«Devi partire tra 20 minuti.»
«Va bene» risposi e mi girai a guardare la mia vecchia cameretta ancora una volta: i muri rosa pastello erano ormai sbiaditi e la cesta dei miei vecchi giocattoli aveva un bel po' di polvere. Il letto era rifatto e la mia libreria semi vuota per via del fatto che mi ero portata con me la maggior parte dei miei libri.
Con un sospiro pesante, buttai un'ultima occhiata alla camera e chiusi la porta prendendo il mio zaino da per terra e incamminandomi giù per le scale, verso il salotto.
«Amore ti ho preparato una colazione leggera e veloce, sai, per non partire a stomaco vuoto» mia madre si palesò davanti a me con un piatto di pancake. Leggera eh.
Alla vista di tutto quel cibo di prima mattina mi salì il vomito.
«Grazie ma mangerò una mela» dissi con un sorriso forzato mentre mi incamminavo verso il cesto della frutta. Mia madre mi guardò con disappunto ma non insistette: probabilmente non voleva mettermi ancora più pressione, infondo era pur sempre un giorno importante.
Mi sarei trasferita in una scuola molto prestigiosa, la High School di St. Joseph.
che nomi signori
Dopo la morte di mio padre, ovvero un'anno fa, mia madre decise di ricominciare, e quale metodo migliore se non trasferirsi? Perciò avrei incominciato il mio secondo anno di superiori in una città e in una scuola a me sconosciute, perfetto.
Sospirai e guardai le valige: la mia retta comprendeva anche l'alloggio, e visto che in treno o in bus ci avrei messo troppo, mia madre accolse la palla al balzo invitandomi caldamente ad andare ad abitare negli alloggi vicino alla scuola
«Tesoro, che succede?» mia madre mi chiese appoggiando la sua mano sulla mia spalla. Mi girai appena, per vedere i suoi occhi verdi fissi nei miei «Nulla mamma, tranquilla» forzai un sorriso che lei ricambiò.
«Bene allora porto le valige fuori, così quando passa l'autobus sei già pronta» mi disse amorevole
Annui distrattamente e la seguii all'esterno, passando per lo specchio dell'entrata guardando il mio riflesso: occhi marroni dalla forma allungata erano appesantiti dalla stanchezza, lunghi capelli ricci e marroni contornavano un viso pulito e leggermente abbronzato. Vivendo in California adoravo fare surf, nonostante questo, mi sentivo fuori luogo rispetto alle mie coetanee: loro mostravano il loro fisico asciutto e abbronzato, indossando top e pantaloncini corti, mente io non ci riuscivo, mi sentivo di troppo in quei vestiti così stretti.
Sospirai e uscii in tempo quando vidi un'autobus gigante, blu e bianco con lo stemma della St. Joseph sopra. Caricai i miei bagagli e salutai mia madre con un nodo in gola.
Salì sull'autobus ripensando a tutto quello che era successo nell'anno precedente e vari frammenti passarono veloce: il sangue, l'odore di disinfettante, le lacrime, il fiato mancare e ancora sangue...
Mi riscossi e mi stampai in faccia un sorriso, passando in mezzo a quelle persone.
Sono sempre stata solitaria, non amavo fare amicizia e nessuno era interessato a parlarmi, ma da oggi era un nuovo, un nuovo inizio.
Spazio autrice
Allora che ne dite? Ho rivisitato il primo capitolo, e penso che rivisiterò anche gli altri, giusto per fare le cose per bene.
Ho un sacco di ispirazione per questa storia e non vedo l'ora di finire di revisionarla per poterla continuare.
Ci vediamo!
Vi voglio bene
Ali
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Tutte le volte che non ti ho detto grazie
Romance[NON COMPLETA] Sono sempre stata una ragazza con le sue convinzioni. Avevo delle radici solide, anzi, solidissime, ma forse, dico forse, per amore quelle radici le avrei cambiate.