Cap. 12 Pt II

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Lo portai sulla panchina più vicino, gli aprii di più il cappotto e gli feci aria con la mano mentre gli dicevo di prendere bei respiri, seguendo il ritmo dei miei.

Aveva lo sguardo vacuo e il petto che si alzava ancora troppo. Un passante ci chiese se avessimo bisogno di aiuto e lo pregai di trovare un sacchetto di carta; me lo portò in pochi secondi e lo afferrai subito per posizionarlo sulla bocca e naso del mio omega. Impiegò un po', ma il suo respiro iniziò a farsi regolare, così come i battiti dei nostri cuori.

«Pulcino mio, tutto bene?»

Fece un cenno d'assenso con la testa, stringendomi forte il polso della mano che teneva ancora il sacchetto. Me l'abbassò e provò a sorridere, ma ci riuscì a malapena. «Acqua.»

La pescai da una delle buste e gli portai la bottiglietta alle labbra, sollevandola poco alla volta per non farlo strozzare. «Piccoli sorsi, bravo.»

Il signore che ci aveva aiutato ci salutò, dichiarando di dover andare. Lo tranquillizzai e ringraziai con cento inchini.

«Hyung, sto meglio» mormorò Jiminie.

Gli asciugai una lacrima incastrata sulle ciglia. «Ti ha spaventato così tanto la mia domanda?» Il suo respiro accelerò di nuovo e mi chinai a baciargli la fronte calda. «Vuoi un gelato o qualcosa di fresco?»

Strinse le palpebre e scosse la testa. «I gemelli sono agitati, farei peggio assumendo altri zuccheri.»

Sedetti accanto a lui e presi ad accarezzargli la pancia, poi mi chinai per parlarci: «Va tutto bene, la mamma sta bene. Sto bene anch'io, piccoletti».

«Sta funzionando» mormorò, con un nodo in gola.

Continuai a sussurrare ai gemelli finché anche Jiminie non si fu calmato del tutto e dichiarò di esser pronto a tornare a casa. Chiamai l'autista e mi assicurò che in venti minuti sarebbe arrivato.

Ci avviammo alle scale mobili per scendere al pian terreno, ma il pulcino si fermò indicando una claw machine al centro del largo spiazzo. Abbozzò un sorriso e seppi esattamente cosa stesse ricordando.

«Vediamo se ho ancora il tocco magico?»

Accettò entusiasta e intrecciai le dita alle sue per trascinarlo verso il gioco. Restammo a studiare i peluche e le posizioni in cui erano messi per capire quale fosse più probabile che riuscissi a prendere. Se avessi avuto ancora il mio super potere, ci sarei riuscito al primo colpo o al massimo al secondo.

Quando avevo una quindicina di anni, passavamo un sacco di pomeriggi a girovagare per la città e ci fermavamo sempre se incontravamo una di quelle macchinette. La prima volta, ero riuscito a vincere due pupazzi di fila e glieli avevo regalati, li conservava ancora tra l'altro. Le volte successive, Jimin mi aveva sfidato e lo avevo sempre battuto, difendendo il mio primato. Neanche Jungkook, la perfezione fatta persona, riusciva a battermi. A quanto pareva, avevo più culo di lui.

Lasciate ai miei piedi le buste, rovistai nel portafoglio alla ricerca di spicci e per fortuna trovai due monete compatibili. Ne inserii una nella fessura e iniziò il conto alla rovescia; spostai la pinza sopra al peluche prescelto e attendemmo che il tempo scadesse. Il braccio metallico calò, gli artigli si chiusero sul panda e lo sollevarono, portandolo fino all'apertura.

Guardai stupito Jimin e lo trovai a sorridere con due mezze lune adorabili. Presi il premio e glielo regalai; lo strinse al petto e mi ringraziò con un bacio sulla guancia. «Ho soltanto un'altra moneta. Tenta tu, stavolta.»

Accettò la sfida e si sistemò di fronte alla manopola di controllo. Mi misi dietro di lui, posandogli le mani sui fianchi e il mento sulla spalla. Sbirciai nella teca e gli mormorai qualche suggerimento all'orecchio. Cercò di seguirli, ma la mano gli tremava e non ci riusciva, quindi posai la mia sulla sua e sistemai la pinza esattamente dove volevo, mezzo secondo prima che il tempo scadesse.

Fuoco e Stelle [Yoonmin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora