Dieci.

4 2 0
                                    

CAPITOLO DIECI
Chiacchiere

Alice.

"Sono passati quattro giorni dal mio primo giorno di scuola e, con tutte le cose che sono successe, non riesco a togliermelo dalla testa; preferirei di gran lunga ricordarlo principalmente per dei motivi lieti.
Non è stata una giornata completamente da buttare, tuttavia la discussione (si può chiamare così?) con Thomas ha monopolizzato i miei pensieri portandomi l'umore sotto le scape. Ci sono rimasta così male che non so da dove iniziare a parlare del mio dolore.
Aria deve essere una persona estremamente empatica perché si è accorta immediatamente che c'era qualcosa che non andava nonostante mi avesse appena conosciuta. È stato molto carino da parte sua offrimi il suo sostegno, io come una stupida mi sono tenuta tutto dentro. Probabilmente parlare con una persona esterna mi farebbe bene ma come fai a spiegare a qualcuno come ti senti se non sai da dove partire?
L'unica cosa che è riuscita a distrarmi un po' è stata la passeggiata in centro con lei e gli altri. Mi hanno mostrato diversi luoghi che frequentano solitamente come un paio di bar, una pasticceria, dei ristoranti e alcuni parchi in cui vanno a "guardare le anatre" - il loro modo per dire che fumano erba, che buffo. È stato un pomeriggio molto molto piacevole, i ragazzi sono molto carini e sento che potrei legare con loro.
Mi è dispiaciuto un po' che Jude non ci fosse; ero curiosa di conoscerlo al di fuori dell'ora di pausa pranzo, in cui non è molto loquace. Da quello che mi è parso di capire, lui non è particolarmente amico del gruppo, o quantomeno non ci passa molto tempo insieme. Pare che l'unica con cui ha un rapporto particolare sia Aria, cosa che avevo intuito, ma non sono riuscita a carpire altre informazioni a riguardo.
Mi sono colta diverse volte a pensare ad Axel, sarei voluta tornare a Brixton già il giorno successivo, ma non volevo sembrare assillante e qualcosa oltre questo mi ha fatta desistere, probabilmente l'esperienza al bar.
Per quanto riguarda Styles..."

Sento bussare alla porta e odo la voce di mio padre dall'altra parte chiedermi il permesso di entrare. Richiudo il pc sul quale stavo scrivendo, mi sistemo meglio sul letto e gli dico di aprire.

Entra nella stanza con un'espressione allegra, si guarda attorno e studia per qualche istante la mia stanza mentre io osservo lui, leggermente scocciata dalla sua intromissione.

«Ho bisogno di parlarti di una cosa.» mi annuncia prima di richiudersi la porta alle spalle. Annuisco appena e mi metto seduta sul letto, in attesa che inizi a parlare.

«Tra un paio di settimane verranno degli uomini a fare un paio di lavori, hanno bisogno di tre giorni e preferirebbero non avere nessuno che gira per casa. Perciò pensavo che quel weekend potremmo approfittarne per andare a fare qualche giorno alla casa al lago, è a una quarantina di minuti da qui, potremmo partire venerdì dopo scuola e tornare domenica sera. Ti andrebbe?» mi spiega senza perdere il suo buon umore. Probabilmente è contento di poter fare qualche giorno fuori casa con me, io al contrario non sono particolarmente eccitata all'idea. Dopotutto però non ho altra scelta che andare con loro.

«Non posso fare diversamente.» rispondo in tono monocorde facendo le spallucce.

Nonostante la mia risposta fredda e scostante, lui mi fa un sorriso a trentadue denti. «Che bello! Ci divertiremo.» esclama prima di salutarmi e uscire dalla stanza.

Faccio un sospiro sconsolato e riprendo il computer per continuare a scrivere, ma mi è passata la voglia e lo richiudo subito, mettendolo da parte. Mi alzo dal letto, rimetto alcune cose al loro posto prima di sedermi alla scrivania e aprire il libro di letteratura inglese. Ho diverse cose da recuperare perciò dovrei mettermi sotto, tuttavia dopo appena dieci minuti mi rendo conto di non star prestando attenzione alle parole che leggo. Richiudo il libro con un tonfo e mi alzo.

Alla luce del sole. ~ H.S. (In pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora