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*Noah*

Avevo sognato questo momento innumerevoli volte.
Non tanto il toccare Grace, non cercavo da lei solo il piacere carnale.
La voglia di sentirla, la voglia di allacciarmi a lei indissolubilmente, era questo il mio desiderio più agognato.
E finalmente, quasi riuscivo a crederci, tutto ciò che avevo desiderato stava succedendo.
Lei abbandonata tra le mie braccia, che mi permetteva di venerarla e amarla, di farla mia.

"Dimmi di sì amore mio." Le sussurrai all'orecchio, all'incessante ricerca di una sua totale conferma.
"Noah..." lei avvampò, estasiata dai tormenti che davo al suo piccolo bottoncino.
Arpionò un mio braccio con una sua mano, conficcandoci le unghie, cercando come una sorta di sostegno.
"Si amore, sono io. Dimmi ciò che desideri ed io te lo darò." Continuai.
Cristo Grace, amami.
Iniziai a rallentare con la pressione proprio nel mezzo delle sue cosce, ma sfrusciai la mia erezione sul suo sedere, per farle sentire cosa mi aveva fatto lei solo respirando la mia stessa aria.
"Ah..." un gemito le scappò dalle labbra schiuse.
Le guance rosse, accaldate.
La gravidanza sicuramente l'aveva resa molto più sensibile, sentivo la sua eccitazione dall'umidità delle sue mutandine.

"Voglio te, ti prego, voglio te."
Tutto il mio mondo era lì.
La donna che amavo stava tacitamente dicendo di amarmi a sua volta.
Stava anche per regalarmi la cosa più importante della mia vita, la mia bambina.
Ero grato, felice.
Ed ero pronto a prendermi la sua bocca e la sua anima.
Col cuore a mille la voltai bruscamente e mi incollai alle sue labbra, baciandole e succhiandole avidamente.
Lei ricambiò subito il bacio, gettandomi le braccia intorno al collo e sollevandosi leggermente sulle punte.

"Dillo ancora." Le chiesi tra un bacio e un altro.
"Ti voglio Noah." Rispose lei, tra un gemito ed un respiro.
Le arpionai le cosce e me la caricai in braccio, in direzione letto.
La adagiai con attenzione, non volevo in nessun modo farle male.
Tolsi velocemente la t-shirt che avevo addosso e quando le riportai gli occhi addosso quasi venni.
Grace si stava sostenendo sui gomiti sul grande materasso, con le gambe leggermente allargate e gli occhi su di me, voraci e impazienti.
Scesi sul suo volto a baciarla ancora e ancora.
Le percorsi la mascella, baciando e morsicchiando la pelle già così calda e morbida.
Con un gesto veloce le scansai di dosso il reggiseno, per poi assalirle i seni.
Iniziai dal seno destro, massaggiandolo con la mano mentre baciavo la carne del suo collo.
Grace sembrava un tornado incontrollabile, lanciò la testa sul cuscino quando le iniziai a mordicchiare il capezzolo già dannatamente duro e turgido.
Tutto questo per me.

Gemiti di piacere risuonarono nella stanza, e fui sollevato che i ragazzi non fossero presenti in casa.
Le pizzicai l'altro capezzolo con le dita, stringendolo e tirandolo di poco, non lasciando mai andare l'altro, sempre sollecitato dai miei denti che si alternavano alla lingua.
Ero sicuro che se avessi continuato, probabilmente, sarebbe venuta anche solo in questo modo.
Strinsi ancora il capezzolo tra le dita e di reazione Grace mi arpionò i capelli in una stretta mai vista prima.
Gli ormoni della gravidanza erano sicuramente qualcosa di spettacolare.
Ghignai leggermente alla sua audacia e mi sollevai col mento, giusto per ammirare la sua espressione.
Gli occhi quasi chiusi del tutto, la bocca alla ricerca incessante di aria, la fronte leggermente corrugata...una visione di eccitazione.
Strinsi forte gli occhi anch'io, sentendo il mio amico quasi sul punto di scoppiare.
Scesi dal suo corpo, slacciandomi alla velocità della luce i pantaloni e trascinandoli verso il basso con le mutande.
Li scansai velocemente con un calcio.
Grace nel mentre cercava di spostare lo sguardo ovunque forche su di me, vergognandosi probabilmente.
"Grace." La richiamai scendendo ancora sul suo viso.
"Non devi vergognarti, sei con me."
Le strinsi forte una natica, provocandole un forte sospiro.
Annuì quando capì che non avevo nessuna intenzione di toglierle gli occhi di dosso finché non avessi capito che lei stessa aveva capito.
Ricomincia con il nostro bacio carico di passione e di frasi non dette, di amore e di odio per qualche verso.
Quando le portai una mano fra le cosce scoprii un mare in piena.
Era bagnatissima, pronta per me, ma io probabilmente solo a sfiorarla sarei venuto.
"Grace sei fradicia."
"Ti voglio."
Capivo non ne potesse più, mi voleva, ne aveva bisogno, io stesso ne bramavo l'esigenza.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora