CAPITOLO VENTICINQUE

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Quasi una settimana dopo quella serata dedicata al piccolo in arrivo, qualcosa di spiacevole stava per cambiare per sempre le loro vite. Isabel terminò di lavorare verso le 18.30 e tornò a casa, inviando un messaggio a Kiran come ogni giorno. Si fece una doccia e si mise comoda, recandosi in cucina per preparare una cena a suo marito. Assunse le vitamine prescritte dalla ginecologa e posizionò al centro della tavola un vaso con una rosa rossa, spargendo qualche petalo qui e là sulla tovaglia. Sorrise soddisfatta e si mise ai fornelli, attendendo con ansia il ritorno di Kiran.
Lui, che nel frattempo era impegnato con un cliente, non lesse immediatamente il messaggio di sua moglie e continuò a parlare con l'uomo riguardo un evento da organizzare al Karribean, vedendosi interrotto da Tom, che arrivò da lui sconvolto e preoccupato.
«M-mi spiace disturbare, Mr Scott. Ma si tratta di una cosa davvero urgente» disse il ragazzo con voce tremante, apparendo agitato.
Corrugò la fronte, notando la preoccupazione del suo ragazzo. «Mi perdoni un istante, Mr Freeman» si alzò, uscendo con Tom dall'ufficio «che succede?».
«Porca troia, Kiran!» si mise le mani nei capelli, scuotendo la testa più volte «quel figlio di puttana è...Guarda qui!» gli mise davanti il cellulare, con la notizia di Charles Leone evaso di prigione.
Inspirò bruscamente, poggiandosi traballante al muro. «C-che...che significa che è...evaso?» sentì la terra mancargli sotto i piedi.
«È ricercato dalla polizia, Kiran. Quel bastardo è nuovamente a piede libero e chissà dove!» ribatté spaventato, passandosi una mano sul viso.
«Devo...devo andare da Isabel» cercò di tornare in sé «sarà a casa da sola. Devo andare» rientrò in ufficio e si scusò con il suo cliente, rinviando l'appuntamento per esigenze di famiglia. Afferrò le sue cose e chiese ai ragazzi di chiudere il locale e tornare immediatamente a casa. Corse all'auto e provò a contattare Isabel che non rispondeva, aumentando notevolmente la sua preoccupazione.
Raggiunse casa in pochissimo tempo e ci entrò.
«Isabel...è successo un casino» esclamò dall'atrio.
«K-Kiran...» riuscì a proferire, restando ferma e tremante sul divano.
«Dicci, Mr Scott?» la voce di Charles proveniente dal salone, diede conferma ad ogni timore di Kiran.
Spalancò gli occhi e corse in salone, raggelando.
Charles Leone lo fissò, lasciando apparire sul viso un sorriso sardonico. «Cosa è successo, gigante Scott? Raccontaci!» esclamò, tenendo Isabel bloccata a sé, mentre le puntava la pistola alla tempia.
La donna guardò il suo uomo e altre lacrime scesero lungo il suo viso, mentre provava a controllare il respiro e il pianto. «N-non fare nulla, Kiran» lo supplicò, sentendo la canna della pistola percorrerle la guancia destra.
«Hai proprio una brava bambina accanto, sai? Non ha cercato nemmeno di difendersi» sogghignò l'uomo, fermando l'arma sul collo della donna.
«Se le fai qualcosa, giuro che ti ammazzo» la sua espressione si indurì, stringendo la mano in un pugno.
«Ma davvero?!» scosse la testa divertito, accarezzando una gamba ad Isabel. Lei si irrigidì immediatamente e fissò Kiran con disperazione, cercando di implorarlo con lo sguardo a non reagire «e... Pensi che mi importerebbe morire, gigante Scott?» le posò un bacio sulla guancia, sapendo di scatenare l'ira di Kiran «tu hai una vaga idea di quello che mi hai fatto, Scott?» tornò a guardarlo con odio «tu mi hai fatto sbattere in carcere, pensando di poterti liberare di me. Cosa ti avevo detto a riguardo?» chiese con una calma apparente «cosa cazzo ti avevo detto, Scott?» urlò furioso poco dopo, facendo sussultare Isabel spaventata.
«Tu vali meno della tua merda. Eri nel posto che meritavi. Adesso lascia stare Isabel e affrontami da uomo se hai il coraggio. Forza!» gli urlò di conseguenza.
«Forse non hai capito con chi cazzo hai a che fare, lurido pezzo di merda!» si alzò, afferrando Isabel per un braccio e tirandola via, avvicinandosi a lui «io ti avevo detto che se ti fossi messo contro di me, la tua cara Isabel ne avrebbe pagato le conseguenze» gli ricordò, stringendo la presa e facendole fare una smorfia di dolore.
«K-Kiran... Kiran, no!» scosse la testa terrorizzata «ti prego!».
«Lasciala! Lei non ti ha fatto nulla» continuò ad urlare, non sapendo cosa fare «prenditela con me...puoi anche ammazzarmi se ci tieni! Ma lei lasciala...ti prego» disse adesso con calma.
«Ma io non voglio ammazzarti» ribatté, tornando nuovamente calmo anche lui «no, no! Io voglio che soffri...Sì, voglio proprio vederti soffrire come un cane» avvicinò il viso al suo, contraendo la mascella «e per farti soffrire, mi serve lei» la tenne ferma, mentre la donna cercava disperatamente di proteggere la creatura in grembo, evitando di ribellarsi in alcun modo.
«Quindi, tu ora ci lasci passare...E se provi a fare l'eroe, la tua cara Isabel esalerà l'ultimo respiro in men che non si dica».
«No...no!» gli urlò nuovamente «lei non va da nessuna parte».
«Spostati!» gli urlò di conseguenza, tirando la donna a sé con più forza.
«K-Kiran... Per favore, fa come dice!» singhiozzò, travolta dalla paura che Charles potesse fargli del male.
«Togliti dal cazzo, coglione!» l'uomo, ormai spazientito, scattò verso di lui, colpendolo sul viso col gancio della pistola, facendo smettere di respirare Isabel in un attimo.
Lui cadde di peso sul pavimento, iniziando a sanguinare dal naso. «N-non...farlo» sussurrò.
«Kiran, no!» Isabel riuscì a toccare la sua mano e poi fu trascinata via con la forza, tra le urla di Charles che le intimava di camminare più veloce. La donna si ritrovò costretta a seguirlo e lui si affrettò ad uscire da quella casa, stringendo il braccio di Isabel con forza, tirandola via. Lei urlò il nome del suo uomo ancora un paio di volte e poi scesero le scale in tutta fretta, raggiungendo il Suv di Charles parcheggiato in una zona nascosta, nei pressi dei box auto. La donna lo implorò di lasciarla andare ma lui sembrò fuori di sé, spingendola con violenza sul sedile del passeggero. Isabel si coprì istintivamente il ventre con entrambe le mani e sentì le lacrime riempirle il viso, singhiozzando impaurita. Charles la posizionò meglio sul sedile e le bloccò velocemente i polsi con il nastro adesivo, salendo in auto poco dopo e allontanandosi a tutta velocità da lì. Quando fu abbastanza lontano dall'abitazione, coprì anche gli occhi della donna con una mascherina e si diresse fuori città, pronto a mettere in atto la sua vendetta.
«No!» Kiran urlò con tutto il fiato, correndo nel box auto «Isabel! ISABEL!» cadde in ginocchio, scoppiando in lacrime.
Si rimise in piedi e corse di nuovo in casa, contattando la polizia. Spiegò il tutto agli agenti e li pregò di fare in fretta.
Gli agenti arrivarono dopo pochi minuti all'abitazione e chiesero rinforzi per setacciare la zona, salendo in casa da Kiran. Miss Cooper, il capo della polizia, gli arrivò vicino e osservò brevemente il salone.
«Salve, Mr Scott!» gli disse, notando l'ematoma sul suo viso «i miei agenti stanno già perlustrando l'intera area intorno all'edificio, sa dirci se le telecamere di sorveglianza sono sempre attive?».
«S-sì...sempre» si passò una mano sulla fronte «d-dovete...dovete fare in fretta. Vi prego» la guardò disperato «lei è incinta».
Sospirò, annuendo. «Faremo tutto il necessario, Mr Scott! Le prometto che troveremo sua moglie. Stiamo già facendo tutto il possibile, mi creda» gli passò un fazzoletto «s-sta...Sta sanguinando» gli indicò la narice sinistra «mi dispiace importunarla con le mie domande ma... Ricorda se Leone ha detto qualcosa in particolare, che possa aiutarci maggiormente nelle ricerche?».
Scosse la testa. «Ha solo detto che mi avrebbe fatto soffrire» si tamponò il sangue.
«Ok, può bastare!» lo guardò ancora una volta «deve darci il suo cellulare, Mr Scott. Sicuramente Leone cercherà di mettersi in contatto con lei ed è necessario tenere sotto controllo il suo smartphone e il telefono di casa. Può passarlo al mio collega» lo indicò «se ne occuperà lui».
«Ho...ho bisogno di chiamare una persona. Suo fratello deve sapere» deglutì, guardandola in attesa.
«Va bene, Mr Scott...Appena ha fatto, lo passi all'agente Smith» gli toccò la spalla con la mano «io non posso nemmeno immaginare quello che sta provando in questo momento, ma le posso assicurare che mi dispiace e che faremo il possibile affinché sua moglie torni a casa sana e salva» provò a rassicurarlo, allontanandosi poco dopo e chiedendo ai suoi colleghi se ci fossero novità.
Lui guardò più volte il telefono e contattò Jeremy.
«Kiran! Dimmi tutto, fratello...Cosa ha combinato stavolta Mrs Scott?» esclamò divertito, chiudendo la porta del suo ufficio e ancora totalmente ignaro di ciò che stava accadendo in quelle ore.
Chiuse gli occhi, sentendo un colpo al cuore. «Jeremy...» fece una pausa «Leone è evaso e ha rapito Isabel».
Smise di respirare, lasciando cadere la sua valigetta al suolo. Ripensò a quelle parole e faticò a restare lucido, chiedendogli più volte se fosse uno scherzo. Quando capì che era tutto vero, si poggiò alla parete, sentendo le gambe cedere. «A-arrivo...» esclamò con un filo di voce, chiudendo la chiamata. Restò immobile per alcuni secondi come se non riuscisse ad avere il controllo del proprio corpo e poi afferrò la valigetta, uscendo dall'edificio in tutta fretta. Lo choc lasciò ben presto il posto alla disperazione e raggiunse il più velocemente possibile casa di Kiran, vedendosi circondato dai poliziotti.
Si annunciò ed entrò in casa, cercando suo cognato distrutto. «C-che significa? Che significa?» chiese non appena lo vide, portandosi mani nei capelli e scuotendo la testa sconvolto.
«Mi dispiace. È tutta colpa mia» andò da lui, abbracciandolo «è sempre stata colpa mia».
Restò fermo e poi ricambiò quella stretta, scoppiando in pianto pieno di dolore e paura. «N-non... Non dirlo nemmeno per scherzo»esclamò dopo diverso tempo, provando a calmarsi. Si staccò e lo guardò attentamente, notando il livido sul viso. «Figlio di puttana!» proferì a denti stretti, asciugandosi le lacrime. Si guardò intorno e cercò di ritrovare la lucidità, passandosi più volte una mano sul viso «la troveranno, ok? Tu non devi preoccuparti... Nessuno di noi deve perdere la speranza. Isabel è forte, ce la farà!» disse, camminando avanti e indietro per la stanza «lei è forte, giusto? Tu sai quanto cazzo è in gamba, Kiran! Non vorrebbe che ti rimproverassi per colpe che non hai, quindi non farlo».
Serrò la mascella. «Ho bisogno di uscire...io qui...impazzisco» si guardò nervosamente intorno in cerca delle chiavi dell'auto.
«Kiran... Ehi!» gli prese il viso tra le mani «sta calmo, ok? Le cerchiamo insieme» gli diede una pacca sul viso. Lo aiutò a trovare le chiavi e poi gliele passò, nonostante un po' di titubanza «non puoi metterti alla guida in questo stato, Kiran! Non sei tu, non sei lucido».
«I-io...io ne...ne ho bisogno» si guardò intorno con agitazione «devo cercarla...io...» crollò all'improvviso in ginocchio, scoppiando in lacrime.
«No, non devi! Anche se vorresti, non puoi cercarla, Kiran» gli andò vicino e si abbassò, abbracciandolo forte e piangendo con lui «l-lo so che fa male! So cosa stai provando...» lo strinse, mandando un pensiero a sua sorella, pregando che stesse bene.

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