ringhiargli, dicendogli che lei era un alpha e che avrebbe potuto combattere. Aveva provato tenerezza e le aveva detto che nessuno può combattere senza energie e con la pancia vuota e le aveva fatto scegliere un pacco di biscotti, dicendole poi che avrebbero dovuto disinfettare la sua ferita prima di fare colazione. Taehyung li aveva trovati così, sorridenti ed intenti a riempirsi lo stomaco di leccornie. Jimin era rimasto incantato dalla bellezza dell'omega fin dal primo istante, quei ricci neri che gli incorniciavano il volto, occhi grandi ed espressivi, la doppia palpebra solo da un lato. Lo aveva guardato e aveva pensato che non fosse reale, che sembrava disegnato, troppo bello per essere vero.

Ci aveva provato per giorni a trattenersi, a fare in modo che l'altro si fidasse prima di provare ad avvicinarsi e alla fine era stato l'omega che era crollato per primo. Jimin non avrebbe voluto passare direttamente al fisico, Taehyung glielo aveva preso in bocca ed erano stati a letto insieme prima ancora di chiedergli se poteva corteggiarlo e l'alpha si stava chiedendo da due giorni perché l'omega gli avesse detto di sì, sapendo che la sua intenzione originale sarebbe stata quella di scappare.

Dopo due ore di fronte alla finestra gli era venuto mal di testa e si era coricato nuovamente a letto, portandosi il lenzuolo fin sopra la testa, provando a riaddormentarsi ma era stato tutto inutile.

Hoseok lo aveva aspettato al varco, braccia incrociate, piede che batteva nervoso sul pavimento, sguardo truce e preoccupato. L'alpha aveva provato a superare la sua figura ma l'amico gli aveva afferrato il braccio.

Equilibrium theory | mintaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora