Capitolo 11. Parole.

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Era il secondo giorno di lezione. Dopo lo stop per via della disinfestazione tutti i professori avevano deciso di interrompere le lezioni in DAD. Molti studenti si erano lamentati della pessima organizzazione che aveva mostrato il personale scolastico. Cattiva connessioni a internet, mancato invio del materiale e continui ritardi avevano portato diversi studenti a protestare, al che i professori avevano deciso di bloccare le lezioni 4 giorni prima della fine della disinfestazione, comunicando via mail che le stesse sarebbero state recuperate in presenza successivamente.

Dopo la mia crisi difronte alla segreteria, Michelle e Clara vennero spesso a trovarmi. All'inizio avevo supposto che fosse mia madre a chiedere loro di venire, ma dopo aver affrontato l'argomento con lei mi dovetti ricredere. Mia madre, come me, era una pessima bugiarda. Non era in grado di mentire, senza farsi scoprire.

«Tesoro.. l'unica cosa che ho fatto è stato mandare un messaggino a Michelle per chiederle se fosse successo qualcosa. Mi dispiace, ero semplicemente preoccupata», aveva detto lei per giustificarsi.

Conclusi che la loro fosse una normale preoccupazione. Soprattutto considerando che sapevano del il mio passato cattivo rapporto con il cibo.

«Michelle, io vado un attimo in bagno», dissi toccandole una spalla per richiamare la sua attenzione. Stava usando il cellulare.

«Va bien, fai veloce Chiaretta, fra 5 minuti inizia la lezione», rispose senza distogliere gli occhi dallo schermo.

«Yess».

Camminai svelta fino al bagno, percorrendo il corridoio e salendo le scale. I bagni erano al piano superiore. Era occupato. Aspettai 2 minuti, poi uscii una ragazza ed entrai. Mi risistemai i capelli e il trucco poi mi avviai nuovamente verso la classe. Stavo scendendo la prima rampa di scale quando vidi Francesco salendo, era nella rampa più in basso. Il primo giorno di lezione non era venuto e oggi aveva saltato 2 ore. Aveva gli occhi sul cellulare. Non volevo vederlo. Presi il velocemente il cellulare dalla borsetta per far finta di usarlo. Ci incrociammo. Mi senti afferrare il polso.

«Ciao», disse.

Feci finta di nulla, come se non me lo aspettassi. «ah..ciao».

Mi lasciò il polso, poi avvicinandosi mi mise delicatamente una mano sulla guancia. «Sei pallida.... come stai?».

Aveva di nuovo comportamento ambiguo, la cosa mi fece innervosire. Dopo l'episodio difronte alla segreteria mi ero ripromessa di non perdere più "l'equilibrio mentale". Gli scostai la mano in malo modo dal viso e feci un piccolo passo indietro.

«Cosa vuoi?», dissi fredda.

Mi guardò con un espressione interrogativa. «Cosa c'è?», chiese con una punta di fastidio.

«Niente, cosa vuoi? Sta per iniziare la lez..».

Prima che potessi finire la frase mi prese nuovamente il polso e tirandomi il braccio mi costrinse a scendere le scale.

«Vieni», disse.

Mi lasciai trascinare, la sua reazione mi aveva incuriosita. «Sta per iniziare la lezione, faremo tardi».

«Va bene, va bene, solo 2 minuti. Usciamo un attimo fuori», rispose lui continuando a camminare senza guardarmi.

Arrivammo al piano terra. Mi lasciò il polso, aprii la porta e uscimmo fuori.

«Camminiamo», disse calmo.

Il piazzale dell'università era completamente vuoto. Tutti gli studenti erano dentro le classi per le lezioni. Mi diede una strana sensazione. Come se fosse arrivata l'apocalisse e fossimo gli unici rimasti. Camminammo per un minuto in silenzio.

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