Parte IV - Adam

195 4 3
                                    

Cazzo quanto mi piace Tokyo. Sceso dall'aereo recupero i trolley e chiamo un taxi, se il folletto crede che mi muoverò con i mezzi pubblici si sbaglia di grosso. Mi sgambetta dietro con i suoi appunti in cui aveva già individuato con precisione le linee della metro che ci avrebbero dovuto portare dall'aeroporto al Capitol hotel, l'albergo prenotato dall'azienda a 10 minuti da Rappongi hills, uno dei più grandi complessi urbani del Giappone. Sul taxi colgo l'occasione per riempirmi gli occhi della vita che pulsa fra le strade della città, ovunque vedo persone, luci, confusione. Mi piace, mi fa sentire vivo. Beatrice sembra spaesata, si guarda intorno con le labbra carnose incurvate in un sorriso impacciato. Ha questi grandi occhi da cerbiatto che potrebbero risucchiare tutta Tokyo. Ma sinceramente non mi importa di lei così come non mi importa delle conferenze. Sono qui per il viaggio pagato e niente di più. Non sono interessato a prendere il posto di mio padre, non me ne frega un cazzo di mio padre, è solo un coglione. Da quando sono nato non fa altro che istruirmi sulla compagnia e i suoi rapporti con me si sono sempre limitati a mere informazioni utili al suo obiettivo. Sono l'unico che potrebbe portare avanti il suo impero, ma mi ha perso 4 anni fa quando ha lasciato mia madre morire di depressione, cazzo.
Il taxi si ferma davanti a un lussuoso edificio, decisamente fuori dalla norma per Tokyo, famosa per i capsule hotel. Ottimo, ho intenzione di spassarmela per tutto il viaggio. Beatrice mi segue come un cagnolino, vorrei farle una battuta, ora non fa più la maestrina? Ma vengo interrotto da un tizio all'accettazione con un accento inglese impeccabile:
"Benvenuti al Capitol hotel, spero che passerete un piacevole periodo qui a Tokyo, sul bancone troverete la mappa della città..." lo interrompo:
"Le chiavi per favore". L'addetto alla reception senza aggiungere altro mi allunga una chiave. Solo una. Mi giro verso Beatrice, forse questo viaggio sta diventando interessante. La vedo avvicinarsi al bancone e tendere la mano, ma dall'altra parte non arriva nulla. "Avete solo una stanza", dice il receptionist. Grandioso, non so se essere divertito o contrariato, sicuramente avere questa ragazzina in camera ostacolerà il genere di intrattenimento che avevo in mente. Ascolto Beatrice mentre cerca di farsi dare un'altra stanza, ovviamente senza successo, l'hotel è pieno, queste conferenze interessano un pubblico internazionale, non solo di esperti, ma anche di appassionati di robotica e medicina all'avanguardia.
Mi dirigo verso l'ascensore e così fa anche lei, rassegnata.
"Come è possibile che abbiano sbagliato? Provo ad inviare un messaggio al Dr. West, speriamo che riesca a risolvere la situazione", dice mentre rovista nella ventiquattrore. Questa ragazza non ha capito niente se crede che a mio padre freghi qualcosa di lei. A mio padre non importa un cazzo di nessuno.
L'hotel è enorme, è dotato di piscina con vasca idromassaggio e un centro fitness, chi alloggia qui non ha intenzione di farsi mancare nulla. Un modo del "Dr, West" per comprare la mia benevolenza.
Attraversiamo un lungo corridoio dalle luci soffuse e arriviamo alla camera. Mi giro e vedo Beatrice entusiasta, ha gli enormi occhi castani illuminati di felicità mentre si guarda intorno, penso non sia mai stata in un hotel di questo tipo. Quell'euforia però si smorza subito quando vede il letto matrimoniale. Ci mancava solo questa. La osservo mentre cerca in bagno un altro letto e mi accorgo che la situazione non mi dispiace più di tanto. Avere quel folletto vicino potrebbe rivelarsi piacevole. Molto piacevole.

Sognandoti a TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora