XIV

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*Grace*

Me l'aveva fatta passare liscia.
Avevo avuto paura che se la prendesse con Jace, quando stavano faccia a faccia. Per quanto sapessi che le mie azioni avevano conseguenze non ci avevo pensato un attimo a "difendere" il mio amico biondo.
Amico. Era pronto ad andar contro a quella bestia a cui voleva un mondo di bene per difendere una stupida ragazzina che non riusciva a restare invisibile.
Pensai davvero di averla scampata, tanto che per non ricordargli la mia esistenza non scesi nemmeno per farmi qualcosa di veloce per cena. Avevo fame, dopo la doccia il mio stomaco brontolava terribilmente, ma non volevo rischiare.
Sistemai il bagno e la stanza, per cercare di perdermi via il più possibile.
Quasi ero riuscita a prendere sonno quando qualcuno bussò alla mia porta.
Brividi assalirono il mio corpo. Il mio momento era arrivato. Che sciocca a pensare di essermela scampata. Non risposi.
Ancora dei leggeri colpi fecero battere velocemente il mio cuore.
"Gracy tesoro, sono Terry." Era la signora Terry.
Che stupida, sicuramente Noah non avrebbe bussato alla mia porta. Per quanto poco gli importasse di me l'avrebbe aperta senza preoccuparsi di violare la mia privacy.
Mi precipitai ad aprire.
"Scusami Grace, ma lui chiede di te." La speranza mi crollò definitivamente addosso quando la signora Terry mi disse queste parole guardandomi con occhi tristi.
Non volevo mettere nessun altro nei guida, quindi presi il cardigan marrone dalla sedia vicino al letto e seguii la signorina per i corridoi dell'enorme villa.
Mi portò davanti alla porta di camera sua. Ero spacciata, cosa voleva farmi? Si girò a guardarmi, io ero visibilmente sconvolta ed impaurita e lei cercò di calmarmi.
"Grace tranquilla, deve solo cambiare le lenzuola mi ha detto." E mi fece un sorriso nel tentativo di rassicurarmi.
Io non sistemavo le loro camere, non potevo. Era un compito affidato solo ed esclusivamente alla signora Terry, e a me andava più che bene. Per questo la richiesta mi fece capire che c'era sicuramente una trappola ad aspettarmi e stavolta non avrei avuto vie di scampo.
Bussai, mentre la signora Terry se ne andava.
"Entra." La sua voce, forte, sicura.
Entrai piano, in quella stanza che mi aveva accolta durante i miei giorni di febbre.
Lo cercai ovunque, ma la luce era soffusa rendendomi difficile mettere a fuoco.
Feci qualche passo in avanti verso il grande letto matrimoniale, completamente sfatto.
"Devi cambiare le coperte, lì ci sono le altre. Pensi di riuscirci nel tempo che io mi faccio una doccia?" Mi sbuco a destra, uscendo da quello che doveva essere il bagno.
Aveva i pantaloni del completo già slacciati, evitai di fissarlo mente mi parlava.
Annui semplicemente.
"Muoviti allora." Scattai, mentre lui richiudeva la porta del bagno alle sue spalle.
Mi avvicinai al letto, era...macchiato. L'aria lì dentro era pesante. Riuscivo a distinguere l'odore di sudore misto a...sesso.
Lo riconoscevo perfettamente. Schifata strappai via il lenzuolo umido ed anche il copri materasso.
Avevo terminato di ricoprire il letto con le coperte che mi erano state lasciate sulla sedia della stanza. Lui non era ancora uscito dal bagno, così mi precipitai ai piedi dell'armadio dove avevo lanciato le coperte sporche e mi chinai per raccoglierle, stando attenta a non toccare le parti bagnate. Nel tentativo di sollevarle qualcosa cadde da una di queste. Mi chinai ancora per prendere quel pezzo di stoffa rosso che era caduto sul pavimento.
Erano mutandine in pizzo da donna: i miei sospetti erano giusti. Era stato con una donna.
Le lasciai cadere tra il resto delle stoffe rosse in raso e le appallottolai tra di loro, così da non doverle toccare.
Ero schifata. Ecco perché non aveva chiamato la signora Terry, magari si vergognava. Era comunque una donna anziana che l'aveva visto crescere da quello che mi aveva raccontato Ares.
Tornai in posizione eretta e mi bloccai improvvisamente.
Sentii sul mio collo il suo respiro, caldo, bruciare. Non mi stava toccando, era solo ad un soffio da me. Non c'era contatto, eppure mi sembrava di potermi sciogliere da un momento all'altro.
Restai immobile, stavolta fu lui a parlare.
"Si è divertita tanto, se è questo che ti stai chiedendo." Mi disse, potevo sentire il suo sorriso beffardo anche senza vederlo.
Si avvicinò con il viso all'incavo del mio collo. Mi sembrava di essere neve esposta al fuoco.
"Non..." non mi mossi, non mi fece nemmeno finire la frase.
"Non ti sto toccando Grace, non urlare." Disse, come se fosse necessario toccatemi per farmi del male.
Sentii il suo petto sfiorare la mia schiena.
"Lei ha urlato parecchio però." Mi bisbiglìo nell'orecchio, annusando pesantemente la mia pelle, mentre io mandavo giù grossolanamente la saliva. Si riferiva alla ragazza con cui era stato. Che schifo.
Stavo stringendo con tutta la forza che avevo le coperte sporche del suo stesso liquido. E capii. Non voleva nascondere la cosa alla signora Terry per imbarazzo, no, voleva vedere me in difficoltà, voleva umiliarmi ulteriormente.
Feci un passo in avanti per scappare da quella situazione surreale. Mi aspettavo di essere fermata, richiamata, sgridata, invece mi lasciò semplicemente andare verso la porta.
Pensavo di essere salva, ma proprio quando aprii la sua mano richiuse con forza l'anta, provocando un grand' rumore. Rimasi ferma, con la fronte appoggiata alla porta di lego. Accanto al mio viso c'era ancora imponente la sua grande mano tatuata.
"Sai, i ragazzi sembrano essersi bevuti la tua commedia da brava ragazza ingenua, ma io no. Non provare mai più a mettermeli contro, non ci metto nulla a farti trapassare il cervello da un proiettile. Sono stato chiaro?"
Non volevo in nessun modo provare a mettere insidie tra di loro, capivo il mio ruolo nella trama, ovvero "insignificante". Cercare di spiegarlo a lui era inutile, non voleva cambiare idea su di me. Non so cosa lo spingesse ad odiarmi tanto.
"Ho detto, sono stato chiaro?" Cacciai indietro le lacrime di nervoso che iniziavano a saltarmi negli occhi. Mi girai d'improvviso nella sua direzione, capendo solo dopo il peso di quell'errore.
Era ad una spanna dal mio viso. Portava solo un asciugamano nero intorno alla vita. Goccioline d'acqua cadevano dai capelli scuri ancora bagnati dalla doccia, navigando lungo il suo viso, arrivando fino al petto. Era reale?
Una statua greca. Muscoli possenti si intravedevano sotto ai grandi tatuaggi. Scoprii quindi che oltre a vestirgli braccia e collo, anche il petto ne era cosparso.
Restai per qualche secondo a fissargli gli occhi. Non mi ero nemmeno accorta di aver fatto cadere le coperte incriminate.
Lui mi guardava dall'alto, era sicuramente 30 cm più alto di me, dal mio misero metro e 60 lui sembrava un colosso. Mi squadrò curioso della mia espressione, mi fissò le labbra incapaci di muoversi. Poi scese, lungo il mio corpo. Fui grata dell'enorme cardigan di lana che mi fasciava tutta facendomi sentire sicura. Poi mi si accese una lampadina. Indossavo i pantaloncini corti del pigiama. Avevo le gambe completamente nude.
Stupida Grace. Mi rimproverai, ora ero in una situazione scomoda resa ancora più scomoda da un mio stupido errore.
Tornò a guardarmi in viso, aspettando una mia risposta.
"Si, chiaro signore." Silenzio. Occhi negli occhi.
Secondi interminabili di attesa per poi vederlo staccarsi dalla porta e da me e arretrare verso il suo letto. Mi girò le spalle e io non aspettai più per fuggire, quando stavo per richiudere la porta mi disse
"E smettila di chiamarmi signore, mi chiamo Noah". Chiusi senza rispondergli.
Feci fatica ad addormentarmi quella notte.
Mi era andata bene, non mi aveva scottato, ma sapevo di dovergli stare ancora più alla larga.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora