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Matteo

Attraversammo la strada avevo paura, paura del guaio in cui ci stavamo andando a infilare, infondo lei era minorenne, ancora per poco, ma lo era. Io invece avevo 19 anni, ma non sembrava da certi miei comportamenti al contrario suo, da quello che avevo letto mi è sembrata così matura per la sua età.
Attraversammo la strada e con il cuore in gola, mi ritrovai davanti a una piccola casa bianca a due piani con un tetto nero, mi attaccai al campanello sentimmo dei passi avvicinarsi alla porta erano pesanti e una voce profonda pareva arrabbiata. Ad aprirci fu un uomo di mezza età abbastanza alto, snello, i capelli erano un miscuglio tra grigio e rosso, occhi marroni che se avessero potuto avrebbero sputato fuoco. Credendo che fossimo venditori, di non si sa che, ci richiuse la porta in faccia ma Christian ebbe la prontezza di mettere il suo piede in mezzo e così di non permettere che la porta si chiudesse del tutto allora presi parola io cercando di non sembrare spaventato cosa che in realtà ero.
"È lei Stefano Biancotti?" Chiesi io
"Si, cosa volete da me?" Rispose lui
Christian in quel momento non dandomi tempo di rispondere gli sferrò un pugno sul naso e l'uomo difronte a noi perse i sensi, io ovviamente non ribattei perché aveva ragione, ma in questo modo se Riley avesse accettato di venire con noi saremmo sembrati dei rapitori. Nel mentre Christian era già entrato in casa, salendo le scale ci trovammo davanti una porta di legno con attaccate delle  foto di cantanti famosi, bussammo e sentimmo provenire da lì dentro una voce angelica, ma spezzata che in quel momento mi trasmise molta tristezza.
"S-si, c-chi è?"
"Riley, sono Matteo non avere paura, ho letto tuoi messaggi possiamo entrare?" Chiesi nella speranza che accettasse. Quella voce mi attraeva, come una calamita, volevo vederla, conoscerla, sapere tutto di lei più di quello che mi aveva già raccontato su Instagram.
"S-si entra pure"
E così facemmo era una stanza piccola con le pareti bianche, un letto matrimoniale di legno chiaro, una scrivania e una sedia bianca e tante foto attaccate alle pareti: alcune con dei ragazzi suppongo amici, con i genitori e un altra coppia suppongo i suoi vecchi genitori. Mi aveva accennato che era stata adottata ma non mi aveva mai detto le motivazioni per cui era orfana. Lei era li davanti a noi sul letto con una felpa nera e il cappuccio sulla testa, jeans blu, capelli castani, carnagione chiara ma non troppo, anzi era abbronzatissima; i suoi occhi erano magnetici di un verde mai visto prima, esprimevano dolore, tristezza.
Mi sedetti sul bordo del letto, sembrava emozionata ma forse era troppo spaventata per mostrare la sua felicità nel vedere me e il mio amico.
"Riley ho letto i tuoi messaggi, so che hai bisogno di aiuto, se ce lo permetti di porteremo via da qui, verrai con noi" le esposi la mia idea cautamente, nessuno avrebbe mai permesso che una ragazza rimanesse in una situazione del genere.
Lei esitò un po poi disse "d'accordo fatemi solo prendere qualcosa"
Noi le lasciammo i suoi spazi e scendemmo giù ci assicurammo che l'uomo fosse ancora a terra dove lo avevamo lasciato. Lei scese e salimmo in macchina, io mi misi dietro con lei, si sedette e io le presi la mano sentivo la necessità di farlo non so il motivo; appena partiti lei si addormentò, guardai le nostre mani intrecciate e sorrisi per tutto il viaggio.

Da quella maledetta chatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora