XXXIV

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*Grace*

Dormire con Noah era diventata quasi abitudine. Facevamo svariate uscite, cene, passeggiate, weekend...come una normale coppia.
Non mi era più successo di vederlo adirato o che tornasse ad essere l'animale che avevo conosciuto all'inizio, se non per alcune occasioni a causa del lavoro.
Con me era tutt'altra persona, dolce e premuroso.
Maggio era tremendo come mese, lo odiavo.
Imprevedibile come una giornata iniziata col sole terminasse con forte pioggia.
Imprevedibile, esattamente come me.
Jace era partito per qualche giorno con Aron e Ares, per risolvere alcuni diverbi con alcuni clienti.
Non sapevo molto dei loro giri loschi, non ne volevo sapere, e loro non volevano immischiarmi.
Sapevo però che non erano soldi puliti quelli che usavano per mantenere anche me.
Mi ero rimproverata molto della vita che stavo vivendo.

Mi ero infilata la maglietta di Noah che ormai usavo come pigiama e mi ero addormentata serenamente tra le sue braccia, dopo che mi aveva toccata e baciata.
Avevamo trovato un certo equilibrio, mi stava insegnando ad accettare il mio corpo e a scoprire il suo.
Ero molto impacciata su come comportarmi, ma con lui veniva tutto più naturale.
Mi sentivo meglio, mi sembrava di aver fatto passi avanti, anche se spesso i miei incubi mi riportavano nell'abisso di una stanza buia.

"NO!" Mi sollevai improvvisamente sul letto, completamente sudata.
"Grace...Grace...ei piccola sono io, sono Noah...sei al sicuro ci sono io!" Cercava di farmi tornare alla realtà.
In men che non si dica i miei occhi iniziarono a lacrimare, come fuori le nuvole stavano facendo scendere abbondanti piogge.
"Sshhh ei no...non piangere nena." Da quando gli avevo detto che sentirlo parlare in spagnolo mi piaceva, spesso incastrava delle parole per attirare la mia attenzione.
"Shh..va tutto bene." Disse spostandomi i capelli dal viso, inginocchiato tra le mie gambe.

"Non va tutto bene, Noah." Dissi io con un singhiozzo.
"Si, guardami. Grace guardami...sono qua con te. Se siamo insieme, tutto va bene." Me lo ripeteva in continuazione, facendola diventare una sorta di motto.
"Sono stanca di vederlo quando chiudo gli occhi!" Ammisi esausta di portarmi dietro quel fardello enorme.
"Voglio solo vedere te, sentire te...voglio te..." Dissi alzando lo sguardo verso di lui, trovandolo già pronto a gettarsi sulle mie labbra.
Mi baciò con passione, più del solito, togliendomi con i polpastrelli le lacrime che ancora rigavano il mio viso.
Eravamo ancora nella stessa posizione di prima, io seduta con le ginocchia alzate, lui in ginocchio nel mezzo.
Mi prese per il retro delle ginocchia e mi fece scendere sul letto. Mi sovrastò, continuando a baciarmi, restando appoggiato sui gomiti per evitare di schiacciarmi.
Lasciai scorrere le mie mani sulla sua schiena già nuda, visto che dormiva solo in slip ultimamente, disegnando segni immaginari su tutta quella grande superficie muscolosa.
Scese con le mani fino alle mie cosce dove prese l'orlo della mia maglia ed iniziò a sollevarla.
Smise di baciarmi solo il tempo necessario a sfilarmela dalla testa.
Rimasi solo con le mutandine, visto che a dormire il reggiseno mi dava fastidio.
Fu uno dei baci più lunghi che mi avesse mai dato, carico di passione, da non dimenticare.
Volevo nuovo ricordi da incidere nella mia memoria e lui me ne stava dando di indelebili.

Scese a costellarmi di baci il petto, poi la pancia, fino ad arrivare alle mie mutandine fucsia.
Me le abbassò, facendole poi uscire dai piedi e lanciarle per la stanza.
Sorrisi a quel gesto abbastanza teatrale.
Mi guardò sorridente anche lui, scendendo tra le mie gambe.
Iniziò a torturarmi il clitoride, pressava e mordicchiava. Leccava e mordicchiava ancora. Tutto ciò ad una velocità costante che mi provocava brividi in tutto il corpo.
Non sapevo ancora bene gestire le emozioni in quei momenti. A volte mi sembrava di smettere di respirare, altre che se non avessi urlato i miei polmoni sarebbero esplosi.
Gli presi a tirare leggermente i capelli, sempre tenendo lo sguardo su di lui, che prontamente era solito fare lo stesso.
Quando inserì l'indice nel mio piccolo centro pulsante non riuscii più a trattenere gridolini di piacere, che si mescolarono ai i suoi forti grugniti.
Usciva e rientrava velocemente, dentro e fuori, facendomi contrarre le pareti intorno alle sue dita.
D'un tratto si arrestò, proprio mentre ero così vicina ad arrivare al culmine del piacere.

Cercai di capire dalla sua espressione quale fosse il problema. Lo vidi togliersi velocemente gli slip e tornare su di me.
Torturò le mie labbra, prendendomi il viso con le mani. Mi appesi di nuovo alla sua schiena, attirandolo più vicino a me possibile.
La nostra pelle a contatto scottava.
Sentii il suo pene pulsare contro la mia coscia.
"Grace...se mi devo fermare dimmelo adesso...dimmelo ora, perché dopo non so se ci riesco."
Bisbigliò sulle mie labbra, appoggiando la fronte alla mia.
"Ti voglio." Risposi tra un sospiro ed un altro, guardandolo dritto in quegli occhi che tanto mi avevano fatto paura, e che ora invece erano casa.

Rimase a baciarmi le labbra.
Fece scendere una mano tra di noi, prendendo la sua grossa erezione e sfregandola contro le mie pieghe umide.
A contatto con quello mi irrigidii leggermente, un po' per paura della novità, un po' per ricordi non troppo piacevoli.
Lo sentii sospirare pesantemente.
"Grace guardami! Non smettere mai di guardarmi, ok nena?" Mi richiamò Noah.
Entrò dentro di me con una piccola spinta di reni, provocandomi un leggero bruciore.
"Stai bene? Ti faccio male?" Disse baciandomi il viso, il collo, tenendo stretta la mia mano.
"Sto bene." Gli dissi sincera, sorridendogli.

Affondò di nuovo, ancora e ancora, ad un ritmo costante. Capivo che si stava trattenendo, lo stava facendo per me. Non sapevo come descrivere la sensazione iniziale, mi sentivo allargata, ma non faceva male. Bruciava ancora leggermente.
Pian piano mi abituai alla sensazione, iniziando a sentir crescere il piacere dentro di me.
Non ci staccammo per nemmeno un secondo dai nostri occhi: lui riusciva a captare il mio piacere aumentare ed io riuscivo a capire quanto agognato fosse tutto ciò per lui.
I suoi movimenti iniziarono ad essere più frenetici, costringendomi a tapparmi la bocca con la mano libera.
Noah me la spostò.
"Voglio sentirti Grace, voglio sentire tutto di te."
A quelle parole il mio piacere crebbe ulteriormente e mi lasciai travolgere completamente.
Iniziai a gemere di piacere, stringendo la mano del moro che rilasciava nella stanza suoni animaleschi a sua volta.
Non pensavo che potesse spingere ancora più forte di quello che già stava facendo, ma a quanto pare sbagliavo.
Aumentò ancora la virilità delle sue spinte, affondando possentemente dentro di me.
Sentivo che l'orgasmo era vicino, ma non sapevo come dirglielo.
"Noah..." biascicai.
"Si, vieni...vieni con me Grace."
Spinse ancora tre volte e poi i nostri respiri si mozzarono, all'unisono.

Cullavo Noah sul petto, pettinandogli i capelli e stampandogli baci sulla fronte di tanto in tanto.
Lui mi accarezzava la pelle della pancia, mentre fuori una tempesta di pioggia faceva tremare le finestre.
Anche le mie gambe stavano ancora tremando, dovevo ancora riprendermi dal mio primo vero e proprio orgasmo.
"Stai bene piccola?" Venne a sdraiarsi di fianco a me Noah.
"Mai stata meglio." Gli dissi, girandomi verso di lui sorridendo.
La sensazione di bruciore sentita all'inizio era svanita, lasciando spazio al vuoto che ora sentivo non avendo più Noah dentro di me.
"Dio...quanto sei bella." Disse, spostandomi qualche capello dietro le orecchie.
"Tu sei bello." Risposi io, ripassando i bordi dei tatuaggi che gli occupavano gran parte del petto.
Mi attirò tra le sue braccia, stringendomi a se.

Ci addormentammo dopo poco, sfiniti, ancora con le mani unite e i respiri che danzavano insieme.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora