Parte XV - Adam

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Dopo non aver chiuso occhio per tutta la notte decido di alzarmi alle prime luci dell'alba. Do un'occhiata al folletto, un groviglio di capelli arrotolato contro il mio futon, il suo respiro è ancora lento e regolare. Cercando di non fare rumore apro la sottile porta scorrevole e mi reco all'esterno del ryocan, l'hotel tradizionale in cui ho pensato di nascondermi ieri nella città di Kyoto. Mi guardo i palmi delle mani, bruciano ancora.
Ripercorro mentalmente quanto accaduto: la firma con Nishimura, il ritorno in hotel, la sparatoria, il tatuaggio. Unisco i puntini con una matita invisibile. Mio padre mi ha messo in un cazzo di casino. Con la cessione di una parte della mia quota aziendale sono entrato nel mirino di quel fottuto sokaya. È la prassi per quei vermi, mettere nella merda l'azionario più piccolo e ricattarlo affinché non avanzi pretese sulle decisioni dei proprietari di maggioranza. Sono la Yakuza dell'alta finanza, topi di fogna infiltrati nei grattacieli.
Sento una sensazione di violento ribrezzo nello stomaco. Vorrei essere incredulo, ma purtroppo ho sempre saputo che mio padre fosse interessato a me solo come rampollo d'oro, ruolo che non ho mai voluto.
Con la mano decisa compongo il numero sullo smartphone. Neanche mezzo squillo.
"Ti stavo aspettando".
"Che cazzo sta succedendo? Perché tu sai cosa sta succedendo, vero?" ringhio al telefono.
"Solo la naturale conseguenza di quello che hai seminato in questi anni, figlio mio" risponde lentamente, come se la mia situazione non lo toccasse affatto.
"Cosa intendi?",
"Sai benissimo cosa intendo, piccolo bastardo, ho tenuto con me quella puttana di tua madre solo per avere un'erede e tu lo sai",
"Non... chiamarla... così", sussurro con la voce tremante di rabbia,
"Oh, ma tu lo sai che lo è. Sai che non sei mio figlio. Non abbiamo mai avuto niente in comune, è bastato poco per averne la prova, ma ti ho tenuto con me per non rovinare la mia immagine, mi facevi comodo, pensavo di avere bisogno di un erede, ma mi sbagliavo. Non ho bisogno di un bastardo."
"Tu, pezzo di merda, dove vuoi arrivare?"
"Non ti è chiaro? Ti avevo dato la possibilità di uscire di scena in modo pulito, ma hai preferito fare la fine di un topo in gabbia"
"Come facevi a sapere che avrei concesso una parte della mia quota a Nishimura?"
"Non era difficile immaginarlo, avevo previsto che avresti fatto il cavaliere con quella ragazzina..."
"E ora?" cazzo, cazzo, cazzo.
"E ora Adam? Un tragico incidente porterà via il mio unico figlio e con quella firma di fatto passerà tutto a Nishimura, proprio come avevo pianificato. Non sarà difficile convincere il consiglio che sarebbe stato il tuo volere, ah, come mi sento bene, preferirei morire soffocato dai miei stessi soldi piuttosto che lasciarne una parte ad un bastardo".
"Tu lo sai vero che l'azienda era di mamma? E quando verrà fuori tutta questa storia e quello che hai fatto a lei e a me..."
"Stupido", mi interrompe. "Sei proprio stupido, pensi che non avessi previsto che avresti fatto qualcosa del genere? Pensi che non abbia pensato a qualcosa per ricattarti? Hai le mani legate e appena commetterai un passo falso..."
"NON HAI PROPRIO UN CAZZO SU DI ME" urlo come a voler sfogare tutta la rabbia e la paura che ho in corpo.
"Sicuro Adam? Se non sei mio figlio, pensaci..."
"Mio padre" sussurro.
Tiro il telefono a terra con rabbia. Maledizione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2023 ⏰

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