Capitolo 15. Perse.

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«Chiara! Chiara!», era Jessica. Tentava di farmi riprendere conoscenza pizzicandomi le guance e dandomi piccoli schiaffetti.

Aprii gli occhi. Ero distesa sulla schiena. Sentivo i grugniti del cinghiale provenire dall'alto; la testa mi faceva male e avevo la nausea.

«C...cosa è suc..successo, dove siamo?», chiesi disorientata.

Jessica non rispose, tremava e piangeva, era in completo "mental breakdown". Mi dovetti mettere seduta per prendere consapevolezza di quanto era successo. Mi guardai attorno. Eravamo su una piccola fetta di terra di un paio di metri quadrati, ci stavamo a malapena in due. Spostai gli occhi verso l'alto. Eravamo rotolate giù per circa una quindicina di metri. Vidi il cinghiale sulla cima del pendio, stava cercando il modo di raggiungerci. 

"Impossibile", pensai, "se vuole scendere dovrà rotolare giù come abbiamo fatto noi"

Mi tastai tutto il corpo per accertarmi di non avere nulla di rotto. Senti qualcosa di caldo scendermi sulla tempia sinistra. Lo toccai con le dita, era sangue.

«So..so..solo un... è solo un graffio», disse Jessica, «ho gi..già controllato....siamo rotolate giù per tutta la discesa, penso tu sia svenuta sbattendo la testa su qualche sasso che sbucava dal terreno...de.. devi farmi vedere meglio gli occhi», proseguì dicendo prendendomi il viso.

Gli spostati la mano d'istinto in malo modo, mi sentivo ancora agitata. «Scusa, non volevo», mi affrettai a dire, «mi sento ancora tesa...perché devi vedermi gli occhi?».

«Mia mamma è neurologa, mi ha insegnato dei test, devi solo rispondere a delle domande e seguire delle semplici istruzione, va bene?», mentre parlava tremava. Aveva gli occhi rigati dalle lacrime.

«Va bene, stai tranquilla... in ogni caso penso di stare bene».

Mi controllò gli occhi. «Le pupille sono apposto, in caso di trauma cranico dovresti avere una pupilla più dilatata dell'altra. Sai dirmi come ti chiami, quanti anni hai e dove ti trovi?».

«Mi chiamo Chiara, ho 19 anni, quasi 20 e mi trovo alla Valle del Patio con degli amici, sono stata aggredita da dei cinghiali e sono svenuta... non so per quanto», risposi.

«Sei svenuta per 2 minuti. Perdere la cognizione del tempo è normale in questi casi, quindi non conta. Prova a seguire il mio dito con gli occhi, senza muovere la testa».

Spostò il dito un paio di volte, avanti, indietro, in alto e in basso.

«Perfetto...riesci a dirmi 3 animali che iniziano con la lettera "c"».

«Cane, canguro...bho... castoro ahah». Non so perché mi fece ridere.

Lei sorrise. «Sembri stare bene..riesci a metterti in piedi e saltellare sul posto?».

«Credo di sì», risposi alzandomi in piedi.

Improvvisamente sentimmo un rumore; ci voltammo tutte e due di scatto a guardare in cima al pendio. Il cinghiale stava provando a scendere prendendo la discesa lateralmente invece che frontalmente. Ad ogni passo ancorava gli zoccoli al terreno. In questo modo evitava di cadere e rotolare lungo la discesa come avevamo fatto noi.

Guardai Jessica, era bianca in volto.

«Dobbiamo muoverci», dissi strattonandola per farla riprendere dallo shock, 
«se ci allontaniamo, togliendoci dalla sua vista, ci lascerà in pace. Finché può vederci si sentirà minacciato e ci seguirà».

Non rispose.

«Jessica! Dobbiamo muoverci adesso!», urlai.

«C...c..come? Il pe..pendio è t..troppo scosceso in basso e di c..certo non possiamo risalire», rispose lei, balbettando quasi ad ogni parola.

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