Capitolo 6

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Attraversai la porta e un'odore di vaniglia mi invase le narici, cosa che mi portò a ispirare a occhi chiusi.

Adoravo la vaniglia.

Appoggiai lo zaino per terra e mi guardai intorno: era abbastanza grande per essere una stanza di un dormitorio: le pareti bianche erano spoglie, il corridoio lungo portava a un salottino con una piccola cucina, mentre varie porte davano sulle varie stanze.

Mentre mi incamminavo verso la mia camera, sentii un rumore da una della stanze.

Inutile dire che andai in panico

Mi fermai in mezzo al corridoio, girandomi di scatto per guardare la porta da cui proveniva il rumore.

Aspettai qualche secondo, immobile, in attesa.

Altro rumore

Mi guardai intorno e adocchiai un vaso con una pianta di bambo al suo interno.

Senza perdere di vista la stanza, da cui proveniva un fruscio, mi avvicinai alla pianta e la tirai su con mani tremanti.

Non sarò armata, ma una vasata in testa non te la toglie nessuno, chiunque tu sia.

Rimasi a qualche passo dalla porta, pronta a colpire chiunque fosse dentro. A un tratto la porta si aprì e ne uscì una nuvola di vapore talmente densa che mi investì del tutto.

Da quando il vapore sa di dopobarba?

Sventolai una mano davanti alla faccia, reggendo la pianta con una sola mano, mentre provavo a individuare la figura possente che si reggeva allo stipite della porta.

Guardai meglio e per poco quella povera pianta di bambo non cadde al suolo.

Ditemi che è un cazzo di scherzo.

Il ragazzo dell'autobus si ergeva dalla porta del bagno con solo un'asciugamano bianco in vita, con in capelli bagnati, le braccia incrociate al petto e i suoi occhi puntati su di me.

Ci misi qualche secondo a reagire perchè la vista del suo fisico era un qualcosa di inspiegabile.

«Dimmi un po', provi una specie di piacere malsano a fissare le persone?» esclamò con voce roca, dopo un po' di tempo.

«Cosa? No! Ma che cavolo dici» risposi osservandolo dal basso, mentre reggevo ancora la pianta.

«E con quella cosa volevi farci?» chiese, inarcando leggermente le sopracciglia scure in un'espressione tra l'infastidito e l'incuriosito.

«Colpirti» risposi con un'alzata di spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Colpirmi» ripetette, con tono beffardo «E dimmi, Rose, come avresti fatto se io fossi stato un vero malintenzionato? Mi avresti steso con una pianta di aloe vera?» disse, ridacchiando

«Punto numero uno è una pianta di bambo, punto numero due un vaso di ceramica in testa fa più male che un qualsiasi pugno e punto numero tre: come fai a sapere il mio nome?» dissi tutto di un fiato, appoggiando la pianta sul pavimento.

«C'è scritto a caratteri cubitali sulla tua valigia rosa barbie, per quello lo so» rispose venendomi in contro a passo lento.


Mi misi sull'attenti, ma man mano che si avvicinava il suo profumo diventava sempre più forte, tanto da stordirmi.


«Io sono Jacopo, piacere di conoscerti coinquilina» disse con tono basso, piagandosi di poco.


Tutte le volte che non ti ho detto grazieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora