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*Noah*

Ero stato in mezzo a sparatorie, risse...
Mi avevano sparato e accoltellato.
Avevo visto i miei uomini feriti e alcuni morire.
Ma mai avevo avuto così paura come ne stavo provando ora.
Grace stava male ed io ero impotente.
La mia bambina era in pericolo ed io non potevo far nulla.
Cercavo di restar calmo e di non fare il pazzo nella sala d'aspetto del pronto soccorso, ma stavo completamente ammattendo.
Era più di un'ora che era lì dentro, da sola.
Aveva paura, aveva bisogno di me, anche se non potevo aiutarla.
Io avevo bisogno di lei.
Avevo paura io.
Ero seduto con i gomiti appoggiati alle ginocchia che non avevano ancora smesso di muoversi convulse.
La fronte appoggiata alle mani.
"Noah calmati." Mi poggiò una mano su una coscia Jace, rimasto al mio fianco, terrorizzato come me.
"Non ce la faccio, amico non ce la faccio." Gli risposi con la voce strozzata.
Sarei stato pronto a sacrificarmi io stesso piuttosto che evitare ogni tipo di sofferenze a loro due.
Il panico non faceva parte del dna dei Silva, ma in quel momento mi ero perfino dimenticato di esserlo.
"Noah giusto?" La voce dell'infermiera che ci aveva accolto mi risvegliò dal mio stato di trans.
"Si, si sono io mi dica." Dissi alzandomi e andando verso di lei.
"Venga con me." Mi disse. Un leggero tremore mi attanaglio le gambe, finché Jace non mi diede una veloce pacca sulla spalla per farmi seguire l'infermiera.
Mi accompagnò in una stanza, dove ci trovai Grace con un camice da ospedale, sotto un lenzuolo bianco candido.
"Ei.." Superai l'infermiera per precipitarmi da lei.
"Ei.." Mi rispose lei sorridendomi debolmente.
Era attaccata a delle flebo.
"Come stai? Scusami, so che odi quando te lo chiedo." Le dissi arpionandole la mano senza paura di spaventarla o essere invadente.
"Sto meglio." Mi rispose, stringendola a sua volta.
"Allora Grace, lui è il papà?" Una voce maschile attirò la mia attenzione, facendomi scontrare lo sguardo con quello del dottore appena entrato nella camera.
"Si, piacere, Noah Silva." Risposi io.
"Buonasera, sono il dottor Pot, ho visitato io la sua compagna." La mia compagna. Nessun intervento di Grace, quindi le andava bene così.
"Come stavo dicendo a Grace, la bambina sta benissimo, non ci sono problemi. È sana e cresce bene, in perfetta forma." Disse togliendomi così un enorme macigno dal cuore.
Sospirai pesantemente, stringendo ulteriormente la mano di Grace.
"Mi preoccupa piuttosto la mamma. È fortemente sotto stress e gli esami rivelano carenze di vitamine importanti per gestire a meglio le energie durante la gravidanza. Dovrebbe riposare e riguardarsi di più." Disse con tono preoccupato.
Era stressata anche per causa mia.
Era stressata soprattutto per causa mia.
Cazzo.
Non avrei rischiato che le succedesse qualcosa, d'ora in poi ci avrei pensato io.
"Devi riguardarti Grace, fai fare le faccende al tuo bellomone!" Intervenne poi l'infermiera, strappandole un sorriso.
"Deve prendere qualche integratore o vitamina per caso?" Intervenni io, rivolgendomi al medico.
"Si, le preparo la ricetta e le scriverò alcuni cibi ricchi delle vitamine che assimila poco. Per stanotte abbiamo optato per tenerla in osservazione, giusto per far star tranquilli tutti. Vi siete presi un bello spavento immagino."
Sono quasi morto, dottore.
"Grazie." Risposi veloce io.
"Papà puoi restare anche tu." Canticchiò l'infermiera.
Senza guardare Grace accennai con la testa.
Non me ne sarei andato in nessun caso.
"Okay allora ci vediamo domani mattina per le dimissioni. Riposate mi raccomando." Disse il medico, uscendo, seguito dall'infermiera.
Una volta soli, non ci pensai nemmeno e mi buttai sulle sue labbra.
Ne avevo bisogno.
La baciai dolcemente, accarezzandole la guancia. Lei ricambiò subito, bisognosa quanto me di sentirmi.
"Mi hai fatto spaventare da matti, credevo di morire." Le dissi, ancora appoggiato alla sua fronte.
"Grazie per essere rimasto." Mi rispose lei, con gli occhi ancora lucidi e la mano appoggiata sulla mia che stava sulla sua guancia.
"Grace, non vado più da nessuna parte." Le dissi ad un filo dalle sue labbra.
Le lasciai un altro bacio veloce.
"Okay piccioncini, scusate l'interruzione ma qua dobbiamo fare un piccolo controllino." Ad interromperci la solita infermiera.

Clara, avevo letto questo nome sulla sua uniforme.
Portava con se un grosso macchinario, un ecografo per quanto potessi saperne.
"Grace facciamo una piccola ecografia ok? Così per essere ancora più sicuri che stia bene." Disse.
"Certo, va benissimo." Rispose Grace, abbassando il lenzuolo e sollevando il camice da ospedale.
Rimasi seduto sul lettino, vicino a lei, mentre Clara le spalmava un gel azzurro sulla pancia.
La vidi fare smorfie con la bocca e mi iniziai ad agitare di conseguenza.
"È solo freddo." Mi disse la mia bionda, sorridendomi.
"Tranquillo papà, non sente niente." Questa ragazza era molto brava a far star tranquilli i suoi pazienti, vedevo Grace molto a suo agio, e di questo ero molto contento.
Iniziò a smanettare sulla pancia di Grace con uno strano aggeggio, che trattenne la mia curiosità per poco.
A catturarla, infatti, fu l'arrivo dell'immagine di mia figlia sul monito dell'ecografia.
Ancora arpionato alla mano di Grace, non riuscivo a staccare gli occhi da quell'immagine così sfocata eppure tanto bella.
Era perfetta, letteralmente perfetta.
Ed era mia.
Nostra.
"Okay sentiamo come corre il cuoricino."
Nemmeno il tempo di rendermi conto che avrei sentito il suo cuore battere che la stanza venne interamente avvolta dal battito della mia bambina.
Inutile tentare di resistere.
Due lacrime scapparono dai miei occhi.
La voce di Grace era la mia musica preferita.
Il battito del cuore di mia figlia era diventato il motore per far battere il mio.

Non riuscivo a parole a definire l'emozione che stavo provando.
"Ei..fai piangere anche me così." Mi scosse leggerne Grace, già in lacrime.
"È...è così perfetta." Risposi solo, tornando a baciare il mio primo amore.
L'infermiera pulì il pancione di Grace e ricominciò a sistemare l'ecografia.
Approfittai della pancia scoperta per accarezzargliela e stampare un bacio anche lì, all'altro amore della mia vita.
"Cavolo, potevo registrarlo non ci ho pensato." Dissi ad alta voce.
Volevo farlo sentire ai ragazzi, volevo che tutti lo sentissero.
Non era ancora nata, eppure io ero già uno di quei genitori fieri anche della più piccola stronzata fatta dal proprio figlio.
"C'è un piccolo macchinario che vendono nelle farmacie, non c'è il monitor ma solo l'ultrasuono, così che anche a casa potete sentire il battito del bambino." Ci sorrise l'infermiera.
L'avrei comprato, subito.
Ma non volevo lasciare nemmeno per un momento Grace.

Così tirai fuori il telefono e chiamai Jace.
"Cazzo amico sei dentro da più di un'ora, come sta Grace? La bambina." Giusto, Jace era fuori ad aspettarmi.
"Stanno bene, la bambina è in salute, è la mamma che ci ha fatto uno scherzo! È da tenere controllata, riposo e tanto cibo." Gli dissi.
"Cazzo! Passamela!" Disse lui veloce.
Misi il viva voce.
"Jace sto b-..."
"Grace, porca di quella puttana, se non fosse che hai mia nipote lì dentro ti prenderei a calci in culo! Quante volte ti ho detto che devi riposare? Sono quasi morto cazzo, ma tu mi vuoi vedere sotto terra uno di questi giorni?" Aveva avuto pura anche lui, comprensibile.
Si era da sempre preso cura di lei, c'era stato, esattamente come avrei dovuto fare io.
Avevo dubitato di lui, la mia gelosia mi accecava quando si trattava di lei.
Ma le sue preoccupazioni erano palesemente quelle di un fratello minore nei confronti di sua sorella.
L'amava, si, ma non come l'amavo io.
E lei era legata a lui, come a nessun altro.
"Scusami se ti ho fatto preoccupare, starò più attenta d'ora in poi." Rispose lei, sorridendo.
"Sarà meglio. A Noah quasi prende un infarto! Sta meglio?"
Bastardo traditore.
"Sto bene amico." Risposi io.
"Ma che cazzo, adesso fate pure le chiamate in viva voce?" La sua voce era veramente sorpresa.
Io e Grace sghignazzammo guardandoci.
"Pfff, voi due, beato chi vi capisce."
Non ci capiamo nemmeno io e lei amico, rassegnati.
"Ti ho chiamato per dirti di tornare a casa, la dimettono domattina e io resto qua con lei!" Dissi, tornato serio.
"Okay ma sta bene?" Continuò.
"Jace tranquillo, sta bene, solo per farci dormire tranquilli stanotte. Inoltre volevo dirti che c'è un aggeggio da comprare in farmacia, per sentire anche il battito a casa, puoi andare a prenderlo?" Dissi veloce.
"Ah, questa mi è nuova. Come si chiama?" Che cazzo di domande.
"Ma cosa ne so, è un ultrasuono tipo."
"Oh si Noah, aspetta che vado in farmacia a dire "mi serve un ultrasuono tipo" ma stai bene?" Erano comiche.
"Mai stato meglio." Sorrisi, guardando la mia donna con le braccia intorno alla culla della mia piccola.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora