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-Non sfiorammo più il discorso per circa un mese, durante il quale trovai Pietro ad attendermi a pochi passi dalla biblioteca per accompagnarmi a casa ogni sera.

Una di quelle, dopo avermi accompagnato, notai una luce d'incertezza nel suo sguardo. Di giorno in giorno le nostre mani si sfioravano sempre più frequentemente, indugiando a lungo le une sulle altre.

La sera in questione Pietro non mi sfiorò la mano, bensì la fronte con le sue morbide labbra. Non so ancora come definire ciò che successe. Avvertii un formicolio caldo all'altezza della nuca, ed alzai il mento, spostando le sue labbra dalla mia fronte a pochi millimetri dalle mie.

Restammo immobili, senza quasi respirare. Attendevo che lui si avvicinasse, chiedendomi se fosse giusto o meno ciò a cui stavo pensando.

"Emma" soffio lui, sulle mie labbra, ed io seppi che era sbagliato. Di più, sbagliatissimo, praticamente proibito. Così mi alzai sulle punte dei piedi, gli gettai le braccia al collo e gli posai un dolce, leggero, bacio sulle labbra.

Fu in quel momento che lui sembrò arrendersi. I suoi tocchi, sempre così distaccati, divennero più profondi. Le sue labbra tremarono al contatto con le mie e si schiusero, lasciando che il nostro bacio diventasse meno fiabesco e più vero. Era il mio primo bacio, e non l'avrei potuto immaginare così bello.

"Buonanotte" dissi alla sua spalla, mentre eravamo stretti in un abbraccio, incapace di guardarlo negli occhi per paura di scorgervi un'ombra di delusione.

Corsi su per la scalinata, con la possibilità di scivolare e rompermi chissà quante e quali ossa, impaziente di chiudermi all'interno della mia camera.

"Ceni con noi, Emma?" La voce di mia sorella Rosalba mi sorprese con le guance arrossate ed i capelli disordinati, appena varcai l'uscio di casa.

Non avevo fame, perciò liquidai lei e Marta, che come ogni sera consumavano il loro triste pasto spettegolando su chissà quale straordinario evento accaduto durante la loro noiosa giornata di lavoro.

Mi fissai a lungo allo specchio, prima di andare a dormire. Avevo le labbra minimamente più rosee del solito, ma nulla di evidente. Mi sfiorai la nuca, lì dove la mano di Pietro si era fermata, per stringermi a lui durante il nostro bacio.

Era quello l'amore di cui parlavano i miei libri? Era il mio desiderio di averlo ancora al mio fianco, con la sua voce profonda a leggermi qualche volume prima di addormentarmi, per poi augurarmi la buonanotte con un leggero bacio sulla fronte?

Faticai a prendere sonno e, una volta accoccolata tra le braccia di Morfeo, e sognai più e più volte quel bacio, e quella voce sospirare il mio nome.

Era anche quello amore? Le notti quasi insonni e l'incapacità di respirare dovuta ad una crescente ansia?

Dopo aver lavorato in biblioteca trovai, come al solito, Pietro ad attendermi. Allungai una mano per afferrare la sua, e lui mi strinse a sé, posandomi un lieve bacio sui capelli.

Si stava così in pace, tra le sue braccia, respirando il leggero odore di fumo che emergeva dalla sua morbida giacca.

"Io partirò, Emma" bisbigliò lui contro il mio orecchio. "Domattina. Non ho smesso di sognare il mio posto nel mondo, se voglio ottenerlo devo partire."

"Ma non volevi insegnare?" domandai allora, trattenendo la voce dal rompersi. Era possibile che l'amore fosse così volubile, così inafferrabile, da essere trovato e perduto in un solo giorno?

"Ed è per questo che partirò" rispose, staccandosi da me ed appoggiandosi ad un muro, lì vicino, per accendere una sigaretta. "Andrò dove imparerò davvero a salvare e salvarmi."

Così disse, quella sera, ed io pregai a lungo che piovesse ovunque, e non solo dentro di me. Temevo di poter interferire col futuro dell'uomo che - ne ero certa - amavo, perciò rimasi in silenzio, nell'ombra fredda che contagiava anche me, rendendomi poco più di un alone sfocato. Guardai Pietro prendere lunghi respiri e soffiarne altrettanti, colorando l'aria circostante, altrimenti invisibile e vuota.

Come me, senza lui.-

Dicono che vivere stanchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora