Mio padre non mi chiama mai per tornare a casa. L'unica volta che lo ha fatto è stato per annunciarmi la sua diagnosi di tumore alla gola.
Non mi ha mai chiesto di tornare, l'ho sempre fatto di mia spontanea volontà. La chiamata di questa mattina è arrivata improvvisa, quando mi ha dato appuntamento a casa per il pomeriggio mi si è gelato il sangue nelle vene. Si è ripresentato? E' stata la mia preoccupazione per tutto il giorno.
Ma adesso sono qui, parcheggiata nel vialetto della maestosa villa dei miei genitori, la mia casa d'infanzia piena di splendidi ricordi. Sospiro rumorosamente facendomi coraggio per uscire dalla macchina.
Quando apro la porta vengo investita da un profumo familiare, dolce e accogliente. Sicuramente mamma ha acceso della candele, lo fa sempre.
"Tesoro!" mia madre si fionda su di me stringendomi tra le sue braccia magre. Nascondo la testa nell'incavo del suo collo facendomi cullare dal suo abbraccio.
"Mamma, come stai?" mi allontano ma le sue mani rimangono salde sulla mie spalle.
"Oh tesoro, una meraviglia" sospira scostandomi i riccioli biondi dal collo. "Sei bellissima".
Mi scocca un bacio sulla guancia per poi rivolgermi uno dei suoi sorrisi più belli che ricambio a fatica.
Mia mamma è una roccia, la persona più forte che io conosca. Ci ha cresciuti tutti e tre praticamente da sola, ci ha insegnato ad allacciaci le scarpe, a andare in bicicletta e a rifare il letto. Quando poi a mio padre è stato diagnosticato il tumore, gli è stata vicina tutto il tempo. Lo portava alle visite, gli preparava le pastiglie e lo assisteva come meglio poteva.
"Papà ti sta aspettando di sopra" sorride indicando le scale che portano al suo ufficio.
Mi avvio al piano superiore accarezzano i muri che circondano la scalinata coma una bambina. Cammino lentamente fino a trovarmi davanti alla porta color mogano alla fine del corridoio. Da piccola mi ha sempre spaventata quella porta, era un limite che non ci era concesso varcare. Eppure, in questo momento, sembra così familiare e fragile.
Busso incerta allungando subito la mano verso la maniglia. La abbasso sentendo subito il cigolio delle vecchie cerniere.
"Ella?" domanda mio padre rivolgendo lo sguardo nella mia direzione.
"Ciao papà" sorrido chiudendo la porta alle mie spalle "Volevi vedermi?".
Iceman, l'uomo con il cuore di ghiaccio, quello che non ne sbaglia mai una. Mio padre, il più grande uomo che conosca. Lo stesso che mi ha trasmesso la passione per il rischio, il volo e gli aerei. Lo stesso che mi ha permesso di essere dove sono oggi.
"Tesoro mio" si alza dalla poltrona avvicinandosi a me a braccia spalancate. Mi fiondo sul suo petto lasciandomi cullare come una bambina. Mi sento piccola tra le sue braccia, come se avessi ancora cinque anni.
"Piccola mia sei uno splendore" mi scruta da capo a piedi con un cipiglio fiero in volto.
"Siediti" mi indica la sedia dall'altra parte della maestosa scrivania in legno.
"Ho una notizia per te" mio padre non è il tipo da convenevoli, gli piace passare subito al punto.
"Avrei voluto aspettare che ti arrivasse la chiamata ma non sono riuscito a resistere" ammette sfogliando i documenti sulla scrivania "Devi partire per Miramar, stasera".
Spalanco gli occhi incredula, tutte le mie preoccupazioni svaniscono.
"Sei stata reclutata per la nuova assegnazione speciale alla Top Gun" mi allunga i documenti del reclutamento sorridendomi.
Sfoglio distrattamente i pezzi di carta tra le mie dita incredula alle sue parole. Tre anni fa ho conseguito il brevetto Top Gun, ero la più giovane del mio corso, mi sono fatta il culo per farmi rispettare ma a testa alta ho portato a termine l'addestramento con grandi risultati.
"P-papà" sospiro stupita. Alzo il volto e incrocio il suo sguardo pieno di fierezza e felicità. Supero la scrivania e lo stringo forte a me con gli occhi pieni di lacrime. Non ne lascio scappare nemmeno una anche se vorrei farlo con tutta me stessa.Ho preparato il borsone velocemente, ho caricato tutto in macchina e sono partita alla volta di fightertown. L'aria calda di San Diego mi accarezza il viso facendomi riaffiorare emozioni e ricordi che quel posto mi ha regalato.
Dopo un ora di viaggio mi trovo parcheggiata davanti all'Hard Deck, il pub della base militare. Durante l'addestramento per il brevetto io e i miei compagni passavamo quasi tutte le serate qui, con la musica, la birra e il bigliardo.
Sorrido scendendo dalla mia Jeep nera analizzando le vetrate del locale. Sbottono un po' la camicia che mi fascia il busto, sistemo un attimo i capelli e mi avvio a passo sicuro verso la porta d'entrata.
"Ehi Penny" saluto la donna che è impegnata a lavare dei bicchieri. Alza il viso accorgendosi della mia presenza.
"Ella" sorride "Che bello vederti".
Supero il bancone camminando in direzione del tavolo da biliardo dove scorgo altre due insegne.
"Fox" una voce familiare mi giunge all'orecchio "Guarda un po' chi si rivede". Jake Sersin, aka Hangman, un tipo decisamente particolare. Classico biondo con gli occhi azzurri, molto bello, sì, ma poco modesto.
"Hangman, allora non sono speciale" Incrocio le braccia sotto il seno mentre il biondo si avvicina pericolosamente "Chi è il tuo amico?".
"Coyote" fa un cenno con la testa questo rimanendo dietro a Jake.
"Sei in forma" constata girandosi il bastone da biliardo tra le dita.
"Lo so, Hangman" lo sbeffeggio impugnando un bastone da gioco.
"Guarda un po' chi c'è" la voce di Jake mi distrae facendomi alzare il volto dal tavolo non appena colpita una pallina "Sembra proprio Phoenix".
Natasha "Phoenix" Trace, ci siamo conosciute in accademia e da lì abbiamo continuato a sentirci. Ha un carattere molto diverso dal mio, è molto paziente, calma e riesce a mantenere il sangue freddo all'occorrenza. Anche fisicamente non ci assomigliamo per nulla; ha la pelle ambrata, i capelli di un color nocciola, lisci e lucenti.
"Nat!" abbandono il bastone sul tavolo correndo verso la mia amica.
"Ella!" le salto al collo stringendola in un caloroso abbraccio "Che bello vederti" sospira sul mio collo.
"Ragazzi questa è Fox" mi presenta alle due altre insegne dietro di lei.
"Payback" risponde il ragazzo alto, con la pelle scura e un accenno di baffi.
"Fanboy" si presenta quello più bassino.
"A quanto pare hanno invitato chiunque" Hangman si posiziona seduto dietro di me sul tavolo da biliardo.
"Colleghi questo è Bagman" fa la mia amica.
"Hangman" la corregge lui.
"E' uguale" ridacchia "E' l'unico aviatore navale in servizio attivo con una vittoria aria-aria confermata.
"Smettila" fa il finto modesto.
"Certo, l'altro volava su un pezzo da museo della guerra di Corea" interrompo il suo entusiasmo.
"Guerra fredda" mi corregge Coyote.
"Guerre diverse, stesso secolo" risponde sorridendo Payback.
"Non questo" conferma Fanboy.
"Chi sono i tuoi amici?" chiede Coyote riferendosi ai due ragazzi che si presentano senza esitazione.
"Ciao Coyote" lo saluta Nat.
"Ciao" pronuncia con fare annoiato il ragazzo.
"Lui chi è?" chiede Nat.
"Lui chi?" mi fa cenno con la testa alla nostra sinistra.
Un ragazzo con addosso la divisa è seduto su una sedia mentre mangia goffamente dei pop corn.
"Da quando stai lì?" domanda confuso Coyote.
"Oh da un bel po', da prima" risponde lui pulendosi i pantaloni dalle briciole.
"Un vero pilota invisibile" ridacchio appogiandomi al tavolo alle mie spalle.
"Letteralmente" concorda Coyote.
"Operatore dei sistemi d'arma veramente" lo corregge il ragazzo ancora senza nome.
"Senza sens of humor" Hangman mi passa il bastone superandomi.
"Come ti chiamano?" chiedo al ragazzo.
"Bob".
"No il nominativo" precisa Payback alle mie spalle.
"Emh Bob".
"Bob Floyd? Il mio nuovo navigatore?" domanda Phoenix "Vieni da Lemoore?"
"Così pare,sì" annuisce compiaciuto il biondo sistemandosi gli occhiali sul naso.
"Giochiamo Bob" gli passo il bastone da biliardo che afferra con incertezza "Spacca".
"Okay" sospira avvicinandosi al tavolo.
Rivolgo uno sguardo al locale e i miei occhi si fermano su una figura familiare seduta al bancone. Zio Mav. Cosa ci fa qui?
"Fox giochi?" chiede Nat.
"Arrivo subito" non distolgo lo sguardo dall'uomo che è intento a trattenere una conversazione con Penny.
"Zio Mav?" domando una volta dietro di lui. Si gira di scatto e appena capisce che sono io i suoi occhi si illuminano.
"Ella!" esclama neanche troppo sorpreso "Siediti". Batte con la mano sullo sgabello di fianco al suo invitandomi a prendere posto.
"Cosa ci fai qui?" chiedo mentre Penny mi allunga un bicchiere di birra chiara "Chi hai fatto incazzare questa volta?".
Ridacchia alla mia domanda sorseggiando un po' di liquido chiaro. "Un altro ammiraglio".
"Al solito" sospiro "Se non ci fosse mio padre saresti a terra da un pezzo".
Sorride amaramente, come se avessi detto la cosa sbagliata nel momento sbagliato "Non hai tutti i torti, ma stavolta non sarò io a volare" poggia una mano sul mio ginocchio.
"Cosa? Perchè?" nascondo il viso nel bicchiere.
"Sembra vogliano che insegni" sputa infastidito "Io, insegnate, te lo immagini?".
"Beh non è la prima volta, no?"
"L'ho fatto una sola volta, trent'anni fa" butta giù tutto in un fiato tutto il restante della birra.
"Si vede che doveva andare così" alza le spalle.
"Dai non dire così, scommetto che sei un ottimo insegnante" gli poggio una mano sulla spalla per rassicurarlo "Con me lo sei stato, ricordi?". Annuisce malinconico facendo vagare il suo sguardo chissà dove per il locale. Zio Pete è stato il mio"istruttore" fin da bambina. Mi ha insegnato a volare come lui, non che papà ne fosse felice, ma ha sempre creduto nel suo amico. Da adolescente passavo la maggior parte del mio tempo libero con lui attaccata al simulatore di volo di papà. Mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere sull'F-14, tutte le manovre che non avrebbero mai permesso di fare in accademia ma che lui diceva sarebbero tornate utili un giorno.
Quando papà si è ammalato, lui passava tutto il giorno con me. Mi portava in giro sul suo Mustang, a riparare le sue moto e a rispondere alle mie ingenue domande.Non gliene sarò mai abbastanza grata per tutto quello che ha fatto per me.
"Torna dai tuoi compagni, Ella" mi sorride, un sorriso sincero, di quelli che ti migliorano la giornata.
"E tu" lo indicomentre mi alzo dallo sgabello "Non fare niente di stupido" indico Penny con un gesto della testa. Scoppia a ridere per la mia esclamazione e poi annuisce colpevole.
"Con chi stavi parlando Fox?" Hangman mi interroga non appena raggiunto il gruppo.
"Non sono affari tuoi" afferro un bastone da biliardo unendomi al gioco.
"Bradshaw!" trattengo il fiato per un secondo. Mi giro lentamente seguendo lo sguardo della mia amica notando Bradley con una camicia floreale indosso dirigersi verso di noi.
"Devo scoprire così che sei in patria?" mi rivolgo a lui che si sistema gli occhiali appendendoli alla maglietta. Bradley Bradshaw, aka Rooster, assoluta testa calda con i baffi. Un ragazzo alto, con un corpo perfetto, carattere forte e determinato. Ci sono sempre stati vari dissapori tra noi che non si sono mai spenti, vari litigi senza nemmeno validi motivi. Ma il nostro rapporto si basa su quello, stuzzicarci, litigare e, infine, fare finta che non sia successo nulla,
"Si era per farti una sorpresa" sorride lui guardandosi in giro.
Mi abbasso sul tavolo scoccandogli una bastonata nello stomaco prima di colpire la pallina. Lo sento imprecare dietro di me, si piega su se stesso e poi alza lo sguardo su di me.
"Ora siamo una sorpresa pari" mi appoggio al tavolo chinando la testa di lato mentre lui si ricompone.
"Bella camicia" sussurra scrutando attentamente la scollatura senza un minimo di pudore.
"Grazie Roost, vorrei poter dire lo stesso della tua". Lo sguardo di Bradley rimane puntato su di me, mi analizza da capo a piedi non dimenticando nemmeno di una curva, di un centimetro. I suoi occhi mi bruciano addosso, un calore che non posso sopportare. Mi scruta come se non avesse mai avuto l'occasione di farlo prima, come se fosse la prima volta che vedesse il mio corpo, come se, in fondo, gli fossi mancata.
"Mi spieghi cosa succede?" Phoenix mi affianca guardandomi con un cipiglio confuso.
"In che senso?" chiedo interdetta.
"Te e Rooster, che cazzo era quello?"
"Niente, non era proprio niente Nat" sbuffo.
"Ah quello era niente? Ella per un secondo ho pensato che ti sarebbe saltato addosso strappandoti la camicia davanti a tutti!" sussurra sistemandomi la scollatura.
"Chi? Rooster?" scoppio a ridere per l'esclamazione "Ma ti pare!".
"Sarà" scuote la testa non propriamente certa delle mie parole.
"Bradshaw, quanto è vero che esisto" Hangman arriva distraendo entrambe dal discorso.
"Hangman" risponde Bradley appoggiato alla ringhiera in legno "Ti vedo-cazzuto".
"Beh sono cazzuto Rooster, molto cazzuto" ruba il bastone a Bob colpendo la pallina "Anzi troppo cazzuto per essere vero".
"Allora" cerca di divagare Payback "Qualcuno sa qualcosa su questa assegnazione speciale".
"Una missione è una missione" si pavoneggia il biondo "E' uguale per me.Quello che vorrei sapere è chi sarà il team leader, e chi di voi ha quello che serve per seguire me".
"Stare dietro a te significa trovarsi in una bara, Sersin" lo sbeffeggio cercando di placare il suo ego insormontabile.
"Ma sono l'unico che potrebbe sopportare quel ruolo, tesoro" mi si para davanti con un ghigno divertito in volto. Vorrei solo prenderlo a pugno in questo momento.
"Non chiamarmi tesoro" scandisco ogni parola con i denti serrati.
"Hangman con te al comando andiamo incontro a morte prematura" I Miei occhi guizzano su Rooster che incenerisce Jake con lo sguardo. Hangman mi rivolge un'ultima occhiata dall'alto e poi mi supera dirigendosi verso il castano.
"Beh chiunque segua te è destinato a restare a secco" lo provoca il biondo "Perché è così che fai Rooster. Te ne stai lì appollaiato aspettando quel preciso momento che non arriva mai". Non riesco a vedere il volto di Jake, ma scommetto che dall'espressione furente che Bradley ha disegnato in volto, sta sorridendo come al suo solito.
"La amo questa canzone" conclude allontanandosi definitivamente.
Solo in questo momento mi rendo conto di aver trattenuto il fiato, mi guardo intorno confusa e mi avvicino a Bradley.
"Beh, direi che non è cambiato" fa Phoenix al mio fianco.
"Nope" risponde il castano.
"Per niente" concordo.
Rooster abbassa lo sguardo su di me per un attimo che sembra un'eternità e poi si allontana seguendo la scia di Jake.
"Niente eh?" mi sbeffeggia la mia amica "Oh aspetta hai un po' di bava qui" finge di pulirmi l'angolo della bocca e io la scanso ridacchiando.
"Guarda un po'" Mi si avvicina Coyote "Altre insegne".
"C'è Harvard, Yale, Omaha" cerco di riconoscere i ragazzi che stanno entrando nel bar "Cazzo quello è Fritz".
"Di che razza di missione si tratta?" chiede confuso Fanboy.
"Non è questa la domanda da farsi" dice la mia amica "Ognuno qui è il migliore che ci sia,chi è che può insegnarci qualcosa?".
Mi balena subito il viso di zio Mav alla mente, ecco perché è qui. Sorrido a quella scena consapevole di essere l'unica ad avere il privilegio di sapere.
Dopo qualche minuto la campanella suona facendo intendere che qualcuno ha fatto incazzare Penny, la musica si spegne e un mix di urla di disappunto e felicità colmano il locale. Mi giro verso il piano e il profilo perfetto di Rooster che accorda lo strumento mi balza agli occhi come un sogno.
Dalla porta rientrano Hangman, Payback e Coyote con un'espressione compiaciuta in volto e, non vedendo più zio Pete in giro, immagino lo abbiano buttato fuori. Poco tempo dopo la melodia ormai familiare di Great balls of fire riempie le mie orecchie seguita dall'angelica voce di Rooster. La mano di Phoenix mi fascia il polso trascinandomi con lei verso il piano dove tutti gli altri sono riuniti.
Iniziamo a cantare come matti, a bere birra e a ballare come se nessuno ci stesse guardando. La spensieratezza si dilegua in me mentre prendo le mani di Nat costringendola a ballicchiare con me.La serata passa in modo piacevole, quando è ormai mattina torno nel mio appartamento per cercare di dormire le poche ore che mi sono rimaste.
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My mission is you//top gun maverick
FanficElla "Fox" Kazansky, figlia del famoso Iceman, viene reclutata per la nuova assegnazione speciale per conto della Top Gun. Quando arriva alla base militare si ricongiunge con sue vecchie conoscenze ma una in particolare la scombussola particolarment...