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Ginevra ha appreso il lunedì successivo, grazie alla relazione poggiata dal più piccolo sulla scrivania di Manuel, che Simone ha anche un cognome ed è Balestra e dunque la sua giornata la trascorre a fingere di lavorare mentre cerca informazioni sul ragazzo.
Non che serva a qualcosa, in fin dei conti non sa neppure con certezza in che rapporti siano lui e Manuel.

Simone, dal canto suo, il martedì — giorno in cui sarebbe dovuto essere in ufficio — è assente, per cui lei, che ha finto di aver dimenticato un'importante cartella proprio per incontrarlo, se ne torna a casa delusa.

Il più piccolo ha sospeso per una settimana il lavoro in ufficio così da potersi dedicare al progetto universitario che tanto lo preoccupa, concedendo al suo fidanzato di dargli soltanto qualche consiglio la sera, se per puro caso si ritrovano a parlarne.

Non ha più parlato con Dante di Manuel, dunque si sente più tranquillo. L'unica sua preoccupazione è la cena con gli amici di quest'ultimo che hanno in programma quel fine settimana.

E non vorrebbe Simone, davvero non vorrebbe ma quando la sera arriva e si ritrova seduto su uno sgabello della cucina di Manuel in attesa che lui si vesta non può fare a meno di dar voce alle sue paranoie.

«E se non... se mi trovano... noioso?» dice, grattandosi la nuca con una mano.

Manuel, che sta litigando con la sua camicia nera, alza gli occhi soltanto per poterlo rassicurare in ogni modo possibile.

«Perché dovrebbero?» domanda, sincero.

Scrolla le spalle Simone, guarda altrove, a Manuel sembra piccolissimo sebbene sia altro quasi due metri. Ha un jeans nero ed un maglione a collo alto bianco abbinato alle scarpe, anch'esse bianche e seduto su quella specie di trespolo, a torturarsi le mani, nella sua cucina, gli fa quasi tenerezza.

Infila il maglione e ne approfitta per avvicinarsi, stringendo le mani dell'altro tra le sue.

«Simone... oh.» mormora, prima di sorridergli, inclinando appena il capo.

«Manuel?» replica Simone, accennando un sorriso.

«Ti ricordi che t'ho detto al nostro primo appuntamento, Simò?»

Ha le mani sul collo del suo ragazzo Manuel, con i pollici gli accarezza il viso, lo guarda dritto negli occhi.

Finalmente lo vede sorridere — ed anche arrossire, in realtà.

«Sì...»
«E dimmelo, perché ho la sensazione che te lo scordi facilmente.»

«Che quello che provi per me è più importante per te della mia età.» pigola Simone, quasi protestando, cercando di sfuggire a quelle attenzioni.

Alla fine decide di poggiare la testa sul petto di Manuel, aggrappandosi ad un suo fianco.

«Mi dispiace se a volte sono così...» mormora.

«Dopo ti fermi a dormire da me? Parliamo un po', ti racconto delle cose... ce stai, piccolè?»

Non ha la forza neppure di protestare Simone, per cui annuisce, strofinando la fronte sul maglione di Manuel, beandosi del suo profumo.

«Mi piace il tuo profumo.» biascica, spostandosi per baciargli il collo.

Manuel ride, «mh... me l'ha regalato un tipo strano, veramente bello, ha detto che ha pensato a me quando l'ha sentito.» dice.

Sente la risata di Simone premersi contro la sua pelle, «andiamo amore?» chiede.

A Simone si scioglie il cuore ogni volta che Manuel lo chiama amore. È certo che non si abituerà mai.

Saving graceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora