Parte X - Adam

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Il mattino seguente ho tutto il peso del jet lag addosso. Non ho voglia di presentarmi al congresso e sprecare il tempo che ho a disposizione qui a Tokyo. Beatrice batte sui tasti del laptop freneticamente con il viso da folletto contratto dalla concentrazione. Indossa un tailleur pantalone color avorio e ha i capelli raccolti in un'acconciatura da vecchia da cui escono alcune ciocche ribelli. Non capisco perché si debba mortificare con questi look da managerina borghese. Ha un corpo da urlo, potrebbe indossare qualsiasi cosa. Sono già stato a questo tipo di eventi, le poche donne presenti sono hostess o accompagnatrici con minigonne decisamente molto mini indossate su lunghe gambe nude. Non che abbia da lamentarmi.

"Buongiorno! Preparati, non voglio tardare, alle 9:00 hai l'incontro con il Dr. Nishimura e alle 11:00, subito prima dell'aperitivo in veranda, un appuntamento con Mr. Brown dell'Atlantic... sono così emozionata!", volta lo sguardo sveglio e luminoso verso di me. Letale.

"Cosa? Cazzo no! Io non ho nessun incontro! Penso che dormirò altre 3 orette, mi sento di merda" replico con la voce impastata dal sonno. Il folletto si incupisce e le si forma una ruga di preoccupazione fra le sopracciglia curate: "Non penso proprio che andrà così Adam, ho un compito da svolgere qui e stai certo che non andrà a monte per colpa tua". Decisa la ragazza.

"Stammi a sentire sottospecie di folletto molestatore, io non verrò a questa pagliacciata del cazzo in cui uomini a cui escono soldi dal culo fingono di avere interesse nell'investire sulla biomedicina nel terzo mondo" mi sta facendo già scazzare di prima mattina.

"Adam" si ferma e mi guarda dritto negli occhi "per me è più che importante, è un'occasione unica, non posso fallire, ho bisogno di portare a casa almeno un contratto di collaborazione, per favore, te lo chiedo per favore" pronuncia queste ultime due parole lentamente, come intimorita della mia reazione.

"Per favore eh? E tu che favore mi fai?" mi diverto a punzecchiarla, è così ingenua.

"Qualsiasi cosa Adam, è davvero importante per me che queste giornate filino lisce e se per farti venire dovrò chiudere tremila occhi sulle tue nefandezze..." non riesco a trattenere una risata.

"Nefandezze?" mi avvicino a lei e mi piego fino a sentire il profumo del suo shampoo. "Ho proprio in mente un favore da chiederti..." dico prendendole il viso fra le mani. Sento la pelle bianca scaldarsi sotto le mie dita. "Mmmh... quindi dovrò solo incontrare qualche coglione e poi tu sarai a mia disposizione?".

"Non dovrai solo seguirmi in mutande, dovrai metterti la camicia e comportarti educatamente e... e seguire il mio planning!" ribatte liberandosi dalla mia stretta.

Alla fine non è così male. "Accetto. Ma tu sei in mano mia, ricordatelo" sono perentorio. Mi sfrego il viso per svegliarmi e vado in bagno a darmi una sistemata.

Quando ho indossato camicia e pantaloni eleganti, come da istruzioni, Beatrice mi scaraventa dentro a un taxi e in meno di 10 minuti siamo al palacongressi di Tokyo. Lo spazio è enorme e come immaginavo sono presenti prevalentemente uomini d'affari al braccio di accompagnatrici con la metà dei loro anni. Tuttavia mi sbagliavo sul suo abbigliamento, fa luce nel suo tailleur chiaro, è attraente e sicura, si distingue da tutte queste donne dal seno abbondante in vista. Lei non è solo la mia accompagnatrice, è la mia guida, sembra essersi studiata la mappa durante la notte, altrimenti non si spiegherebbe la sua sicurezza nel farmi strada verso non so cosa. Al secondo piano si ferma e bussa a una porta bianca. Ah, ecco il famoso Nishimura, un anziano strizzato dentro a camicia bianca i cui bottoni sono lì per esplodere.

Sognandoti a TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora