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Sono riuscita a convincere i dottori a farmi andare a casa per la notte. Mi ha accompagnato Phoenix in macchina e, dopo essersi accertata che avessi tutto e che stessi bene, se n'è andata.

Sono stesa sul divano con una tazza di tè fumante e un'aspirina sul tavolino. Vorrei mettermi a dormire ma ogni volta che chiudo gli occhi mi tornano in mente i ricordi di questo pomeriggio. Sono confusa e frastornata, non so cosa fare e a cosa pensare. Vorrei distrarmi, non dover stare qui sdraiata, da sola a pensare. Ma è inevitabile. Non posso fare nulla.

Prendo la tazza con il liquido caldo tra le mani con la speranza che berlo mi possa far sentire un po' meglio. Ma quando sto per fare il primo sorso sento qualcuno bussare alla porta. Vorrei ignorarlo ma capisco che, chiunque ci sia dall'altra parte, sfonderebbe la porta pur di entrare.

Sbuffo infastidita e con uno slancio mi tiro in piedi. Apro la porta sorprendendomi nel trovare la possente figura di Bradley sulla soglia con le narici allargate e la mascella rigidamente contratta. E' arrabbiato.

"Rooster cosa ci fai qui?" chiedo infastidita massaggiandomi le tempie. Il ragazzo entra bruscamente in casa iniziando a camminare avanti e indietro evitando la mia domanda.

"Cosa cazzo è successo Ella?" domanda con un tono di voce che fa intendere il suo puro stato di rabbia.

"Brad-"

"Perchè hai cercato di salvarlo? Dovevi lanciarti subito!" urla avvicinandosi pericolosamente a me "Potevi morire"

Alzo lo sguardo e trovo le sue iridi marroni pronte ad accogliere le mie. Ha gli occhi iniettati di sangue, è visibilmente stanco e noto anche un briciolo di tristezza nella sua espressione.

"Pensi che non lo sappia Bradley? Ero io dentro quell'aereo, te lo ricordo" inizio anche io a livellare il tono della voce al suo accantonando il malessere "E per quale diavolo di motivo sei venuto qui, eh? Per rinfacciarmi che mi stavo per ammazzare?"

"Ero preoccupato" sussurra così piano che se non fossi così vicina a lui non l'avrei sentito. Preoccupato per me? Bradley Bradshaw è preoccupato per me?

"C-cosa?" quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Ho sicuramente capito male.

"Lascia perdere" mi urta una spalla superandomi per andare verso la porta "Non sarei dovuto venire". Gli corro dietro afferrandogli il braccio prima che possa uscire definitivamente.

"Bradley" esalo piano con la testa rivolta verso il suo volto. Si gira e mi guarda per un secondo per poi avvicinarsi e coprire le mie labbra con le sue senza darmi il tempo di capire cosa sta succedendo.

Sbatte la porta dietro di lui e poi mi stringe a sé senza mai staccare le sue labbra dalle mie. Mi bacia disperatamente scacciando definitivamente il malessere da me. Appoggia le sue mani possenti sui miei fianchi stringendoli avidamente. Incerta allungo le mani sul suo viso accarezzando le sue guance morbide. Lo sento rilassarsi sotto il mio tocco e io faccio lo stesso.

Insinua la sua lingua nella mia bocca invitando la mia a seguirla in una danza sinuosa e umida. Mi stringe ancora più forte a lui come se avesse paura di perdermi, di lasciarmi andare. Il suo tocco è così familiare, delicato e dolce. Sembra che sappia a memoria ogni curva del mio corpo, ogni piccolo particolare. Il tempo si ferma, ciò che ci circonda scompare e tutto il resto perde importanza. Siamo solo io e lui, aggrovigliati l'uno nelle braccia dell'altro, a scambiarci baci. Baci pieni di sofferenze e dolore, di pianti trattenuti, di parole non dette, di speranze perse. Ma anche colmo di spensieratezza e leggerezza.

La sua altezza mi costringe ad alzarmi sulle punte dei piedi e lui avvolge le braccia intorno alla mia vita come se avesse paura che potessi cadere. Sorrido sulle sue labbra e lui fa lo stesso continuando a baciarmi sempre più bisognoso.

My mission is you//top gun maverickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora