Capitolo 32

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Capitolo 32: Primo Bacio

Ore 03:30

Scendo lentamente le scale, stando bene attento a non inciampare e rischiare di ruzzolare giù. Sbadiglio e vado in cucina, apro il frigo e prendo una bottiglia d'acqua, prendo un bicchiere e ci verso l'acqua dentro.

Bevo e metto il bicchiere nel lavandino, poso la bottiglia d'acqua nel frigo, e prima che potessi tornare in camera il mio sguardo viene catturato da Christian, che sta fuori in terrazzo appoggiato alla ringhiera.

Esco sul terrazzo e mi metto accanto a lui.

«Ehi Chri, come mai sei qua?»

«Non riuscivo a dormire. Tu?»

«Sono sceso per bere. Come mai non riuscivi a dormire?»

«Pensieri.»

«Ne vuoi parlare?» mi guarda per qualche secondo, indeciso se dire ciò che gli passa per la testa o meno.

«No, non è nulla di preoccupante. Piuttosto, come ti senti neodiciottenne?» dice infine, porta una mano nei miei capelli e inizia ad accarezzarli lentamente e dolcemente.

«Mi sento più grande, sento di dover essere più responsabile, sento di star diventando un adulto e sento di star maturando.»

Mi sorride e poi mi lascia un bacio sulla fronte. Mi prende per mano e mi trascina verso il divano, si siede ed io mi siedo accanto a lui. Porta una mano sotto le mie gambe e le appoggia sulle sue. Un suo braccio mi circonda la vita, mentre l'altra mano rimane sulle mie cosce.

«Grazie Chri, di tutto. Per aver organizzato la mia festa, per avermi regalato quei due cuccioli. E grazie per aver reso questo giorno il più bello di tutta la mia vita.»

I suoi occhi si illuminano, un sorriso nasce sul suo volto e proprio come la Luna lui splende. Illumina la notte, la illumina più di quanto facciano la luna, le stelle e i lampioni piazziati per la strada.

«E soprattutto, grazie per aver fatto aprire gli occhi ai miei genitori. Non sopportavo più quella situazione, avevo bisogno di loro, avevo bisogno che mi supportassero e che credessero in me, e senza di te ciò non sarebbe stato possibile.»

«Ho sempre saputo che ci saresti rimasto male se i tuoi genitori non si fossero presenti alla tua festa, e ci saresti rimasto male se ti avessero fatto una semplice chiamata per darti gli auguri. Perciò ho chiamato tua madre, lei all'inizio era molto restia, ferma sulla sua decisione, poi le ho mandato un video di te che balli, mi ha richiamato e mi sono accorto che stava piangendo. I tuoi genitori avevano finalmente aperto gli occhi. Si erano finalmente accorti di quanto la danza ti facesse stare bene, si erano accorti che sorridevi mentre ballavi. E così li ho convinti a venire alla tua festa.»

Resto in silenzio, cerco di assimilare le parole di Christian e penso a come mi sono sentito quando ho rivisto i miei genitori. Non mi aspettavo di vederli alla mia festa, ero ancora arrabbiato con loro per come mi avevano costretto a lasciare Bergamo e la scuola di Anna, per come avevano cercato di allontanarmi dal mio sogno, ma poi mamma ha fatto tutto quel discorso, e nei suoi occhi non ho visto altro che sincerità. E così ho deciso di credergli e di dargli un'altra possibilità, e mi sono fiondato nelle loro braccia. Nonostante tutto, mi mancavano.

«Grazie Chri, davvero.» appoggio la testa sulla sua spalla e mi godo le carezze che mi lascia sulla coscia.

«Questo e altro per te, principino.»

Rimaniamo per un po' in silenzio, ascoltiamo il "cri cri" dei grilli, il frusciare delle foglie causate dal vento, ci godiamo la luce della luna che illumina le nostre figure abbracciate, ci godiamo il calore che viene emanato dai nostri corpi attaccati.

Dopo un po' interrompo quel silenzio.

«Chri, posso farti una domanda?»

«Me l'hai appena fatta.»

Sto per rispondere, ma mi rendo conto di ciò che ha detto. Lo fulmino con lo sguardo e gli do un pugno sul petto, anche se sono consapevole del fatto di non avergli fatto male. Lui scoppia in una risata.

«Non sei divertente. Non voglio più chiederti nulla.» incrocio le braccia al petto e metto il broncio.

«Dai stavo scherzando. Dimmi.» mi stringe di più a sé e mi lascia un bacio sui capelli.

«Durante la festa, dopo che mi avete regalato i cuccioli, mi hai detto che mi avresti regalato la felicità. Che intendevi dire?» fisso il mio sguardo nel suo.

«Esattamente ciò che ho detto. Ti regalo la felicità. Voglio che tu sia sempre felice, voglio che i tuoi occhi brillino sempre e che sul tuo viso regni sempre il sorriso. Voglio fare tutto ciò che mi è possibile per renderti felice in qualsiasi momento della giornata. Voglio che il tuo cuore scoppi di felicità, voglio vederti sempre emozionato come un bambino quando gli viene comprato il gelato con il suo gusto preferito. Voglio renderti felice, perché se tu lo sei automaticamente lo sono pure io.»

Il suo sguardo è intenso, sincero, il verde copre tutta l'iride e splende, anche grazie ai raggi della luna che si riflettono sul suo viso.

Il mio cuore inizia a battere velocemente, nel mio stomaco le farfalle svolazzano, le mie guance si colorano di rosso. Non pensavo che la sua felicità potesse dipendere dalla mia, non pensavo che lui potesse essere felice grazie a me.

«E voglio che tu sia felice perché te lo meriti. Perché meriti tutta la felicità di questo mondo. E se tu me ne darai la possibilità, vorrei essere io a renderti felice.»

«C-che intendi dire?»

«Che voglio vederti felice, che voglio renderti felice io perché con te riesco ad essere me stesso, perché mi hai fatto scoprire la parte migliore di me, perché grazie a te sono tornato a vedere il mondo a colori, dopo averlo visto per tanto tempo bianco e nero. Perché grazie a te non ho più bisogno di indossare maschere o costruire muri per allontanare da me le persone, perché grazie a te sono tornato a fidarmi delle persone, sono tornato a farle avvicinare a me anche se rischio di bruciarmi, anche se rischio di ricevere altre delusioni. Voglio essere io a renderti felice perché sei sempre nei miei pensieri, perché in qualunque luogo io sia ti cercherò sempre con lo sguardo, con la speranza di vedere il tuo viso sprizzare gioia da tutti i pori, con la speranza di vedere i tuoi boccoli biondi soffici come una nuvola. Voglio essere io a renderti felice perché il mio cuore batte forte solo grazie a te, perché mi fai provare emozioni forti, intense, che mi fanno paura, ma che per te vale la pena provare. Voglio essere io a renderti felice perché... perché ti amo.»

Rimango letteralmente senza parole. Lui mi ama. Christian mi ama. Christian Stefanelli mi ama. Il ragazzo che una volta mi odiava ora mi ama.

«I-io... non so che dire.» sussurro, incapace di dire qualsiasi cosa.

«Sh, non voglio sentire niente.» con un gesto veloce mi fa sedere a cavalcioni sulle sue gambe, porto le braccia intorno al suo collo, lui tiene le mani sui miei fianchi.

Avvicina il suo viso al mio, fino a quando rimangono pochissimi centimetri di distanza. Sento il respiro sul mio viso, e dei brividi mi attraversano il corpo. Mi guarda per l'ultima volta negli occhi.

E poi mi bacia.

Le sua labbra leggermente screpolate dal freddo si incastrano perfettamente con le mie labbra martoriate dai continui morsi provocati con i denti.

Le nostre labbra sembrano essere fatte apposta per incastrarsi bene le une con le altre.

Intorno a me non sento più nulla, mi sembra di essere in una bolla. La mia mente smette di pensare e mi godo la sensazione delle labbra di Christian sulle mie. Quest'ultimo mi avvicina di più a lui, facendo toccare i nostri petti, io porto le mani sul suo collo.

Il cuore rischia di uscirmi dal petto da quanto sta battendo così velocemente contro la gabbia toracica.

Con uno schiocco ci stacchiamo, appoggio la mia fronte sulla sua.

«Chri.»

«Dimmi, principino

«Ti amo anche io.»

Non esiste più nulla.

Esistiamo io, Christian, le nostre labbra che tornano a baciarsi, e i nostri cuori che battono all'unisono.

The Sun And The Moon||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora