XVI

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*Grace*

La serata era partita senza nemmeno che me ne accorgessi. Nella grande sala addobbata a festa la gente continuava ad arrivare. Non mi ero staccata nemmeno per un secondo da Jace e i ragazzi e, soprattutto, non avevo ancora incontrato Noah. Mi sentivo osservata dai partecipanti, come se fossi un animale esotico che non avevano mai visto prima. Ero a disagio, ma lui era stato chiaro "NON COMBINARE DANNI RAGAZZINA, O TI SPEDISCO IN UN PUTTANAIO."
Quelle parole mi avevano perseguitata per tutta la settimana, lasciandomi addosso la paura persistente.
"Ti stanno mangiando con gli occhi Grace." Mi distolse dai miei pensieri Aron.
"Che guardino pure, ma se si azzardano ad allungare anche solo una mano...ZAC" puntualizzò subito Ares, strappandomi un sorriso.
Mi sentivo al sicuro con loro, paradossalmente.
"Bevi qualcosa con noi Gracy?" Continuò poi Ares.
"Ah, ehm io non sono solita bere ecco."
"Un bicchierino solo, se non ti piace lo beve Aron senza problemi." Continuò lui punzecchiando l'amico con il gomito.
"Stai forse dicendo che sono un alcolizzato?"
"Stai forse dicendo che non lo berresti se a lei non andasse?"
Erano esilaranti, risi ancora e ancora.
Dopo mezz'ora il mio calice era ancora mezzo pieno, non riuscivo a bere per più di un sorso alla volta a causa delle mie due guardie del corpo incravattate. Era ben chiaro quale fosse il loro compito, sorvegliarmi, ma non lo facevano pesare per niente.
Io mi guardavo in torno di tanto in tanto, le persone invitate facevano sicuramente parte dell'alta aristocrazia, gente con i soldi. Li riconoscevo a distanza ormai: ti squadravano dalla testa ai piedi senza porsi il minimo riguardo. Abiti firmati, gioielli di diamanti...non mi spiegavo come gente del genere partecipasse a feste di...malavitosi.
"Lui è un avvocato." Mi bisbigliò alle nell'orecchio Noah. Sussultai. La sua vicinanza mi rendeva ancora molto nervosa.
"Invece lui è un pesce grosso della polizia, in caso stessi pensando di fuggire."
Spostava gli occhi in direzione delle persone cosicché io capissi a chi si stava riferendo.
"Cosa ci fa questa gente qua da voi?" Domandai stupita.
"Grace, il mondo là fuori è corrotto, bisogna farsi le amicizie giuste per tutelarsi." Ora era me che stava guardando dritto negli occhi.
Non risposi, mi portai il bicchiere alle labbra e bevvi un goccio di vino. Era troppo frizzante, non mi piaceva per niente.
Una gocciolina mi ruzzolò dalle labbra, facendosi strada sul mento fino a scendere sul collo. Vidi Noah seguire il suo tragitto fin quando non la fermai io stessa con le dita.
"Grace..." deglutì forte lui davanti a me. Non mi ero nemmeno accorta che i ragazzi si erano allontanati da noi.
Spostai lo sguardo su di lui. Mi stava fissando, fece scorrere lo sguardo dal mio mento fino allo sfollo del seno, e poi giù fino alle lunghe gambe.
Mi sentivo a disagio, nuda di fronte a quell'uomo che con uno sguardo riusciva a farmi venire i brividi in tutto il corpo. Anche io mi soffermai a guardarlo, sperando di non sembrare una maniaca come stava sembrando lui a me. Se Jace era bello con lo smoking, Noah era un Dio greco. Camicia bianca sbottonata, con i tatuaggi sul collo sempre ben in vista, giacca e pantalone nero, perfettamente della sua taglia. Anche da così vestito potevo scorgere i suoi muscoli possenti. La giacca gli arrivava giusta sulle mani, lasciando scoperti i tatuaggi anche lì, risaltavano gli anelli alle dita, le quali ora stavano passando tra i suoi capelli, pettinati indietro con un goccio di gel.
"Sei...sei così...cazzo, perché sei così?" Si stava innervosendo senza che io gli avessi fatto nulla.
E poi cosa significava quella frase?
"Cosa ti ho fatto ora?" Ero seccata, stanca, avvolta in un vestito che non volevo, in mezzo a gente corrotta e infame, costretta a fare da serva in casa sua e comunque aveva da ridire. Basta ne avevo abbastanza.
"Averti vicina, è...è come quando tocchi la neve senza guanti. Fa male."
Gli facevo male? Capivo ancora di meno. Magari aveva bevuto.
"Io..scusa non ti capisco." Ma volevo capire realmente?
"Lascia perdere Grace, continua a non combinare casini e basta." E così dicendomi scomparve in mezzo alla folla.
Mi ci volle un po' per cercare di riprendermi da quella surreale conversazione, e di più a ritrovare il mio cavaliere, anzi, i miei cavalieri.
La serata procedeva, da qualche minuto la mia attenzione si era spostata su Noah, il quale stava intrattenendo una conversazione con un gruppo di uomini sicuramente facoltosi. Mentre parlava sorrideva, ma il suo sguardo spesso volgeva nella mia direzione, incontrando il mio. Non l'avevo mai visto sorridere prima di quella sera, ma si vedeva stesse fingendo per fare bella figura.
D'un tratto al suo fianco sbucò una donna. Indossava un vestito rosso brillantinato, con un vertiginoso spacco che le arrivava quasi al linguine della gamba sinistra. Tacchi rossi dello stesso colore dell'abito. Si affiancò a Noah, appoggiandosi al suo fianco, come fanno le coppie. Lui le appoggio la mano sul fianco e sorrise agli uomini con cui stava parlando ormai da minuti. Studiai la ragazza, pelle bianca perfettamente truccata, capelli biondi tinti, ossigenati, acconciati con delle onde. Era sicuramente una bella ragazza, era oggettivo, per i miei gusti un po' volgare, soprattutto con quel rossetto rosso accesso sulle labbra. Mi si accese una lampadina quando lei si appoggiò al suo braccio baciandogli la guancia. Le mutandine che avevo trovato avvolte nella coperta di Noah quella notte. Dovevano essere sicuramente le sue. Anche se non mi sembrava un uomo da una donna sola.
"Grace, vuoi un altro bicchiere?" Mi sventolò la mano davanti agli occhi Aron.
"Com...no scusami sono apposto, grazie". Gli sorrisi. Quei due si stavano bevendo tutte le riserve di alcol della festa.
Pensavo che niente potesse più sorprendermi per quella sera fin quando non vidi la bionda trascinare Noah in pista a ballare un lento con lei.
Rimasi a fissarli probabilmente per troppo, perché non mi accorsi nemmeno del ritorno di Jace.
"Se ti invito a ballare vieni o preferisci restare qua ancora con questi due?" Mi disse il mio biondino preferito.
"Ei stronzo siamo dei cavalieri con i fiocchi, diglielo Grace!" Risposte Ares, mentre Aron annuiva al suo fianco tenendo con entrambe le mani un bicchiere di champagne. Sorrisi alla scena.
"Non...non so se è il caso, non so ballare." Dissi a Jace in tutta franchezza.
"Beh nemmeno io!" Disse lui alzando le spalle e sorridendomi. Poi allungò la mano nella mia direzione. La afferrai, ormai era diventato quasi un gesto spontaneo per me farlo.
Scendemmo in pista, mi fece spazio in tra la gente troppo impegnata per accorgersi di noi due. Arrivati in mezzo ai "danzatori" Jace si piazzò davanti a me, mi prese entrambe le mani e se le appoggiò sulle spalle, poi fece un passo verso di me, per avvicinarsi.
"Grace se è troppo per te dimmelo che mi tolgo subito ok?" Mi fidavo di lui, ma non mi fidavo di me. C'erano cose che non riuscivo a tollerare. Anche se il mio cervello capiva di non essere in pericolo, il mio fisico a volte prendeva il sopravvento agendo autonomamente. Respirai profondamente quando Jace mi portò le mani sui fianchi. Mi guardava dritta negli occhi, io nei suoi cercavo sicurezza.
"Ci sono io Gracy." Mi bisbigliò.
Mi lasciai portare da lui, il quale si dimostrò un abile ballerino, anche se in realtà il nostro ballo consisteva in due passi avanti, uno di lato, due intero, e via ancora. Mi stavo divertendo e anche Jace. Eravamo così concentrati su di noi che non ci accorgemmo dello sguardo infuocato che Noah ci stava rivolgendo dal bancone bar dove erano ancora fermi i due gemelli diversi.
"Forse...forse è meglio se andiamo." Gli dissi impaurita dallo sguardo di Noah.
"Si, andiamo a sentire che ha adesso." Mi disse lui prendendoli per mano e trascinandomi in mezzo alle altre coppie danzanti.

Be like Snow: beautiful but cold.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora