Capitolo 1. Le scuse.

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«Fanculo, fanculo, fanculo!».

Avevo il fiatone e il cuore mi stava esplodendo dal petto. Alzai lo sguardo e restai ferma a guardare l'autobus che si allontanava. Due signore a pochi metri da me avevano sentito le mie imprecazioni, stavano parlando tra loro e mi lanciavano sguardi di disprezzo.

«Che modi queste ragazze», pronunciò sottovoce una delle due lanciando occhiata complice all'altra.

Le guardai qualche secondo; loro distolsero subito lo sguardo. Dopodiché aspettai 15 minuti prima che il pullman ripassase.

"Sai cosa vuol dire questo Chiara? Che arriverai in ritardo e tutti ti puteranno gli occhi addosso appena metterai piede in aula".

Odio essere fissata e immaginare gli sguardi dei colleghi posarsi su di me, mi dava un senso di ansia e agitazione. So che una studentessa universitaria di appena 19 anni dovrebbe aver già superato queste insicurezze, ma sono timida di natura nonostante mi reputi molto carina e intelligente.

Arrivata in facoltà decisi prima di passare alla toilette per sistemarmi. I bagni delle facoltà di biologia per fortuna erano in buono stato, al contrario di quelli di fisica. Avevo pensato di iscrivermi a quest'ultima dopo il quinto anno di liceo ma una delle mie amiche mi persuase a iscrivermi con lei a biologia.

Mi guardai allo specchio. Avevo il reggiseno che usciva fuori dalla maglietta e i capelli tutti scompigliati. Mi risistemai e uscii di corsa proseguendo verso la classe. Una volta arrivata alla porta, presi un respiro profondo e la aprii. Ero pronta ad avere gli occhi della classe su di me ma l'unica cosa che vidi furono due signori sulla cinquantina, probabilmente due muratori, con una trave di metallo in mano.

«Signorina se cerca la classe di anatomia è stata spostata nell'ala E classe Alfa, qui stiamo ristrutturando».

Gli feci un cenno con la testa, chiusi la porta, e di corsa mi avviai verso l'ala E.

«Chiara! Chiara!».

Una voce mi riprese durante la corsa, era Michelle, la mia migliore amica. La raggiunsi. Erano tutti radunati nell'ala A vicino alla palestra.

«Che succede?», le chiesi cercando di riprendere fiato.

«Hanno anticipato il raduno sportivo, giocheremo oggi, ci daranno loro le divise».

Il raduno sportivo era un evento in cui le classi di tutte le facoltà si sfidavano in diverse discipline sportive. La prima di oggi era pallavolo. Mi piaceva come sport, ma stare in pantaloncini corti mi metteva a disagio. Pensai per un istante ai due signori che mi avevano detto di andare nell'ala E. Stavo per chiedere a Michelle spiegazioni sulla lezione di anatomia quando mi interruppe.

«Sai chi mi sono scopata ieri?».

Michelle era solita fare uscite del genere. Diciamo che era l'amica un po' troietta a cui piaceva divertirsi, ma che in futuro avrebbe messo la testa apposto.

«No, chi?».

«Mirko».

«Ma non era fidanzato?», chiesi socchiudendo leggermente gli occhi, guardandola con fare rimproveratorio.

«No, si è lasciato una settimana fa».

Mi fece un sorriso malizioso poi con le mani mimò le dimensioni del suo pene soddisfatta dicendo qualcosa di sconcio, sottovoce, che nemmeno capii.

«Sei una scema».

«Anche tu dovresti provare Chiaretta, invece di pensare solo a Francesco».

Pronunciò il suo nome ad alta voce, enfatizzando alcune lettere nel concludere la frase.

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