Capitolo tre - parte 2

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Oggi mi sono svegliata presto anche se non devo fare lezione con Mafalda. Quando oltrepasso la soglia della cucina strisciando sul pavimento le suole delle ciabatte, Federico è già in piedi. Ha i capelli neri arruffati, e la canottiera storta rivela uno scorcio abbondante di clavicola. Forse è agitato per l'appuntamento, o forse deve soltanto andare alla casa di riposo. Non si offre di farmi il caffè, stavolta, così provvedo da sola.

Il profilo della sua mandibola è rigido quando prendo posto davanti a lui. È ancora seccato per l'appuntamento al buio, scommetto. Mentre lo studio, solleva gli occhi dalla sua tazza. Distolgo subito lo sguardo, a disagio. Due profonde occhiaie gli solcano il volto: strano ma vero, gli donano. Gli danno l'aria di un artista tormentato, con la pelle pallida che non vede la luce del sole da giorni e lo sguardo abissale in cui, se non presti attenzione, ti perderai per sempre.

Okay, non è di buon umore. Ricevuto.

Mentre avvicino le labbra al bordo della tazza di caffè, prendo un respiro profondo e mi decido a controllare le e-mail ora che il sole è alto nel cielo e mi conferisce il senso di protezione che so essere falso. La casella di posta in entrata lampeggia da ieri sera, ma non ho avuto il coraggio di aprirla. Avrei fatto meglio a tagliare la testa al toro e ad accertarmi del mittente: forse, in quel caso, sarei riuscita a chiudere occhio. Perché poi dovrei agitarmi tanto? Sono solo delle stupide e-mail. Non è che possano saltare fuori dallo schermo e farmi del male.

Uno dei due messaggi previene da una delle riviste online che ho contattato spedendo il mio curriculum. Il battito cardiaco accelera. Mi aspetto una cortese e-mail di rifiuto, ma quando apro l'e-mail sono piacevolmente sorpresa.

Il web magazine letterario ha accettato di affidarmi la creazione della versione italiana del sito internet!

Sarò la Cristoforo Colombo della letteratura. The book addict's dream – questo è il nome della rivista – approderà in Italia solo grazie alla sottoscritta!

Emetto un verso strozzato, il cellulare stretto tra i palmi sudati. Federico mi scocca un'occhiata interrogativa, ma resta in silenzio. Dal modo in cui si tende verso di me so che vorrebbe chiedermi che succede, ma è ancora troppo irritato per farlo. Non appena finisce il suo caffè e ripone la tazzina nella lavastoviglie e lascia la stanza dopo un attimo di indugio che colgo soltanto perché i miei sensi sembrano fatti per cercarlo.

Sospetto che per oggi la nostra lezione di coreano salterà.

Chiudo il messaggio della redazione del giornale e mi concentro sul secondo. Non appena riconosco una sequenza di lettere e numeri priva di senso che precede il nome del provider di posta elettronica, il sorriso che mi increspava il volto viene divorato dall'angoscia. Mi preparo ad aprire l'e-mail e a bloccare il nuovo mittente, cominciando a domandarmi se sia il caso di cambiare indirizzo di posta elettronica: sono stufa di questo scherzo. Non è più divertente. Non lo è mai stato, a voler essere precisa, ma adesso è diventato una sottile fonte di tormento.

Se fossero messaggi apertamente minacciosi, potrei fare qualcosa. Qualunque cosa. Ma in questo modo mi sento solo paranoica.

Quando tocco con la punta del polpastrello il messaggio non letto, mi accorgo che l'e-mail non è vuota come le altre volte. C'è scritta una sola, breve frase, ma avrei preferito di gran lunga che si trattasse dell'ennesimo messaggio privo di testo.

Dovresti proprio far sostituire la lampadina dello stop dell'auto, Nana. È pericoloso andare in giro così.

Il caffè che riempie la tazzina dimenticata sul tavolo è ormai freddo. I miei occhi sfrecciano lungo la stanza, da destra a sinistra e poi di nuovo a destra, abbracciando la cucina che conosco da quando sono nata come se in quei pochi metri quadri si potesse nascondere una nuova minaccia. La vista mi si offusca per le lacrime che si accumulano lungo la palpebra inferiore prima di cadere sul tavolo, costellandone la superficie di goccioline bagnate. Le asciugo con la mano, lasciando un'impronta umida.

Prima che il tempo scorraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora