CAPITOLO VENTI

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«Kiran, Kiran!» urlò Jeremy nel primo pomeriggio, raggiungendo suo cognato e sua sorella in salone «sono liberi! Tom e Jean, sono liberi. Stanno andando ad arrestare Charles. Mi è giunta notizia in anteprima e presto ne parleranno tutti. Vuoi andare ad accoglierli all'uscita?» fece un ampio sorriso, riponendo il cellulare in tasca.
Isabel sgranò gli occhi e cacciò un urlo pieno di gioia, alzandosi in piedi.
«Oh, ma è una notizia bellissima! Finalmente a casa. Il tuo piano ha funzionato, Kiran!».
«Devo assolutamente andare da loro» esclamò, felice come non mai «finalmente giustizia sarà fatta!».
Jeremy andò da lui e lo abbracciò forte, dandogli alcune pacche dietro la schiena. «Preparati, tra circa un'ora saranno liberi» sorrise, andando ad infilarsi le scarpe.
«Kiran... Li hai liberati» Isabel lo guardò felice e con fierezza «sono così orgogliosa di te, amore...».
Scosse la testa. «Li abbiamo...devo ringraziare voi se è successo» disse commosso.
«Amore mio...» gli andò vicino e lo strinse forte, notando la commozione nei suoi occhi «riavrai tutto! Charles sarà arrestato e nessuno ti farà più tanto male. Hai vinto, Kiran! Hai vinto con il bene».
Annuì, ricambiando l'abbraccio. «Avrà ciò che si merita» la baciò sul collo «Grazie...per aver sempre creduto in me».
«Ehi...» tornò a guardarlo, prendendogli il viso tra le mani «io crederò sempre in te, Kiran! Non ho mai avuto dubbi sulla tua lealtà e su quella di Tom e Jean. Ciò che pensa la gente non è ciò che penso io. Ti amo e non potrei mai mettere in dubbio il mio uomo, il mio futuro marito e, magari, anche il padre dei miei figli» sorrise teneramente, posandogli un bacio sulla guancia «ora va da loro e abbracciali forte. È di questo che hanno bisogno».
«Sì, vado» sorrise e si staccò da quell'abbraccio. Indossò la giacca e raggiunse Jeremy all'ingresso «possiamo andare».
Il ragazzo annuì e stampò un bacio sulla guancia a sua sorella, raggiungendo il garage con suo cognato poco dopo. Salirono in auto e si diressero al penitenziario, dove ben presto Tom e Jean lo avrebbero rivisto da uomini liberi. Un gruppo di giornalisti si radunò davanti ai cancelli e Jeremy parcheggiò proprio di fronte l'edificio, restando in macchina con Kiran.
«Giornalisti...» scosse la testa contrariato «coloro sempre pronti a gettare merda e poi a ripulirla appena le cose si mettono nuovamente bene».
«Non hanno ancora conosciuto Kiran Scott» sogghignò e scese dall'auto, allacciandosi i bottoni della giacca.
«È Kiran Scott!» esclamò un giornalista a gran voce, non appena lo notò.
Jeremy uscì anche lui dall'auto e si avvicinò a suo cognato, sospirando. «Non era meglio aspettarli lontani da occhi indiscreti?».
«Mr Scott, Mr Scott...» disse una giovane donna, sorridendogli «questo è un grande giorno per lei. Charles Leone è stato arrestato pochi minuti fa e i suoi due barman stanno per tornare in libertà. Come si sente a riguardo? Ci sarà una riapertura del suo locale o pensa che sia ancora presto per tornare alla normalità?» gli puntò il registratore contro e gli altri fecero lo stesso, mentre due gli scattarono diverse foto.
La fissò con freddezza e le sfilò il registratore di mano, avvicinandolo a sé. «Sarò più tranquillo e ben felice di tornare alla normalità, non appena mi libererò anche di voi giornalisti avvoltoi» lo bloccò e glielo lanciò in mano «pubblicate anche la minima foto del minimo incontro con i miei ragazzi e giuro che ci vedremo in tribunale» si allontanò da loro.
Jeremy lo guardò orgoglioso. «Sentito? Il mio cliente non ha da rilasciare alcuna dichiarazione. Quindi, se volete scusarci...» li spinse via da Kiran, attendendo Tom e Jean davanti al cancello.
Non appena un allarme segnalò la sua apertura, indietreggiarono di poco e, in pochi minuti, i due ragazzi poterono scorgere la figura di Kiran davanti a sé. Fecero un ampio sorriso e si diressero verso di lui, accelerando il passo.
«Ciao, boss! Ci conosciamo?» Tom gli andò vicino e lo abbracciò forte, commuovendosi poco dopo «mi sei mancato, amico» gli diede alcune pacche sulla spalla, senza staccarsi da quella stretta.
«Anche voi...» avvicinò Jean a loro e lo abbracciò «mi dispiace ragazzi, per tutto. Ma adesso siete liberi ed è l'unica cosa che conta» mostrò un ampio sorriso «ho anche richiesto per voi un risarcimento. E tu per prima cosa cambierai quella specie di macchinina che ti ritrovi».
«Cosa ha la mia auto che non va?» corrugò la fronte «sai quanti viaggi abbiamo fatto io e lei? Non posso tradirla».
«Oh, sì che puoi! Quella Citroën non desidera altro, fidati!» ribatté Jean, salutando anche Jeremy e ringraziandolo.
«Giornalisti...Prevedibile» fece una smorfia Tom, accorgendosi di loro «riportaci a casa, amico! Ho decisamente bisogno di una doccia e di una bella donna che mi faccia compagnia» sogghignò «ne hai scelta qualcuna per i tuoi migliori amici, vero? Siamo stati tanto, tanto soli lì dentro».
«Niente divertimento!» si finse severo «voi domani tornate subito al lavoro. Il locale ha bisogno di una ripulita» salì in auto.
«Quasi, quasi torno dentro» ribatté Tom, fingendosi contrariato «domani mattina saremo belli carichi, boss».
«Sì...Ma io una donna ad attendermi a casa la meritavo» brontolò Jean, abbandonandosi sul sedile posteriore.
Jeremy sogghignò e mise in moto, abbondonando il penitenziario a tutta velocità.
«È vero che è stato arrestato anche Richard?» chiese Tom, tornando serio.
«Sì!» disse Kiran cercando qualcosa nel portaoggetti «siamo stati molto convincenti con lui» lanciò loro un'agenda con i numeri di telefono delle sue conquiste.
«Tu sì che capisci tutto, boss» la afferrò Jean, aprendola «cosa mi consigli? Le sorelline monelle o la pantera Melyssa? Quella donna non potrei dimenticarla nemmeno per sbaglio» fece una smorfia, continuando a sfogliare.
«Melyssa...Quella donna è in grado di prosciugarti anche l'anima. Vero, boss?» sogghignò Tom.
«Mia sorella sa di tutte queste conquiste o ti sei mostrato calmo e tranquillo con lei intorno?» chiese Jeremy, lanciandogli un breve sguardo.
Scoppiò a ridere. «Calmo e tranquillo? Diciamo che Isabel mi ha visto spesso con la lingua impegnata» lanciò uno sguardo ai ragazzi «adesso sono tutte vostre. E condividetele con gli altri. Ci hanno aiutato con Richard, lo meritano».
«Puoi starne certo, boss» sogghignò Tom «e comunque, per farti capire meglio il loro rapporto, tua sorella e Kiran non erano affatto gelosi l'uno dell'altra. Si ostinavano a pensare che non avrebbero mai potuto stare insieme, limitandosi a rispettarsi come colleghi».
«In realtà, non è proprio così! Kiran l'ha desiderata dal primo istante sessualmente. Ne era follemente attratto, pur continuando a concludere le serate con altre belle fanciulle. Ed era geloso, secondo me!» aggiunse Jean.
«Già...Tu eri geloso di Isabel, te lo si leggeva in faccia» ci pensò su, Tom.
Jeremy rise. «Quella ragazza è davvero un osso duro. Se non sente nulla, nemmeno la più minima emozione, non si dona come nulla fosse! Hai presente il famoso 'carpe diem'? Beh, Isabel non conosce neanche il suo significato. Se si è donata a te, prima di provare qualcosa di vero, in realtà lo stava provando sul serio».
«Siete diventati tutti psicanalisti della mia vita?» sospirò Kiran «io non ero geloso. La rispettavo e rispettavo le sue decisioni».
Jean e Tom risero. «Hai ragione, boss! Come abbiamo potuto scommettere sulla vostra unione» esclamò Jean.
«A proposito...Paul e Mark ci devono dei soldi! Abbiamo vinto, in fondo» fece una smorfia Tom.
«Oh, questa è davvero bella!» Jeremy li guardò attraverso lo specchietto retrovisore «avete scommesso su mia sorella e Kiran?» scoppiò a ridere, senza attendere conferma.
«Beh, noi lo abbiamo sempre saputo che erano fatti per stare insieme» si giustificò Jean.
«Ora che ci penso.. Quando organizziamo il fidanzamento, capo?» chiese Tom.
«Conoscendo Isabel, il prima possibile» sospirò lui «però prima bisogna organizzare un evento della sua azienda. Manca ancora una settimana».
«Tu sai cosa significa questo, vero?» lo fissò Tom.
«Che ci schiavizzerà ancora una volta, obbligandoci ad aiutarla con gli allestimenti...» Jean si portò una mano sulla fronte «voglio uccidere qualcuno e rientrare in prigione. Per favore, aiutatemi a commettere l'errore più bello della mia vita» seguitò sarcastico e Jeremy scoppiò in una grassa.
«Mia sorella è la donna più temuta dagli uomini, non c'è alcun dubbio» fece una smorfia, parcheggiando davanti casa di Tom e Jean.
«Non dirle nulla, capo! L'ultima volta che abbiamo provato a dirle 'no' ci ha picchiati con una borsa. È stato al quanto umiliante» gli confidò Tom.
Scoppiò in una grassa risata. «Sono l'unico che non ha provato questa tortura. Dovrei andarne fiero».
«Non ci conterei molto, boss» fece una smorfia Tom, dandogli una pacca sulla spalla «ci vediamo domani, giusto?» fece un ampio sorriso, faticando ancora a crederci.
«Grazie, capo! Ci hai tirati fuori ed ora possiamo tornare finalmente a vivere in pace» aggiunse Jean.
«Sì, ragazzi! Ci vediamo domani pomeriggio. Adesso godetevi la libertà ritrovata» fece loro l'occhiolino «e sfruttate al meglio il mio regalo».
«Oh, puoi giurarci» sogghignò Tom, scendendo dall'auto con Jean. I due salutarono anche Jeremy e finalmente varcarono la soglia del loro portone, ponendo fine a quella tortura durata giorni. Jeremy abbandonò quel luogo e si recò a casa, dove Isabel era già immersa nei preparativi per il fidanzamento e l'evento sulla fashion week.
«Sei proprio sicuro di volerla al tuo fianco per sempre?» gli sussurrò il ragazzo, indicandogli con lo sguardo sua sorella intenta a scrivere appunti «nella sua testolina, sta già spostando palazzi. Sei consapevole che, tutto questo, durerà più o meno per altri trent'anni? Non si è nemmeno accorta che siamo rientrati» fece una smorfia.
«Se ho perso il mio charme anche con lei, sono fottuto!» si schiarì la gola per attirare la sua attenzione.
Isabel sussultò dallo spavento, voltandosi immediatamente verso di loro. «Siete forse impazziti?» li fulminò con lo sguardo e Jeremy scoppiò a ridere.
«Sei tu quella troppo concentrata da non accorgersi che siamo tornati» fece spallucce il ragazzo, dando una pacca sulla spalla a suo cognato «vado a mettermi comodo».
«S-sto... Sto organizzando ben due eventi, amore. Tendo a distaccarmi dalla realtà quando accade» lo guardò attentamente «con chi temi di perdere lo charme, Mr Scott?».
«Il tuo orecchio funziona però» fece una smorfia, andando ad accomodarsi accanto a lei «con te...visto che non ti accorgi nemmeno della mia presenza».
«Oh, ma io mi accorgo sempre della tua presenza» ribatté, lanciandogli uno sguardo «me ne accorgo soprattutto quando mi possiedi, Mr Scott! Hai proprio una gran bella presenza, devo ammettere» gli strizzò l'occhio, scrivendo gli ultimi dettagli sulla festa di fidanzamento «come è andata con i ragazzi?».
Scoppiò a ridere. «Mi hanno detto di riempirti di abbracci...e sono felici, perché ho regalato loro la mia agenda con i numeri delle mie conquiste passate».
«Avevi un'agenda?» alzò un sopracciglio, chiudendo il fascicolo sul quale stava lavorando «e... Perché possedevi contatti e nomi di donne che, a tuo dire, non volevi più rivedere il giorno dopo? Paura della nostalgia? O, magari, alcune di loro facevano numeri pazzeschi sotto le lenzuola, tanto da pensare 'non si sa mai'?» incrociò le braccia, in attesa.
«Me li lasciavano e io li appuntavo. Ma non li ho mai usati» avvicinò il viso al suo «non sarai per caso gelosa delle mie vecchie glorie?».
«N-no!» ribatté prontamente, portandosi una ciocca dietro l'orecchio «è solo curiosità! Anzi, se vuoi, possiamo persino chiamare una o due di loro e invitarle al nostro fidanzamento» fece spallucce «a proposito di fidanzamento...Domani riapri il Karribean Blue, giusto? Verrò a darti fastidio con i miei pacchi, scatoloni e consegne varie» seguitò, cambiando discorso.
«In realtà domani ho organizzato con i ragazzi una festa privata» si mise comodo «una festa di bentornato a Tom e Jean. La festa di riapertura sarà il tuo evento e poi ci sarà il nostro fidanzamento. Dove riceverai anche un regalino».
«Oh... Va bene! Allora, verrò quando non ci saranno feste private» gli si avvicinò, sfiorandogli le labbra con le sue «che... Che regalino avresti per me, amore?» chiese, passando le dita sul suo petto, attraverso la camicia.
«Un regalino...» guardò la sua mano «ma se desideri quello che vedo, lo puoi scartare ogni volta che vuoi».
«Mh... Interessante» lo fissò e poi scese con le labbra sul suo collo, mordendolo delicatamente «non riesco a fare a meno di te, sai?» gli sbottonò i primi bottoni della camicia, baciandolo proprio lì dove c' era la pelle scoperta «di tutto questo amore, delle tue mani, delle tue labbra. Sei la mia ossessione, Kiran Scott».
Sorrise. «Forse sarebbe meglio evitare però. O finiremmo per scandalizzare il ragazzo» infilò il naso tra i suoi capelli, inspirando a fondo il suo profumo.
Ridacchiò. «Come è adesso, Kiran? Fare l'amore, intendo... Insomma, non hai mai amato qualcuno prima, quindi, mi chiedo spesso cosa senti, come ti senti!» tornò a guardarlo.
«Mi sento completo. Tu mi rendi completo» le scostò una ciocca «cosa ti preoccupa davvero?».
Scosse la testa. «Nulla!» gli sorrise e gli posò un bacio sulla guancia «mi basta sapere che sono tutto ciò che vuoi e che riesce a farti stare bene. In maniera totale, senza alcuna mancanza da parte mia» si strinse a lui, poggiando la testa sulla sua spalla «se così fosse me lo diresti, vero?».
«No, andrei a recuperare la mia agenda» cercò di restare serio.
Alzò un sopracciglio, staccandosi. «Cosa ti è successo da piccolo, Kiran? Perché ho come la sensazione che tu voglia provare la mia borsa» ribatté acida «e credimi...Non ti piacerebbe!» sbuffò «piuttosto, cosa ne pensi se ci sposassimo sulla spiaggia? So che è ancora presto, che non abbiamo una data e tante altre cose. Però oggi mi è capitato di fantasticare a riguardo e...Beh, non sarebbe male, no?».
«Jeremy, aiuto!» urlò all'improvviso «vieni a salvarmi, ti prego».
«Stavo per fare sesso telefonico con una ex cubista del Karribean Blue. Mi auguro sia importante...» esclamò il ragazzo, affacciandosi.
Isabel fissò suo fratello e poi cacciò un urlo liberatorio, alzandosi e avvicinandosi al tavolo, tornando al suo progetto sulla fashion week.
«Voi due siete veramente incommentabili» sbuffò.
«Aspetta il ciclo, per caso?» chiese a Kiran, andando da lui e gettandosi sul divano.
Isabel spalancò gli occhi e gli lanciò contro una matita, poggiando una mano sul fianco. «Se aspettassi il ciclo, stai certo che voi due ve ne accorgereste immediatamente. Vi castrerei!».
«Cognato, dove sei stato per tutto questo tempo?» avvolse le sue spalle con un braccio «andremo molto d'accordo noi due».
«Hai ragione, amore. Una tomba per due e il gioco è fatto!» ribatté Isabel, sbuffando ancora.
«E non hai ancora conosciuto tuo suocero...» sogghignò il ragazzo «che stava succedendo prima? Ti ha picchiato con la borsa o stava per farlo?» chiese, passandogli la coppa che aveva tra le mani, contentenente i pop corn.
«Fra poco la proverete entrambi, se non la finite! E tu...» indicò Kiran «non hai risposto alla mia domanda sul matrimonio».
«Vedi? Sta già organizzando il matrimonio» mangiò qualche popcorn «fa paura...tua sorella fa letteralmente paura!».
Si voltò, fissandolo accigliata. «Oh, tu non sai quanto...» rispose, tamburellando le dita sul tavolo.
«Lo so bene, fratello! Però, in compenso, ha un gran bel guardaroba dietro. Due belle gambe, un seno giusto. Puoi consolarti così, no?» chiese Jeremy, continuando a mangiare pop corn.
Isabel spalancò la bocca sconvolta. «Ma tu non dici nulla, futuro imbecille marito?».
«Beh, ha ragione. Sei un gran pezzo di donna, futura mogliettina» le mostrò un ampio sorriso.
Alzò gli occhi al cielo. «Perché gli uomini della mia vita devono necessariamente essere idioti?» afferrò la borsa e colpì entrambi sul braccio.
«Ahi... Te l'ho detto che è pericolosa! Cosa ci metti lì dentro, pietre?» le lanciò un'occhiataccia Jeremy «che domanda aveva fatto sul matrimonio, cognato?» si voltò verso di lui, infilandosi altri pop corn in bocca.
«Già... Quale domanda ti ho fatto, Mr Scott?» lo fissò attentamente, tenendo in mano la borsa.
«Secondo me, presto avrà le mestruazioni» gli sussurrò a denti stretti il ragazzo.
«Se non la smetti, molto presto sarete voi due a perdere sangue! Tu dovresti difendermi e invece ti allei con mio fratello, Kiran?» seguitò, guardandolo in cagnesco.
Fece spallucce. «Mi sta simpatico, amore» sogghignò, massaggiandosi il braccio «mi ha chiesto cosa ne pensassi di un matrimonio in spiaggia».
«Oh! E...Che ne pensi?» chiese, infilandogli un pop corn in bocca.
«Vuoi smetterla di ingurgitare mais?» Isabel gli tolse di mano la coppa, sbuffando.
«Ehi... Non ho mangiato nulla tutto il giorno!» sospirò, tornando a guardare suo cognato «spiaggia o chiesa, fratello?».
«Mi va bene qualsiasi cosa. Se è felice tua sorella, sono felice anch'io» disse in tutta sincerità «l'importante è che diventi mia moglie».
Lo sguardo di Isabel si addolcì immediatamente. «Lo pensi davvero?» chiese, sorridendo teneramente.
«Eccola lì, vedi? È tornata dolce e premurosa. Puoi farle fare un giro sulle giostre, adesso! È il momento buono, fratello. Le donne assumono quell'aria tutta miele e vaniglia quando dici cose giuste. Se le chiedi il sesso adesso, stai certo di ottenerlo» gli diede una pacca sul ginocchio, facendo un ampio sorriso.
La donna spalancò gli occhi, colpendo suo fratello due volte sul braccio. «Jeremy!» lo ammonì «e tu non dici nulla?» fissò Kiran sconvolta.
«Mi hai fatto male!» la fissò truce «è stato lui a chiedermi di venire in suo soccorso...Io aiuto così gli amici e i fratelli» fece spallucce.
Scoppiò a ridere. «Siete meravigliosi. Davvero. Resterei ore a guardarvi» arruffò i capelli di Jeremy «e tu ogni tanto trattala con dolcezza. O rischierai di perderlo quel braccio».
Sogghignò, stampandogli un bacio sulla guancia. «Lo amo, Isabel! La verità è che lui sposerà me» sbatté le ciglia e lei sospirò rassegnata.
«Non puoi tornare al tuo sesso telefonico? Qui il tuo compito è terminato» gli passò nuovamente i pop corn e il ragazzo scattò in piedi, afferrando la coppa.
«Ehi, cognato! Ci sono problemi se domani sera porto un'amica? In realtà è una amica del tuo pene. Ho preso il suo numero sulla tua agenda l'altra sera» fece spallucce.
Spalancò gli occhi. «Ma tu guarda...hai ficcanasato nella mia auto?» fissò Isabel «vi somigliate parecchio, sai?» li punzecchiò «chi sarebbe questa amica?».
«Una certa Julia» proferì, guardandolo «brasiliana, se non ho letto male. Appunti tra parentesi le città da dove provengono».
«Oh, ma davvero?» chiese sarcastica Isabel «lei non è una amica del suo pene. È stata proprio la sua fidanzata, caro fratellino» sorrise beffarda, lanciando uno sguardo a Kiran «te lo ricordi vero, amore?».
Jeremy corrugò la fronte. «Fidanzata? Mi era sembrato di capire che tu sei la prima donna fissa della sua vita...».
«Oh...» spalancò gli occhi «è la donna che mi ha convinto a tornare da Isabel. Dopo che le ho detto 'ti amo'...e l'ho chiamata Isabel».
«Porca miseria!» lo fissò, pieno di stupore «cazzo! Mia sorella ti ha proprio rovinato, allora».
Isabel alzò un sopracciglio e lo colpì sull'altro braccio, sbuffando rumorosamente. «Dovevo affogarti quando ne ho avuto occasione» scosse la testa rassegnata «la invitiamo giusto, amore?» si rivolse a lui, fissandolo attentamente.
«Solo se non è un problema, ovviamente! Magari, se sa che si tratta del tuo fidanzamento, ne è felice e accetta l'invito» aggiunse il ragazzo.
«Per me va benissimo...» sorrise «bisogna solo vedere se è qui a Miami. L'ho trattata di merda e magari non vuol più tornare qui».
«Non dicevi che ti aveva aiutato a tornare da me?» chiese, lanciando uno sguardo a suo fratello poco dopo «chiamala! Dille che io e Kiran saremmo felici di averla nel giorno del nostro fidanzamento».
«Perfetto!» annuì, facendo un ampio sorriso «le hai mostrato il pellicano, per caso? Cioè avete... Insomma...» guardò suo cognato.
«Non sono arrivato a quel punto» guardò Isabel «le ho chiesto di fingersi la mia ragazza, per allontanarti. L'ho usata...non penso sia stato un bel trattamento il mio».
«Un motivo in più per invitarla, allora» sorrise ancora Jeremy, uscendo dal salone e contattando Julia.
Isabel attese che suo fratello si allontanasse e poi raggiunse Kiran sul divano, prendendogli le mani. «Da quanto mi hai detto, Julia sembra una donna molto intelligente. E non perché ti ha portato a ragionare su noi due, ma perché ha accettato di essere 'usata' per aiutarti. Ha ragione Jeremy, sai? Questa potrebbe essere l'occasione per scusarti con lei e vedere cosa ne pensa a riguardo. Per me va bene, Kiran! In fondo le hai detto 'ti amo', hai provato ad avere un rapporto sessuale con lei, me l'hai presentata come la tua ragazza ma resta la donna che ti ha riportato indietro. Le sono grata, in un certo senso».
Sospirò. «Non organizzerete qualcosa per uccidermi, vero?».
«È possibile!» fece spallucce e poi ridacchiò «se accetterà, vorrà dire che non è mai stata arrabbiata con te!» gli stampò un bacio sulla guancia «oppure arriverà con una pistola nella borsetta e farà una strage...» fece una smorfia «ad ogni modo, credo che dovrebbe esserci al nostro fidanzamento» gli sorrise teneramente «e come puoi ben vedere, mio fratello e Layla nemmeno si sopportano. Pensi sia una cosa positiva, data la nostra esperienza?».
«Kiran...Quanto è lungo il tuo pene?» urlò Jeremy dalla sua stanza, interrompendoli.
Isabel spalancò la bocca e fissò il suo uomo incredula, sospirando rumorosamente poco dopo. «Quel ragazzo ha problemi seri, l'ho sempre detto a mia madre».
«Valuta tu stesso!» si slacciò la cintura dei pantaloni.
«Kiran!» lo rimproverò Isabel, restandone sconvolta «ma siete impazziti o cosa?».
«Voglio solo capire se subirò il complesso di inferiorità» tornò da loro il ragazzo, facendo spallucce «tu non hai visto quell'agenda, non puoi capire! È strapiena di numeri, sicuramente tuo marito lasciava un bellissimo ricordo» sogghignò.
«Ma vuoi smetterla, Jeremy? Qui nessuno mostrerà nulla» lanciò un'occhiataccia al suo uomo, tornando con l'attenzione su suo fratello «sei caduto dal seggiolone, per caso? Dovrò chiamare mamma e chiederle le tue vere problematiche» sbuffò.
«Non capisco dove sia il problema! In fondo, vi ho sentito copulare già diverse volte. Siamo molto più intimi di quanto sembri» sogghignò, andando da loro e gettandosi sul divano, mettendosi tra loro «Julia ci sarà!» lo informò, circondandogli le spalle con il braccio «e mi ha detto che per lei è bello sapere che ce l'hai fatta».
«Visto? È contenta per noi» disse a Isabel «non diventerete amiche intime, vero? Sai...mi fate un po' paura voi donne quando vi raggruppate».
«Oh, ma io voglio convincerla a farci un regalo. Un bel ménage, amore» gli strizzò l'occhio, lanciandogli un cuscino d'arredo «di cosa hai paura, che mi confidi dettagli scottanti?».
«Ci sono dettagli scottanti? Voglio saperli» si sfregò le mani Jeremy, guardando suo cognato con interesse «con le sorelline Brönte cosa è successo, esattamente? Mi ispirano molto, sai?».
«Sorelline?» alzò un sopracciglio lei.
Alzò gli occhi al cielo. «Siete dei veri rompiscatole» si alzò «era solo sesso...sesso! Non c'è nient'altro da raccontare. E se continuate così, domani siete fuori dalla festa».
«E il regalino?!» lo punzecchiò lei, saltandogli alle spalle «io voglio il regalino, amore» gli riempì il collo di baci.
«E cosa c'entro io? Voglio solo cercare di apprendere il più possibile dal maestro dell'approccio con successo» si giustificò Jeremy.
«Prima lezione. Conquisterai una donna promettendole un regalo» sogghignò «inizia a prendere appunti, caro cognato».
Jeremy rise, mentre Isabel schiaffeggiò il braccio a Kiran. «Sei incoreggibile!» sbuffò «dovevo restare una collega, non c'è dubbio!» scosse la testa, abbandonando la stanza tra i borbottii.
«E la seconda lezione? Farsi schiaffeggiare per capire in che fase premestruale si trova la nostra preda?» sogghignò, alzandosi e circondandogli le spalle con il braccio «ha sempre amato i regali. Quando le fai una sorpresa o le comunichi che c'è un pacco per lei, va in estasi. Tende a non farlo notare ma è un suo punto debole» gli confessò.
«Guarda che ti ho sentito, fratello ruffiano» urlò la donna dalla cucina.
Sogghignò. «Seconda regola. Non trattare mai una donna come un oggetto. Che sia solo sesso, o amore...bisogna sempre rispettarla» gli spiegò «perché a volte dietro un desiderio sessuale potrebbe nascondersi molto di più. Come me con tua sorella».
«Terza lezione. Fingiti un profumatore per ambienti. Quarta lezione. Rilascia la tua fragranza a piccole dosi» aggiunse lei, affacciandosi solo con la testa al salone «quinta lezione. Assicurati che lei non sia me! Altrimenti, puoi star certo che la tua unica preda da conquistare, sarà la tua mano» fissò truce entrambi.
«Però ha funzionato con te! Insomma, Kiran Scott è riuscito a far innamorare la donna più diffidente a questo mondo, nonché la più resistente alle emozioni vere. Quelle che partono da dentro!» le fece notare Jeremy «continua pure, fratello! Lei è solo troppo orgogliosa per ammetterlo».
Fece spallucce. «Io ero serio comunque. Non ti ho mai trattato da oggetto» esclamò, sospirando «non mi crede?» chiese a Jeremy.
Isabel sospirò, abbracciandolo da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla. «Ha ragione, Jeremy! Kiran, per quanto possa sembrare un ex attore porno con la fissa per il sesso, non ha mai trattato le donne come oggetti. Lui metteva le cose in chiaro sin da subito, non le illudeva e lasciava a loro la decisione finale» gli spiegò «anche con me è successo esattamente questo. Lui mi ha desiderata ma soprattutto mi ha rispettata. Sapeva che posto ricopriva nella mia vita in quel momento ed è rimasto lì. Ogni tanto si divertiva a provocarmi, ma non ha mai insistito. Sono stata io a chiedergli di restare, quando abbiamo fatto l'amore la prima volta. Lui era disposto persino a domare i suoi ormoni pur di non ferirmi. Ed è stato lì che ho iniziato ad avvicinarmi...Più lui mi faceva sentire bella nella mia totalità, più io ne venivo attratta»sorrise teneramente al ricordo«l'ho amato quando ho iniziato a sentirmi al sicuro. Kiran è l'unico uomo del quale io mi sia davvero fidata sin dal primo giorno».
Jeremy la ascoltò e sorrise, riflettendo su quelle parole. «Ed io non avrei potuto desiderare di meglio per te, Isabel!» lanciò uno sguardo a Kiran «grazie per averla resa felice...Mi basta sapere che con te sarà sempre al sicuro».
«Sarei disposto a dare la mia vita, pur di proteggerla» sorrise «ci punzecchiamo sempre. Ma non permetterò mai di farla star male» si voltò verso lei e la baciò sulla fronte.
Lo guardò con dolcezza. «Ti amo tanto...» gli stampò un bacio sulla guancia, stringendolo di più.
«Ok, ho visto abbastanza!» Jeremy si alzò, fingendosi disgustato «tutte queste smancerie in mia presenza, non fanno affatto bene al mio cervello» fece una smorfia «vado a recuperare del sesso telefonico, voi continuate pure» sogghignò e Isabel scosse la testa rassegnata, lasciandolo andare.
Si staccò dal suo uomo e andò a posizionarsi di fronte a lui, circondandogli il collo con le braccia. «So quanto tieni a me, Kiran! Mi hai sempre protetta, anche nel modo più estremo. Non posso e non voglio nemmeno immaginare il tuo dolore, in quei giorni in cui ti sei davvero fatto odiare. Passare il resto della mia vita con te è il dono più grande che potessi ricevere. Ti prometto che proteggerò questo amore finché avrò respiro. Perché non ho intenzione di andare da nessuna parte senza di te...».
La strinse forte a sé. «Mi preoccuperò di preservare al meglio il tuo meraviglioso sorriso» la baciò sulle labbra «ti amo».
Sorrise dolcemente, baciandolo ancora una volta.
Ora che tutto era finito, Isabel sentiva che potevano finalmente essere felici. Senza più paure e senza più doversi continuamente nascondere agli occhi di Charles. Adesso che giustizia era stata fatta, i due potevano dedicarsi al lavoro e ai loro progetti, sognando una vita insieme. Quella stessa vita, messa molte volte a dura prova da chi odiava saperli uniti e innamorati.
Ma come per ogni cosa, l'amore sarebbe stato sempre l'unico sentimento in grado di sconfiggere il male.

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