Parte XI - Beatrice

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È più faticoso di quanto pensassi. Il Sig. Nishimura parla a stento un inglese grossolano con fortissimo accento orientale. Riesco a comprendere solo qualche parola ma cerco di non perdere il filo. Adam è già sconcentrato, si guarda intorno annoiato. Nishimura tuttavia continua a rivolgersi a lui ignorandomi completamente, anche se sono io a fare le presentazioni. Dopo qualche battuta sul tempo e sul jet lag ci sediamo attorno a un lungo tavolo di vetro dall'aspetto costoso. Iniziamo a parlare dell'importanza dell'immagine pubblica per l'azienda, ma il discorso vira quasi subito su  conti e numeri. Immaginavo che a uno dei più importanti produttori di componenti hardware non importasse molto dell'implementazione della tecnologia open source per lo sviluppo dell'ingegneria biomedica in Africa. Non ero pronta però per un approccio così diretto e indirizzato al profitto. Capisco immadiatamente che la loro presenza qui è dovuta unicamente alla possibilità di valutare i vantaggi concreti che potrebbero ottenere dalla visibilità che avrà la Multiplex aderendo a questo progetto. Lo sapevo, eppure sento una sensazione di amarezza nel petto. Adam mi guarda e cerco di ricompormi raddrizzando la postura e allineando le mie slide al bordo del tavolo. Se il progetto andasse in porto loro ne ricaverebbero solo visibilità, mentre l'azienda del Dr. West avrebbe componenti gratis per la sperimentazione. Devo fare il possibile per avere quella firma. Mentre mostro il business plan tramite un videoproiettore di ultima generazione Nishimura sembra molto contrariato.
"Voi avete il coraggio di presentarmi questa roba? Sembrate due bambini che cercano di spillare i miei soldi in cambio di belle parole" lo dice con voce pacata dal tono freddo e distante. Mi ammutolisco, pensavo che il Dr. West avesse già accennato a Nishimura del progetto prima di richiedermi di fissare l'incontro. Non so bene cosa dire a questo punto. Dalla sua prospettiva potrebbe essere così, eppure è proprietario di una multinazionale che fattura miliardi di euro, possibile che sia tutto improntato sempre e solo sul profitto?
"Tipico di mio padre..." sibila Adam. Lo guardo di traverso, ci manca solo che metta in mezzo i suoi drammi famigliari. "Ha lasciato a te la bega di gestire questo ciccione", sorride.
Poi improvvisamente si ricorda di conoscere l'inglese e si mette a parlare fitto fitto con Nishimura. Conosco bene l'inglese e anche i termini specifici di business, ma l'accento di Nishimura storpia tutte le parole e Adam sembra essersi adattato per cui faccio fatica a capire del tutto. A un certo punto scoppiano a ridere e si fanno portare una bottiglia di quella che individuo essere tequila. Tequila a metà mattina. Ma che diamine sta facendo Adam?! Maledizione, sarebbe stato meglio se fosse rimasto in hotel. Ora parlano meno velocemente e riesco a tradurre più facilmente le parole. Adam sta proponendo un modello di finanziamento che a suo padre non sarebbe mai stato bene. In sostanza i finanziatori ottengono quote di partecipazione o azioni della società offerente guadagnandosi alcuni diritti. In concreto sta svendendo una quota dell'azienda di suo padre. Mi sto sentendo male. Nishimura ora ha un sorriso fin troppo ampio. Nel momento in cui si alzano per andare ad ammirare la vista tiro Adam da una parte:
"Che cavolo ti dice il cervello?" bisbiglio arrabbiatissima.
"Tranquilla bambina, ho ceduto solo una parte di quello che già mi appartiene. Il patrimonio della testa di cazzo non è mai stato menzionato". Riprendo a respirare. Allora non è del tutto deficente.
Ci dirigiamo tutti fuori verso il rinfresco, mentre raccolgo le mie cartelline e il laptop un membro dell'entourage di Nishimura fa una battuta di apprezzamento sul mio fisico. Non ho neanche il tempo di capire costa stia succedendo che Adam gli si para davanti con sguardo intimidatorio.
"ADAM!" urlo mettendomi fra di loro. Nishimura scoppia a ridere e anche il suo tirapiedi sorride. Adam distende i muscoli e mi avvolge un braccio attorno alla vita. Mi sento avvampare. Il cuore mi rimbomba nel petto. Mi tira prima verso di sè e poi verso l'uscita. Mi spinge all'angolo.
"Sai che stavo per fare un bel casino per colpa tua?" mi sussurra nell'orecchio facendomi venire i brividi lungo il collo.
"C-c-colpa mia?" balbetto.
"Fai rizzare tutti quei vecchi cazzi e a me tocca difenderti" ora sembra furioso.
"Cosa? No! Non penso..."
"Tu Beatrice non hai idea del potere che hai sugli uomini. Se continui a starmi appresso non penso di potermi controllare ancora per molto"
"Cosa intendi dire?" chiedo.
"Che se continui a girarmi intorno con quel tuo culetto sodo prima o poi me lo prendo". Si avvicina ancora di più, sento la sua eccitazione premere contro di me con forza. Il basso ventre mi formicola di piacere anche se mentalmente cerco di rimanere lucida. Lo spintono via con risolutezza.
"Lasciami in pace, maniaco!" Mi sistemo la giacca e fuggo verso la veranda con gli slip umidi. Non ho mai provato prima un'eccitazione così violenta. La virilità appariscente e animalesca di Adam mi attira e mi rende vulnerabile. Vorrei abbandonarmi fra quelle braccia e lasciarmi possedere. Godere dimenticandomi di tutto.

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