Parte III - Beatrice

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Al risveglio sento un cerchio alla testa, ho bisogno di bere e mi fischiano le orecchie, forse addormentarsi prima del decollo non è stata una grande idea. Mi giro verso Adam per chiedergli quante ore manchino all'atterraggio, ma il suo posto è vuoto. Con il passare dei minuti non lo vedo tornare, si sarà sentito male in bagno? Forse dovrei chiedere a un' hostess. Conosco quel ragazzo da poche ore, il più delle quali le ho passate dormendo, e mi sta già creando dei problemi. E pensare che quando il Direttore mi ha proposto questo viaggio ho pensato che sarebbe stata una grande opportunità, spero solo che lo sia davvero. Ma dove diamine si è cacciato? Mi alzo e vado a controllare in bagno, ma è vuoto, decido quindi di dirigermi verso la zona anteriore dell'areo per chiedere al personale. Passo oltre la tenda rossa e la scena che mi si para davanti ha dell'inverosimile. La hostess è seduta sulle gambe di Adam mentre gli bacia il collo, la camicetta è sbottonata e la gonna blu della divisa leggermente alzata. Adam è impassibile mentre quella donna gli si struscia contro muovendosi su e giù simulando un rapporto. Grazie al cielo sono entrambi ancora con i vestiti, la situazione è già abbastanza imbarazzante. Adam mi vede: "Buongiorno eh, mi stavo annoiando e ho trovato qualcosa da fare... o forse dovrei dire da farmi", sorride compiaciuto della sua stessa becera battuta. Anche lui ha la camicia sbottonata e non posso fare a meno di notare la sua prestanza fisica. È proprio un bel ragazzo... ma cosa sto pensando? Sono qui per lavoro. Esclusivamente per lavoro. Non mi posso permettere di creare fantasie sul figlio del mio capo. "Adam, ti chiedo la cortesia di tornare a posto così possiamo iniziare a confrontarci sull'organizzaz.."
"Senti bambina, non so cosa ti abbia detto mio padre, nè perché tu mi stia stalkerizzando, ma non ho bisogno di una baby sitter e sicuramente non perderò tutto il mio tempo a Tokyo per delle stupide conferenze"
Non penso di poter sopportare a lungo questa supponenza, muscoli in vista o meno.
"Te lo dico per l'ultima volta perché mi sto innervosendo parecchio, torniamo ai nostri posti, non voglio casini" dico cercando di usare un tono di voce deciso e autoritario.
"Beh, se me lo chiedi con questo tono da maestrina..." si alza e finalmente mi segue nella completa incredulità della hostess piantata in asso senza una parola.
Vedo con la coda dell'occhio che mi scruta con attenzione, a sentire il suo corpo accaldato con il colletto della camicia ancora aperto il mio cuore accelera. Tiro fuori la mappa della metro e gliela passo: "Tieni, fai qualcosa di utile, studiala". Diciamo che con il lei ho abbandonato anche le buone maniere, sembra che questo ragazzo riesca a capire solo l'arroganza.

Sognandoti a TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora