Parte IX - Adam

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Questa ragazza è proprio fuori di testa. Ci mancava poco che si mettesse a dare l'aspiratore nella hall dell'hotel. Si deve decisamente dare una calmata.
Esamino Beatrice raggomitolata su un fianco nel suo pigiama sottile troppo grande per lei. La guardo abbandonata al sonno con i lunghi capelli sparsi sul cuscino e le labbra socchiuse. Per la prima volta in vita mia provo un istinto di protezione verso qualcuno. E non mi piace per niente. A ogni sguardo scopro nuovi dettagli di lei che mi fanno impazzire. La fossetta sul mento, i polsi sottili, le gambe lunghe. Nonostante i lineamenti delicati ed eterei non posso fare a meno di seguire le linee del suo corpo. Il seno che intravedo sotto la maglietta è piccolo e invitante, i fianchi stretti si allargano al piccolo fondo schiena alto e rotondo. Ha un fascino acerbo tremendamente erotico. Sento il piacere iniziare a pulsare nei boxer. Non penso che riuscirò a rilassarmi. Maledizione a quel coglione di mio padre che mi ha messo in questa situazione del cazzo.
Mi vesto senza fare rumore ed esco nella notte. Tokyo è un poliedrico connubio tra tradizione e progresso impossibile da trovare in qualsiasi altra città. Qui il caos ha la capacità di fermarsi per lasciare spazio a riti propiziatori e usanze antiche. Qui il silenzio è ancora un valore che può intersecarsi con l'assordante colonna sonora di un luogo pieno di vita. In fondo io e Tokyo ci assomigliamo, anche io ogni tanto ho bisogno di fermarmi e fare i conti con tutti quei pensieri che cerco di tenere lontani. Incompletezza, delusione, solitudine. Sentimenti che prima che a me erano appartenuti a mia madre. Lo spettro della depressione mi insegue anche a Tokyo, cazzo. Ho bisogno di bere qualcosa. Qualsiasi cosa. Decido ti tornare nel Maid Cafè con le troiette vogliose. Ordino una Snake Venom e dopo un paio di sorsi una delle due mi guida al piano superiore del locale. Me la sbatto nel corridoio con violenza, con distacco, con bramosia. Sento il suo fondo schiena sbattere contro di me mentre le stringo il collo. È snella e prosperosa ma non posso fare a meno di pensare a Beatrice, a come sarebbe farla godere. Mi assento con la mente mentre la maid emette gemiti di sofferenza e piacere. La fotto sempre più forte finché non sento le contrazioni del suo orgasmo. A quel punto la spingo in ginocchio. Quando si rialza la vedo avvicinarsi cercando un bacio, illusa. Mi tiro su i pantaloni e torno in hotel senza pagare la birra. Non so se mi sento meglio, ma sono riuscito a distrarmi, ad allontanarmi ancora una volta da quei pensieri di merda. Quando rientro mi accorgo che Beatrice si è infilata sotto le coperte, si sarà accorta del mio piacevole giretto notturno? Ma chi se ne frega. Mi stendo il più possibile lontano da lei e mi addormento nel profumo del suo shampoo all'albicocca.

Sognandoti a TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora