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"Usa sempre belle parole Grace".
Da quando avevo memoria nella mia testa risuonava questa frase. Di mia madre ricordavo poche cose, gli occhi verdi circondati da lunghe ciglia, la pelle morbida e candida, da sembrar quasi colore della neve, e questa frase: "Usa sempre belle parole mia piccola Grace, nei momenti belli, ma soprattutto in quelli brutti".
Ricordo che era una brava mamma, anche se nessuno l'aveva mai saputo, oltre che me. Se ne era andata troppo presto. Da lì in poi, dopo la sua morte, la vita mise a dura prova la promessa che le feci.
"Usa sempre belle parole Grace, promettimelo".
A volte era davvero difficile usarle in certe situazioni, tipo adesso che mi ritrovo con 3 litri di birra rovesciati sulla mia uniforme del club in cui lavoro.
"Steve devi dire alle tue cameriere di stare attente a dove mettono i piedi, cazzo!"
Club da ricchi, il cliente ha sempre ragione, anche se è stato proprio quest'ultimo a entrare nell'area riservata a noi camerieri travolgendomi e facendomi la doccia, mentre lui, nemmeno una goccia.
"Mi scusi tanto, sono davvero maldestra a volte, davvero sono mortificata." Dissi più sincera che potevo.
"Ti salvi solo perché hai proprio un bel faccino, biondina!" Disse lui strizzandomi l'occhio.
Nausea, iniziava a salirmi insieme al caldo e alla voglia di scappare da lì. Feci un sorriso di circostanza, girai i tacchi in meno di una frazione di secondo e andai nei "camerini" per darmi una sistemata.
"Gioia devi cambiarti, è fradicia la maglietta, rischi di ammalarti" entrò subito dietro di me Clary, l'unica che persona che potessi considerare amica. Era stata lei a raccogliermi l'ultima volta dalle ceneri. Mi aveva accolta, consolata, sostenuta. Non aveva mai chiesto nulla in cambio, nemmeno sapere perché. Ed era stato proprio questo a spingermi ad aprirmi con lei. I suoi occhi, erano buoni. Non le facevo pietà, non le dispiacevo. Vedeva quello che avevo dentro ed era abbastanza per volermi bene. E io le fui eternamente grata. Da due anni a questa parte era diventata una parte insostituibile del mio quotidiano. Avevamo fatto fatica all'inizio, ma poi ci eravamo rese indipendenti. Lei più di me. Aveva un istinto materno che colmava la mia mancanza, ma non la vedevo come un tappabuchi, no, lei era l'amica del cuore che tanto avevo desiderato fin da piccola. La bionda e la mora, il duo perfetto di cui lèggevo sempre nei libri. La mia ancora di salvataggio. Il suo carattere estroverso mi aveva spronata a prendere la mia vita in mano ed uscire quel che basta dal mio guscio per trovare la mia strada.
Era riuscita a saldare un piccolo frammento del mio cuore.
"Non ho portato il cambio, che serata tremenda." Dissi con le mani tra i capelli.
"Grace!" Fece capolino anche Steve.
"Stai bene? Riesci a trovare un cambio o qualcosa e tornare a lavoro? Preferisci prenderti una pausa?"
Pietà. Lui provava pietà per me, lo sapevo, lo vedevo e mi faceva male.
Mi aveva dato un posto come cameriera, senza un briciolo di esperienza alle spalle e con scarse abilità a relazionarmi con le persone. Mi aveva proposta Clary per il ruolo di cameriera, lei lavorava qua da quando aveva compiuto diciott'anni. Sapevo che  qualcosa sul mio passato  le era scappato, e per quanto a Steve piacesse farsi vedere tosto dai suoi clienti vip, aveva un cuore d'oro.
"Si, rientro subito, ce la faccio tranquillamente, è solo un po' di birra! Grazie per l'interessamento".
Clary inizia a tirare fuori vestiti dalla sua borsa. Spero abbia una maglietta nera, così da cambiare questa, ma purtroppo quello che mi mostra è tutto il contrario.
"No Clary piuttosto togli la tua e passala a me e tu mettiti  quello, io non me la sento davvero."
"Avanti Gracy, è tutta sudata la mia maglia e comunque ti starebbe stra attillata, le tue gemelle sono il doppio delle mie!"
E ride, rido anch'io, perché non ho un seno esagerato, è lei che semplicemente compete con una tavola da surf.
Contenta per avermi strappato un sorriso mi lancia il vestito nero che ha in mano.
Non è niente di eccessivo, un semplice tubino nero, lungo fin sotto al ginocchio, con le maniche lunghe e dei bottoncini che tengono chiusa la scollatura a V. Non è per niente il mio stile, ma non voglio perdere tempo e farne perdere altro alla mia amica, quindi esco dal bagno e mi guardo velocemente allo specchio.
"Gioia, sei veramente bella!" Mi dice da dietro una  spalla la mia amica e mi scocca un bacio sulla guancia per poi uscire dal camerino e tornare a lavoro. Io resto ancora un istante a guardarmi, chiudo bene l'ultimo bottoncino per esser sicura che nessuno veda nulla, sposto dietro le orecchie due ciocche di capelli scivolate fuori dalla mia coda e torno a lavoro.

Il locale è pieno anche stasera, i tre giorni del weekend sono un vero delirio. Sfreccio dal bancone ai tavoli abbastanza velocemente, ormai sono quasi quattro mesi che lavoro al The Palm e ora riesco a non far cadere più i vassoi, sempre che nessuno mi travolga.
Anche in mezzo alla miriade di gente e alla musica alta, la mia attenzione viene attirata da Steve, in piedi vicino al tavolo accanto alla console, mi mima di andare da lui.
Procedo facendo slalom in mezzo alla gente che balla e arrivo finalmente al tavolo rialzato, dove ad aspettarmi c'è uno Steve apparentemente in ansia, circondato da 4 ragazzi, sicuramente persone importanti vista la sua agitazione.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora