Capitolo 38

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Venne portata in una stanza piena di soldati della sua legione che, in un modo o nell'altro, avevano quasi la sua espressione sul viso, si sentivano tutti spaesati a stare tutti insieme in quel modo.

Se riconosceva qualcuno o meno Celine non ci fece caso, aveva così tanta paura che si sentiva confusa, in balia di chissà quali eventi, una soldatessa le prestò soccorso vedendola pallidissima e la fece sedere in una sedia vicino ad una finestra aperta per farle prendere aria.

Aveva paura che potesse svenire da un momento all'altro.

Anche se la guardava in faccia non solo l'ufficiale la vedeva come sfocata, e quindi incapace di riconoscerla, ma non la sentiva proprio mentre parlava.

Vedeva le labbra muoversi e basta, era una sensazione terribile da provare e se ne rendeva conto, solo che non sapeva come uscirne.

Mentre era in questo tutti gli altri in quella stanza ebbero come un sussulto generale che qualcuno disse:

  <<Ho sentito un brivido lungo la schiena...>>

E qualcun altro confermare:

  <<Pure io.>>

  <<Anch'io... Ma che cos'è?>>

Se Celine li avesse ascoltati avrebbe avuto ancora più paura di quello che stava provando.

Non seppe in realtà quanto tempo passò e stesse in quello strano limbo, potevano essere passati cinque minuti oppure un paio d'ore, ma le bastò sbattere di nuovo gli occhi per vedere e sentire meglio tutto quanto, si accorse solo in quel momento di essere seduta e quando si rialzò la porta della stanza si aprì di nuovo.

Tre soldati entrarono e restarono all'entrata, poi uno di loro, una donna, avvisò:

  <<Tutti i presenti ora verranno interrogati dai nostri uomini per controllare chi ha bevuto il vino marleyano in questo periodo di tempo. Chi dirà di sì verrà messo al braccio un nastro nero e per nessuna ragione ve lo dovete togliere.>>

  <<Che significa tutto questo? - un uomo prese parola - Perché dobbiamo fare ciò?>>

  <<Questo è stato un ordine di Pixis, e ora, chi è Celine De Clairk?>>

Quando sentì il suo nome nessuno si voltò verso di lei o la indicò.

Le tremavano le mani non solo per quello che aveva detto quella donna, ma perché volevano lei?

La soldatessa sospirò e ripeté:

  <<Ripeto, chi è Celine De Clairk? È qui?>>

Al secondo richiamo si fece sentire e si fece spazio anche tra gli altri:

  <<Sono io.>>

Uno due uomini, che anche se erano giovani erano più alti rispetto a lei, andò alle sue spalle e le legò le mani, stranamente non oppose resistenza e la fece uscire dalla stanza, mentre la donna dentro riprese a parlare.

Sentendosi guidata dalla sua mano che teneva strette le sue, l'uomo la portò da una parte completamente diversa ma per fortuna con all'interno il suo comandante.

Rivederlo almeno la fece sperare in meglio, purtroppo però c'era qualcosa che non andava in lui, anche se l'uomo poteva sembrare calmo, in realtà Pixis sembrava diverso dal solito, non lo aveva mai visto così teso.

Il soldato dietro di lei parlò:
  <<Lei dice si essere l'ufficiale.>>

Celine vide Pixis guardare il soldato e prima che iniziasse a parlare la porta si aprì di nuovo ed entrò un altro ragazzo che sembrò di averlo visto in giro da qualche parte, solo che non sapeva dove, egli era Floch e purtroppo non era solo.

Celine e LeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora