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<<VEDRAI, sono sicuro che ti piacerà, l'ho vista ieri e aveva dei diamanti così grandi che dovrò assumere qualcuno per tenerla per te sennò ti verrebbe la gobba>> Daisuke si girò con un sorriso smagliante sul volto, appoggiando la mano sulla guancia della figlia mentre la macchina si fermava per il semaforo. Aiko forzò un sorriso mentre l'uomo le sistemava i capelli raccolti in uno chignon così stretto da tirarle la pelle del volto.<<Deve piacermi>> si lasciò scappare per colpa della frustrazione, ma il leggero sussulto del sopracciglio di Daisuke la intimò a correggersi. <<Perché mi conosci così bene>> l'uomo le sorrise facendola rilassare, e vide lo sguardo impietosito dell'autista attraverso lo specchietto mentre entrava nel parcheggio davanti al centro commerciale.<<Tutto per la mia bellissima festeggiata>> l'autista uscì per primo, sbrigandosi ad aprire la porta dal lato del padre per farlo scendere, e Aiko vide per un secondo l'intersezione di Tokyo attraversata da decine di persone, guardò i mille colori finché la portiera non si richiuse facendole abbassare gli occhi sulle proprie ginocchia dove stava stringendo tra le mani la gonna rosa del completo che aveva dovuto indossare.
Aspettò che il padre facesse il giro dell'auto e le aprisse la porta, perché dio non voglia lei non poteva permettersi di togliergli quella piccola gioia che lo faceva sentire utile.
Però la portiera non si aprì, nemmeno dopo cinque, dieci minuti, e Aiko si fece coraggio e osò mettere la mano sulla maniglia spingendola e rivelando un'intersezione completamente vuota. Il centro di Tokyo, così affollato che suo padre aveva dovuto comprare un posto di parcheggio per poter venire qui senza perdere ore a cercare, adesso era completamente deserto.
Gli schermi che tappezzavano gli edifici con pubblicità e volti famosi adesso erano spenti, le poche macchine che ancora occupavano l'incrocio erano ferme e vuote, e suo padre non era in vista.
Quel ultimo e piccolo dettaglio le deformò il volto in un piccolo sorriso, anche se ancora confusa da tutto ciò che stava succedendo.
<<Padre?>> si fece forza e chiamò l'uomo con il cuore in gola, ma a differenza di qualsiasi altra figlia, lei sperava di non avere risposta.
Il suo sorriso si ampliò quando nessuna voce le gridò in risposta, quando il completo formale di Daisuke non si fece vedere in quel bellissimo panorama vuoto e semi illuminato dal tramonto, e quando non vide i suoi occhi vitrei e il sopracciglio che faceva da silenzioso allarme per il suo umore.
Aiko chiuse la portiera della lussuriosa auto e prese il telefono dalla borsa ma non si accendeva, nemmeno dopo svariati tentativi, colse l'occasione per lanciarlo a terra e calpestarlo con il tacco della scarpa, guardando soddisfatta lo schermo frantumato.
Guardò il centro commerciale, ci entrò dentro trovandolo senza corrente e persone, e corse al piano di sopra verso il negozio di gioielli di cui aveva parlato suo padre per tutto il tragitto. La riconobbe subito, la collana, esposta su un piedistallo di velluto a forma di busto femminile, i diamanti erano in effetti grossi e sopratutto il rubino centrale a forma di cuore sembrava pesare una tonnellata. Aiko lo prese delicatamente tra le mani confermandone il peso, un'etichetta con il suo nome scritto elegantemente in un inchiostro nero luccicante pendeva sul busto, e la sola vista di quel foglio le fece rivoltare lo stomaco. Strinse il rubino tra le dita e lo tirò con tutta la forza possibile per strapparlo dal manichino. Il busto cadde, il piedistallo di marmo su cui era poggiato si sfracellò a terra e la collana le rimase tra le mani, Aiko prese uno slancio e la lanciò oltre la ringhiera del primo piano con tutta la forza che aveva, appoggiandosi poi al muretto di vetro e sorridendo così ampiamente che i muscoli della sua faccia le facevano male, non essendoci abituati.