Capitolo cinque - parte 3

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Neanche stanotte l'insonnia mi ha dato tregua. Spegnere il telefono non è servito a niente: nel buio della mia camera, interrotto soltanto dai fari delle sporadiche automobili di passaggio, ho continuato a domandarmi se lo stalker avesse telefonato. Mi sembrava di sentire il suo respiro regolare provenire da dentro l'armadio, pronto a saltarmi addosso al primo segno di cedimento.

Verso le due del mattino ho capitolato e ho acceso il cellulare. Ho accolto la vibrazione della chiamata in entrata con riconoscenza, quasi lo stato di ansia dell'attesa fosse stato peggiore dell'evento temuto. Ho interrotto la telefonata dopo aver riconosciuto quell'inquietante respiro, immobile dall'altra parte della linea.

Soltanto dopo, quando ciò che più temevo si era già avverato, mi sono abbandonata a un sonno agitato e pieno di sogni vividi che avevano più l'aria di essere incubi.

Mi sono svegliata in una pozza di sudore, col cuore che mi martellava nel petto e nessun ricordo onirico.

Col sole in alto nel cielo, riesco ad accantonare in un angolo le mie paure e a tornare al piano prestabilito. L'appuntamento di stasera.

Edoardo sembra simpatico. Forse un tantino rigido, ma non me la sento di biasimarlo, visto che non ci siamo mai visti prima. L'imbarazzo è normale, per due persone che si accingono ad affrontare un appuntamento al buio. Ci siamo scambiati qualche messaggio su Whatsapp e abbiamo fissato di comune accordo un incontro per stasera. L'immagine del profilo promette bene: occhi azzurri, capelli folti e scuri, un'espressione accigliata che ha un che di interessante e uno sfondo montano che mi fa pensare che sia un amante della natura. Spero che Sveva ci abbia visto giusto.

Oggi non ho lezione con Mafalda e sto cercando di evitare Federico fino a nuovo ordine, adducendo il lavoro come scusa, che poi è anche la verità dato che devo tradurre altri due articoli per The book addict's dream e spedirli al mio referente entro stasera. Penso che lui abbia capito che non voglio vederlo, perché dopo una timida richiesta di studiare insieme non ha più insistito.

E poi devo anche fare la ceretta, sistemare le sopracciglia, dare una parvenza di forma alle unghie spezzate e applicare lo smalto prima del mio appuntamento.

Il mio cellulare vibra mentre rifletto su come tradurre in italiano l'espressione 'to die for', il tappo della penna torturato tra gli incisivi.

Prendo un respiro e controllo lo schermo col cuore in gola, poi rantolo di sollievo.

È soltanto Edo che mi informa di aver telefonato a tutti i locali di Mondello per prenotare un tavolo ma che in ognuno di essi gli è stato risposto che il turno è fisico e non accettano prenotazioni. Appare agitato.

Mondello è una tra le più famose località balneari della Sicilia. La spiaggia è estesa e piacevole, con una sabbia corposa che massaggia i piedi a ogni passo, ma durante la stagione estiva è occupata per la maggior parte da file di cabine affittate dagli utenti come punto d'appoggio per i propri effetti personali e aree in cui cambiarsi al riparo da occhi indiscreti. Il potenziale notturno della zona, tuttavia, non viene sfruttato a dovere. I locali sono carini, ma mai troppo affollati, il che non mi fa condividere la preoccupazione di Edoardo per la prenotazione. È solo martedì, d'altronde.

'Non fa nulla', digito rapida, distraendomi per un momento dallo schermo del portatile, 'Se necessario, aspetteremo'. Poi spengo il cellulare e lo metto sotto carica. Ho bisogno di concentrarmi sul lavoro, adesso.

Due ore dopo, le bozze degli articoli sono pronte. Decido di fare una pausa e rileggerle più tardi, a mente sgombra, e di iniziare a fare la ceretta alle gambe. Reprimo un brivido al pensiero di aprire la pagina della mia posta elettronica e trovarmi davanti a un'altra e-mail dello stalker.

Metto su una playlist di Spotify che raccoglie i tormentoni dell'estate e collego il rullo applicatore della cera alla presa di corrente, canticchiando sottovoce. A metà della seconda gamba finisce la cera, così ne approfitto per togliere i peli superflui dalle sopracciglia mentre il secondo roller di cera depilatoria si scalda.

È la mia croce, questa: nonostante abbia i capelli biondi, i miei peli sono tutt'altro che invisibili e non posso ancora permettermi delle sedute di epilazione laser. Appena avrò finito le lezioni con Mafalda, forse...

L'occhio mi cade sull'orologio. Cavolo, sono già le sette del pomeriggio! Ho appuntamento con Edoardo tra due ore e non ho ancora fatto la doccia né spedito gli articoli alla redazione!

Accendo trafelata il computer mentre tamburello le dita contro il legno della scrivania. Va tutto bene. Posso farcela. Due ore sono sufficienti.

Oh, ma chi voglio prendere in giro? È un disastro annunciato. Sono ufficialmente incapace di prendermi cura della mia vita privata.

Prima che il tempo scorraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora