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Quella domanda mi ha perseguitato per tutta la sera, non riesco a togliermi dalla mente l'espressione di Bradley. Un misto di emozioni su un unico viso, pennellate confusionarie su un capolavoro.
Mi preparo in fretta, indosso una camicetta a righe bianca e azzurra, un piao di jeans con degli strappi sul ginocchio e le mie amate converse. Raccolgo le mie cose sparse per l'appartamente e mi fiondo in macchina.
Stasera abbiamo deciso di andare tutti insieme a bere qualcosa all'Hard Deck(tanto per cambiare) per festeggiare l'inizio dell'addestramento.
Appena arrivo nel parcheggio sento già la musica uscire dalle pareti del locale. Entro cautamente guardandomi intorno.
"Ella!" la voce di Nat attira la mia attenzione. Vedo in lontananza la mia amica che mi fa cenno di avvicinarmi.
"Ehi Fox" mi saluta Bob agitando la mano. Gli sorrido lentamente sedendomi su una delle poltroncine verdi intorno al tavolo da biliardo.
"Cosa succede?" Phoenix mi affianca. Qualche volta odio il fatto che sappia leggermi così bene. Spesso, anzi sempre, non riesco a farlo da sola con me stessa.
"Niente" sbuffo abbandonandomi alla poltrona.
"Quel niente significa Rooster,vero?" mi porge un boccale di birra chiara.
"No" rispondo scocciata attaccandomi al bicchiere.
"Ok, sì" prende posto sul bracciolo destro "Dai, dimmi tutto".
"Phoenix, davvero, non c'è nulla da raccontare" faccio un po' acida.
"Ti ha fatto incazzare, vero?" si solleva guardandomi negli occhi "Va bene, se non hai voglia di parlare lo accetto. Ma scordati di quel coglione adesso, siamo qui per divertirci" le sono grata per non aver insistito.
Mi prende per mano trascinandomi al bordo del tavolo, mi passa un bastone da biliardo incitandomi ad unirmi alla partita.
"Allora Fox" inizia Hangman "Bella mossa con Maverick". Sono quasi stupita dal suo mezzo complimento. "Beh certamente si sarebbe potuta conclure più in fretta" appunto.
"Hangman, non parliamo di lavoro ti prego" mi allungo sul tavolo scoccando una pallina "Non oggi".
"Va bene tesoro, come vuoi tu" quel nomignolo uscito dalla sua bocca mi irrita estremamente e faccio leva sul poco autocontrollo che mi è rimasto per non tirargli un pugno sul naso.
"Che ne dite di mettere un po' di pepe al gioco?" chiede Coyote con entusiasmo.
"Cosa intendi'"
"Quando uno fa centro con la pallina gli altri devono bere" spiega gesticolando animatamente.
"Coyote io devo guidare, non è il caso"
"Dai Fox non fare la guastafeste!" mi supplica la mia amica cingendomi le spalle con un braccio.
"Hai paura per caso Kazansky?" Hangman mi si avvicina con la sua solita aria di superiorità. In quel momento l'adrenalina, la voglia di dimenticare tutto quello che Bradley mi ha confessato nel pomeriggio e l'istinto di menare Jake mi attraversano la spina dorsale.
"Giochiamo" prendo un lungo sorso dal bicchiere posandolo rumorosamente sul tavolo.
"Guardate chi ci ha degnato della sua presenza!" esclama Phoenix voltandosi verso l'entrata. Seguo il suo sguardo e la figura di Rooster stretto in una camicia floreale mi balzano all'occhio.
"Bradshaw ti unisci a noi?" chiede Payback girandosi il bastone da biliardo tra dita.
"Iniziamo?" chiedo spazientita cercando di ignorare lo sguardo di Bradley che mi brucia le spalle.
"Oh oh Ella vacci piano" fa alla mia amica sogghignando. Mi giro cercando Bradley con lo sguardo e con mia sorpresa lo trovo seduto su una delle poltroncine con una ragazza castana seduta sulle gambe. Lei sogghignava alle cose che le stava sussurrando all'orecchio. La scena mi fa tanto ribrezzo da sentire il bisogno che gli altri centrino più buche possibili.
Tra un sorso e un altro, vari bicchieri di alcolici diversi e risate casuali per colpa dell'alcol, mi trovo mezza ubriaca a sorregermi al bastone da biliardo. Anche se capisco poco e niente di quello che succede intorno a me, riesco a percepire due occhi che mi sono incollati da tutta la sera.
"Ragazzi forse è il caso di finirla qui" dichiara la mia amica notando il mio stato.
"No mi stavo divertendo" biascico cercando di mantenere l'equilibrio.
"Si anche io" concorda Coyote che è presso che nelle mie stesse condizioni.
"Phoenix ha ragione" è la prima volta in tutta la serata che sento la voce di Rooster, mi arriva lenta all'orecchio e quasi non perdo l'equilibrio quando percepisco la sua forte mano avvolgermi il braccio "E' meglio che andiamo".
"Lasciami stare" mi libero della sua presa, alzo il viso incontrando la sua espressione furente. Ormai mi sono abituata a quella smorfia, il novanta percento della giornata l'ha dipinta in volto. "Torna dalla tua ragazza" sputo acida cercando di mantenere un tono di voce saldo.
"No, adesso ti porto a casa!" fa autoritario stringendomi il polso.
"Posso guidare da sola, grazie" faccio per fare un passo in avanti ma con scarsi risultati, inciampo nei miei stessi piedi e sento le risate in sottofondo dei miei compagni.
"No che non puoi" continua sollevandomi da terra "Andiamo".
"Uffa" sbuffo rumorosamente lasciandomi trascinare da Bradley fuori dal locale. Saluto gli altri che mi guardano divertiti con un gesto della mano.
"Guarda che mi tocca fare" si lamenta aprendo la portiera della sua macchina.
"Sei tu che lo hai voluto fare, io non te l'ho chiesto" rispondo spazientita. Mi prende per un braccio e mi aiuta ad entrare nell'abitacolo, allaccia la mia cintura e poi sbatte la portiera con forza.
"Ma che cazzo ti è preso?" chiede mettendo in moto l'auto. Sono un po' stordita ma la rabbia accumulata prende possesso del mio corpo.
"Oh scusa se ti ho rovinato la scopata!" sputo senza cercare di mantenere il controllo "Non era mia intenzione". Scuote la testa passandosi la lingua sulle labbra.
Tutto il resto del viaggio verso il mio appartamento lo passiamo in silenzio, io mi rannicchio sul sedile cercando in tutti i modi di reprimere il mal di testa. Odio ubriacarmi generalmente, odio sentirmi uno straccio. Ma questa sera sentivo che era la cosa giusta da fare, come se non ci fosse altro rimedio per placare le mille preoccupazioni che mi passano per la mente.
"Siamo arrivati" annuncia calmo parcheggiando davanti al cancello del condominio.
Si volta verso di me incontrando i miei occhi che non avevano mai lasciato il suo profilo perfetto.
"Ti arrenderai mai a lasciati aiutare?" chiede dolcemente slacciando la mia cintura di sicurezza. Scuoto la testa in segno di negazione con un sorriso ebete stampato in volto.
Ridacchia alla mia risposta, apre la portiera e fa il giro dell'auto per arrivare dalla mia parte.
Mi aiuta a scendere e mi offre il suo corpo su cui appoggiarmi per non cadere rovinosamente, chiude la portiera con un calcio e si avvia al cancello.
"Dove sono le chiavi?" chiede scrutando il mio viso.
"Nella tasca di jeans" confesso cercando di non perdere l'equilibrio.
"Se le prendo prometti che domani non mi ucciderai?" sogghigna tenendomi più stretta a sé.
"Non faccio mai promesse" sospira rumorosamente azzardando a prendere le chiavi di casa dalla tasca posteriore dei jeans. Non ribatto, non ho le forze e la voglia di farlo. Se le passa tutte tra le dita e quando finalmente trova quella giusta apre il cancello portandomi su per le scale.
Apre la porta di casa mia e mi accompagna dentro, il suo braccio muscoloso è avvolto alla mia vita e mi sorregge per tutto il tragitto.Mi lascio completamente andare al suo corpo esausta. Sospira rumorosamente e all'improvviso mi solleva da terra prendendomi in braccio. Mi avvinghio al suo petto respirando il suo profumo intenso.
Mi abbandona sul letto lasciandomi un senso di freddo addosso.
"Mh no" biascico allungando le braccia verso di lui. Si siede sul piumone posando delicatamente una mano sul mio ginocchio.
"Ella hai bisogno di dormire, domani abbiamo lezione" le sue parole arrivano confuse al mio orecchio, ma tutto quello che voglio adesso è che si sdrai qui, a fianco a me. Che mi faccia compagnia, che non mi lasci per un'altra notte nella solitudine della mia piccola casa.
"Per favore Roost" pronuncio in tono supplicante "Non lasciarmi da sola anche stanotte".
Le lacrime sono sul punto di solcarmi il viso, le reprimo con tutta la mia forza. Il suoi occhi mi scrutano attentamente soffermandosi sul mio viso. Leggo la malinconia nei suoi occhi mischiati a rabbia.
"El" sosprira. E' da anni che non mi chiama così, non mi ricordo nemmeno più quando ha pronunciato questo nomignolo per l'ultima volta. Solo lui mi chiamava così, odiavo quando lo faceva qualcun altro.
"Non fa niente" mi giro dandogli le spalle con la prima lacrima che lascia i miei occhi. La testa mi fa male, adesso anche il petto.
"El" sussurra nuovamente. Poi non sento più il suo peso sul materasso,se n'è andato. Ne ho la conferma quando sento la porta d'entrata sbattere.
Mi ha lasciata qui, da sola, per la seconda volta nella mia vita. mi rassegno all'idea che Bradley, per quanto io lo voglia, non cambierà mai.

My mission is you//top gun maverickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora