Parte I - Beatrice

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Le mie manie di perfezionismo rischiano di farmi fare tardi in aeroporto, è tutto pronto ma non riesco a fare a meno di ricontrollare i dettagli: che le coperte sul letto non siano spiegazzate, che i telecomandi siano sistemati simmetricamente con il tavolino del salotto e che non ci siano irritanti gocce d'acqua sul lavello della cucina. Poi un'ultima occhiata allo specchio, spero tanto che il look sia appropriato... indosso una camicetta bianca piuttosto rigida sotto a un maglioncino verde muschio, pantaloni beige aderenti e stivaletti eleganti. Alle orecchie due piccole perle e i capelli tirati indietro in uno chignon basso morbido. Mi piaccio, mi sento professionale con la borsa per il lap top sotto braccio e il trolley comprato pochi giorni fa, subito dopo aver ricevuto la proposta da parte del direttore: accompagnare suo figlio a Tokyo per un ciclo di conferenze sull'intelligenza artificiale nell'ambito della biomedicina. Sinceramente mi chiedo perché l'abbia chiesto proprio a me, non ho mai conosciuto nè visto suo figlio. Tuttavia riguardo ai miei compiti è stato chiaro, dovrò assicurarmi che partecipi alle conferenze e interagisca con gli altri rappresentanti. Se riuscirò in questo intento mi ha fatto capire che il mio stage potrebbe concludersi con un'assunzione, per me sarebbe un sogno, ho bisogno di questo lavoro, ho studiato tanto per arrivare fino a qui. È vero, non so nulla di intelligenza artificiale, ma ho una laurea triennale in Business Administration con il massimo dei voti che mi ha aperto le porte per questo stage, anche se per ora faccio solo la segreteria. Beh, si parte dal basso.
Mi chiudo la porta alle spalle e tirando il trolley con energia riesco a prendere il bus per l'aeroporto, cavolo sono in ritardo, ho letto che bisogna fare il check in almeno due ore prima del volo. Il viaggio sembra interminabile e non faccio altro che controllare l'ora sul display rotto del mio smartphone. Quando il bus si ferma corro fino al bar dell'entrata nord, il luogo dell'incontro. Mi guardo intorno, ma non sapendo chi devo cercare è abbastanza inutile. Manca un'ora e mezza al volo e di lui nessuna traccia. Il Direttore mi ha lasciato il suo numero così decido di chiamarlo, ovviamente non risponde. Dove sarà finito? Il tempo scorre, ho preso due caffè e ricontrollato l'ora almeno venti volte. Mentre guardo il display per la ventunesima volta vado a sbattere contro un'appariscente ragazza bionda con una minigonna di pelle lucida e un top bianco molto scollato:
"Ma che cazzo, stai attenta!", nel frattempo il mio cellulare cade a terra e finisce accanto al piede del ragazzo che le tiene il braccio attorno alla vita. Mentre lo raccolgo faccio caso alla sua altezza, almeno 1 e 90. Mi scuso e mi sposto a distanza di sicurezza. La bionda ora piagnucola attaccata al braccio del ragazzo alto che però se la scrolla di dosso e si guarda intorno. Ha con sè un trolley e una cartellina della Biomedical Company... oh cavolo! È il figlio del capo!

Sognandoti a TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora