Mi sveglio lentamente con ancora i ricordi della notte prima a farmi compagnia. Mi stiracchio nel letto col sorriso sul volto e con la convinzione di trovare Bradley ancora nel letto dormiente. Apro gli occhi stropicciandoli leggermente e sorprendentemente non lo trovo di fianco a me. Mi metto a sedere tra le lenzuola che ancora profumano di sesso, mi guardo intorno un po' stordita e trovo tra il tessuto bianco un piccolo aereo di carta fatto a mo' origami. Sorrido rigirandomelo tra le dita e pensando a quanto questo piccolo gesto può farmi sentire bene.
Mi alzo e controllo l'ora sul telefono. E' tardi. Sono maledettamente in ritardo.
Inizio a vestirmi in fretta e furia cercando di non inciampare tra i vestiti sparsi per il pavimento quando sento il telefono squillare. Maledico chiunque stia chiamando a quest'ora incrementando il ritardo già non indifferente.
Rispondo mentre mi infilo la divisa.
"Pronto?" rispondo mentre cerco di non cedere per terra a causa del mio scarso equilibrio.
"Pronto, tenente Kazansky?"
"Sì sono io, chi parla?".
"Salve, sono l'ammiraglio Benson. Mi dispiace ma ho una notizia spiacevole da comunicarle" mi si gela il sangue nelle vene, la gola inizia a farsi secca e le mie mani cominciano a tremare "Purtroppo, la scorsa sera, il comandante in capo Kazansky è deceduto, mi dispiace. Il funerale si terrà dopodomani e...".
Il respiro si blocca. Il cuore manca un battito. Le gambe si fanno più molli. Gli occhi pizzicano da morire.
Scende la prima lacrima. La secona. La terza. Il telefono cade a terra. Io cado sulle mie ginocchia, il rumore arriva alle mie orecchie ovattato. Sento di perdere qualsiasi capacità fisiologica.
Non controllo più le mie lacrime che scappano dai miei occhi a raffica.
Papà non c'è più. E' morto. E io non ero lì con lui quando è successo, non gli stavo stringendo la mano, non stavo abbracciando mia madre. Ero a casa mia, dopo aver rischiato la vita, tra le lenzuola con Bradley, a passare la notte più bella della mia vita che combacia con la più devastante.
Urlo, urlo con tutta l'aria che ho nei polmoni. Urlo così forte da perdere le forze. Tutto il dolore, la paura, la tristezza la butto fuori incanalandola in un pianto isterico che sfocia in una serie di grida agghiaccianti.
Mi accascio sul pavimento inerme, cercando di non soffocarmi con le mie stesse lacrime. Mi passano per la testa tutti i ricordi, le parole, le risate, i pianti, le urla, ogni momento passato con papà. Ogni sua frase, ogni sua risata furba quando la mamma ci sgridava perché saltavamo la cena per stare al simulatore. Tutte quelle volte che mi ha portato con lui a volare, quando mi regalava le sue magliette sgualcite.
"Adesso basta! Voi due!" la mamma ci puntava il dito con il viso rosso dalla rabbia "Sapete che ore sono? Venite subito giù a mangiare! E basta con quel coso!".
Io tremavo, tremavo seduta sulla poltroncina in pelle nera di papà, seduta sulle sue ginocchia. Lui lo sapeva, lo sentiva. Mi accarezzava la schiena per tranquillizzarmi.
"Certo Sarah, scusaci, arriviamo subito" la liquidò velocemente aspettando che se ne andasse. Quando sbatté la porta dell'ufficio, papà iniziò a ridere. Io ero basita, non sapevo che fare. Ma la sua risata era così rumorosa, bella e soave che non ho potuto fare a meno che seguirlo ridacchiando a mia volta.
Mi sollevò leggermente facendomi voltare verso di lui. Il suo sorriso mi trasmetteva una tranquillità infinita, pace e gioia.
"P-papà" lo chiamai con la mia vocina "Non sei arrabbiato?".
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My mission is you//top gun maverick
FanfictionElla "Fox" Kazansky, figlia del famoso Iceman, viene reclutata per la nuova assegnazione speciale per conto della Top Gun. Quando arriva alla base militare si ricongiunge con sue vecchie conoscenze ma una in particolare la scombussola particolarment...