Non credo di aver mai avuto un nome. Sono cresciuta da sola, lontano da tutto e da tutti, senza necessità che qualcuno chiamasse il mio nome. Non ho ancora idea di come regolarmi, a dire il vero, ora che mi nomineranno spesso e volentieri.
Una parte di me vuole restare dov'è sempre stata, in questa vecchia casa, con questa vecchia donna, fattasi mia garante a livello sociale senza mai porsi e pormi alcuna domanda.
L'altra parte, una delle molte, sente invece la necessità di cominciare a cercare. Cercare cosa? Cercare chi? Cercare e basta, parlare, imparare.
Ho diciassette anni. Cosa mai farà il resto del mondo, alla mia età?
Sono uscita poche volte da questa casa, ma ho letto e conosciuto molto. La vecchia è ricca, ed ecco perchè s'è fatta mia garante. Ha tanta roba mai usata, in questa vecchia casa.
Stiamo su due piani, con due entrate separate. Il superiore, arieggiato e stracolmo di tecnologie, è interamente mio. Lei sta sotto, nel seminterrato, tra caminetto e ventilatore, con lo stesso ferro in mano, con gomitoli sempre nuovi. Fa e disfa, tanto che per me è diventata Penelope.
Internet è tutto quel che ho sempre avuto, ho tratto dagli schermi tutta la mia conoscenza, procrastinando di giorno in giorno il momento in cui avrei ufficialmente fatto parte della società.
Domani è quel momento. Domani sarà. E darò al vento il mio inutile passato, e mi creerò un presente degno d'esser definito tale. Ed avrò un nome, finalmente, e qualcuno vorrà chiamarlo.Scendo da Penelope, lentamente, con un modulo ed una biro in mano.
-Buonasera, principessa.- gracchia lei al mio arrivo. Sorrido, e lei posa l'uncinetto a lato della sua lignea sedia a dondolo.
-Devo andare a scuola, domani.- bisbiglio, e lei mi guarda con aria interrogativa. Le porgo il modulo, stampato mesi fa. Mancano solo il mio nome, la data di nascita e la firma di uno dei genitori. Penelope non fa domande, firma con uno svolazzo, e mi restituisce tutto con un sorriso.
-Ho bisogno di un nome- le dico.
-Scegline uno- risponde -e scegli il giorno del mese che più ti piace, l'anno lo conosci.-
Annuisco, ringrazio, e torno a rintanarmi nel mio covo.
Sono molti, a pensarci, i nomi che mi piacciono. Ma nessuno di essi sembra volermisi addire. Un nome ti si appiccica addosso, il tuo volto lo rispecchia, tutto di te grida il tuo nome.
A me piace la pioggia. Mi piace come, di notte, canti fino a farmi dormire. O come, le rare volte in cui esco, scivoli sulla pelle, carezzandola dolcemente.
Vorrei un nome leggero, dolce come la pioggia. Ed allo stesso tempo duro, forte, determinato.
Mi viene, di colpo, in mente il nome di una ragazza bellissima, un'attrice, vista sul web a tanti giorni da ora.
Kaya. Così voglio essere chiamata.
Con il polso tremante, scrivo il mio nome. Strano chiamare così qualcosa che, fino a poco prima, apparteneva a chiunque fuorché me. Una volta scritto, mi soffermo sulla voce "cognome".
Ho voglia di indicare, in qualche modo, ciò che in realtà sono. Così, quasi senza riflettere, scrivo Pioggia.
Kaya Pioggia. Io mi chiamo così.
L'anno in cui sono nata, a detta di internet, è stato bisestile.
Kaya Pioggia, 29-02.

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Dicono che vivere stanchi
RandomDicono che di notte, la pioggia sembri più leggera, perché la senti ma non la vedi, ed allora ti interroghi di meno su quanto forte essa sia. Dicono che la vita non dà nulla, se non un pugno di mosche e delusioni. Dicono che i sogni siano per gli il...