Capitolo 6. L'uscita.

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Era il sesto giorno di astinenza. Stanotte avevo sognato Francesco. Nel sogno eravamo nella sala grande dell'università, dove venivano fatti i convegni e le esposizioni delle tesi dei laureandi. Eravamo sul palco e gli spalti con i posti a sedere erano completamente vuoti.

«Perché hai voluto incontrarmi qui?», chiedevo nel sogno.

«Sei stata molto disciplinata Chiara», diceva evitando la domanda, «quindi penso ti sia meritata un piccolo premio. La tua sfida non è finita ma vorrei concederti una pausa».

Nel sogno Francesco aveva la parvenza di un militare. Il suo parlare era eccessivamente rigido e pulito, scandiva perfettamente le parole e la sua postura era più dritta e composta.

«Potrai toccarti», continuava, «ma solo per oggi, e potrai farlo solo all'interno dell'università».

Nel sogno rispondevo scocciata che non avevo bisogno di nessun premio, che ci saremo rivisti il tredicesimo giorno. Poi, stando attenta a che lui non mi seguisse, andavo a masturbarmi nei bagni dei disabili della facoltà biologia. Il sogno finiva con me che raggiungevo l'orgasmo, mentre una vecchina bussava alla porta urlando, a quello che pensai essere un poliziotto, che dal bagno uscivano strani versi ed era occupato da più di un ora.

Mi svegliai sudata, con un mal di testa atroce che erano le 3:30. Andai a bere un bicchiere d'acqua in cucina e poi riscivolai nel sonno con la paranoia che l'essermi toccata in un sogno potesse voler dire aver infranto l'accordo tra me e Francesco.

Mi risvegliai alle 9:30. Presi il cellulare per controllare i messaggi e trovai un messaggio vocale da un numero che non conoscevo. Capii dalla foto che era Riccardo, lo ascoltai:

"...Ciao Chiara sono Riccardo, non so se ti ricordi...eemm...volevo chiederti se ti andava questo pomeriggio di prenderci un caffè insieme, magari al caffè Darpa verso le 15:00, che dici?...."

Decisi di andarci. La mattina studiai un po', poi dopo pranzo mi preparai. Decisi di mettermi dei jeans e una magliettina leggera, non troppo scollata, con una giacchetta. Arrivata lì non vidi nessuno fino alle 15:07, poi ad un tratto mi senti toccare la spalla da dietro. Era Riccardo.

«Ola, scusa il ritardo, ho dovuto accompagnare mio fratellino a calcetto».

«Tranquillo», dissi sorridendo.

«Dove preferisci stare, dentro o fuori?», chiese.

«Fuori va bene, magari a quel tavolino all'angolo».

«Vary good», rispose.

Ci sedemmo e dopo pochi secondi arrivò la cameriera.

«Cosa vi porto ragazzi?».

«Per me un tè», dissi.

«Per me un caffè lungo leggermente macchiato, grazie».

«Perfetto, arrivano subito ragazzi», rispose la cameriera andandosene.

Riccardo era un bel ragazzo. Aveva i capelli castani leggermente lunghi e gli occhi verdi. Non era ne grasso ne magro ed era alto poco più di un 1,70 circa. Indossava un cappellino girato all'indietro, dei jeans scuri e una maglietta con sopra una camicia a maniche lunghe. Aveva le maniche arrotolate, il caldo estivo iniziava a farsi sentire.

«Sono contento che tu sia venuta», disse.

«A proposito...»

«Lo so, lo so», mi bloccò, «immaginavo che non volessi venire e scommetto che sei venuta qui solo per dirmi che non sei interessata. Non dirlo. Parliamo un po', senza aspettativa, con leggerezza....va bene?»

La risposta mi sorprese, ci aveva azzeccato.

«Okay», dissi sorridendogli. «Da quanto vi conoscete con Francesco?».

«Più o meno da quando avevamo 14 anni».

«Davvero? Pensavo vi foste conosciuti all'università»

«No no, i nostri genitori erano vecchi amici, ci siamo conosciuti così».

«Come mai avete scelto biologia?»

Mi resi conto che la mia più che una conversazione, era un indagine camuffata su Francesco.

«mmh, a me piace la materia, Francesco...penso che sia più interessato a farsi convalidare gli esami per medicina. In realtà lui sarebbe dovuto partire in Romania l'anno scorso, perché lì è a numero aperto, nessun test, però ha preferito non partire per via della salute della madre»

«La madre? Cosa ha?», nel chiederlo avevo alzato un poco la voce e spostato il tronco in avanti.

«emmh...diciamo che... non sta benissimo ecco», disse con una certa difficoltà.

«Scusami», dissi tentando di ricompormi, «delle volte mi faccio trasportare troppo dai discorsi, non volevo essere invadente».

«Tranquilla, penso di aver detto un po'troppo anche io, è normale essere curiosi». Rispose.

Continuammo a parlare del più e del meno per un altra ora, poi mi riaccompagnò a casa in macchina. Ci salutammo con 2 baci sulla guancia e mi chiese se potevamo rivederci qualche volta. Risposi di sì.

Sulla soglia della porta di casa guardai il cellulare, avevo 3 chiamate perse di Michelle. La richiamai.

«Oii, ho visto le chiamate».

«Chiaretta perché non rispondi? Ascolta domani vieni al Ramo?».

Il Ramo era un locale karaoke in stile Giapponese. Era costituito da diverse stanze a cui si poteva accedere, pagando una cifra oraria a persona, per mezzo di una card che ti veniva data alla reception. Erano stanze insonorizzate e si poteva rimanere a cantare lì per quanto si voleva.

«Al Ramo?».

«Sì, ti prego Chiaretta»

«Lo sai che mi fa schifo cantare Michelle».

«Ti preguuu, ho fatto pace con Mirko e mi ha chiesto per andare lì, se potevo portare delle amiche».

«Chi siamo?»

«Io, te, Clara, Jessica..»

«Jessica? La nostra collega?», chiesi interrompendola.

«Sì».

Mi venne in mente un flash di lei che flirtava con Francesco.

«Quando l'hai vista? Nel senso, come hai fatto ad invitarla?».

«Ci siamo scambiate il numero quando sono scesa al bar l'altra volta, quando sei rimasta sola Francesco all'ora di igiene».

«ah..capito».

«C'è anche Francesco Chiaretta», disse trattenendo un risatina.

Rimasi in silenzio senza rispondere per qualche secondo.

«Hai il numero di Francesco?», dissi in tono sorpreso e un po' nervoso.

«ahahhah, Chiaretta ahahah, non non mi metterò mai in mezzo tra te e un ragazzo che ti piace, fai paura».

«Rispondimi scema ahah».

«Mirko è amico Davide, un suo collega, e Davide conosce Francesco perché si allenano insieme alle piste da corsa. In poche parole Davide ha invitato Francesco».

«Capito, quindi siamo io, te, Clara, Jessica, Francesco, questo Davide e Mirko?».

«No, c'è un altro amico di Mirko e sua cugina».

«Che ansia, siamo in troppi Michelle».

«Daaaaai, per una volta che ti chiedo qualcosa Chiaretta».

«Sei una stronza, perché la devi mettere cosi?», le dissi non tono seriò ma giocoso.

«Grazie Chiaretta, sei la mia supermegaultra bestfriendsss. Ti vengo a prendere domani alle 19:30. Ora vado, baci, ciauuu».

«Ciau scema».

Dopo quella chiamata rimasi tutto il giorno a pensare a cosa sarebbe potuto accadere domani, come si sarebbe comportato Francesco?

***NOTE: Ciao a tutti! Spero che la storia fino adesso vi stia piacendo! Volevo avvisarvi che i prossimi capitoli inizieranno a diventare più piccanti 😳😝! Non dimenticatevi di votare e commentare facendomi sapere cosa ne pensate 👋***

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