Cap. 27

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I nostri bimbi erano tornati in stanza, portati alle prime luci dell'alba per essere allattati ed ero riuscito a corrompere l'infermiera affinché li lasciasse con noi. Stavano dormendo beati, ma notavo dei minuscoli movimenti di Byeol e mi avvicinai per controllare che fosse tutto a posto.

«Pulcino, avrà bisogno di qualcosa? Oddio, se non capisco i loro bisogni che padre sarò?»

Lui ridacchiò e mi si avvicinò, circondandomi le braccia in vita. «Entri già nel panico? Ora hanno due bisogni: cibo e pannolini puliti. Hanno mangiato da neanche un'ora, quindi...»

«Pannolino.»

«Bravo il mio gattino. Pensaci tu.»

Mi voltai a guardarlo con occhi sgranati. «Non l'ho mai fatto su un vero bambino, ho paura di romperla.»

Rise di nuovo e si allungò a darmi un bacio a fior di labbra, ma gli leccai subito le sue per chiedere di più; mi accontentò e sentii crescere il desiderio in entrambi. Si scostò poco dopo, rosso in viso e con un sorrisetto soddisfatto. «Pensa al pannolino, ora.»

Annuii e tornai a guardare mia figlia, che nel frattempo aveva aperto gli occhietti e aveva il visino corrucciato. La presi subito in braccio e andai al fasciatoio, che l'infermiera si era premurata di farci portare in camera; l'adagiai delicatamente e presi quelle manine tra le mie, tranquillizzandola con il mio odore.

«Ci provo?»

Il mio omega m'incoraggiò con un sorriso e aprii il pannolino per toglierlo; pulii con delicatezza la sua pelle, ridendo del suo sederino buffo. «Se riprende quello della mamma, passerò dei guai.»

La piccola iniziò a piangere, mentre Jimin mi dava un colpo d'anca, indispettito da quel commento. «Devi sbrigarti, si sta stufando di stare là così.»

Arricciai il naso e tornai al lavoro, anche se era tanto carina e non avrei voluto smettere un secondo di guardarla, con quelle zampettine grinzose di fuori. Finii di chiuderle la tutina e la presi in braccio, posandomela sul petto e sostenendole la testolina con una mano; il suo profumo era inebriante, riscaldava il cuore e mi faceva sentire invincibile.

«Ho sognato ogni notte questo momento, ma non pensavo si sarebbe tramutato in realtà» ammise Jiminie.

«Me lo avresti detto se non ci fossimo mai incontrati?»

Strinse gli occhi e scosse la testa. «Mi dispiace, hyung. Possiamo parlarne?»

«Sto ribollendo, in questo momento, e non voglio essere cattivo con te.»

«Ti arrabbierai di nuovo non appena uscirà il discorso, è inutile rimandare. Se non ho davvero la possibilità di ottenere il tuo perdono, stare insieme farà male a entrambi.»

«Ho paura di non riuscire a perdonarti, perché ogni volta che penso che avrei potuto non vivere mai tutto questo un frammento di me muore. Non voglio sentirmi così, perché ti amo come mai ho amato. Forse sei l'unico per il quale io abbia provato un sentimento tanto forte e totalizzante, ma adesso sei anche l'unico che può ferirmi con altrettanta ferocia.»

Cominciò a piangere, portandosi in automatico la mano sulla pancia per un istinto che non aveva ancora perso. «Cosa posso fare, hyung?»

«Spiegami perché; fammi capire le tue ragioni.»

Ci sedemmo sul letto, con Byeol che dormiva tranquilla tra le mie braccia come fosse sempre stato il suo posto.

«La notte che abbiamo passato insieme è stata la mia prima volta e anche l'ultima» confessò in lieve imbarazzo e un senso di possesso mi invase, sussurrandomi che era sempre stato solo mio. «È stata la più bella della mia vita, perché finalmente potevo averti e sentirti mio. Quando la realtà è tornata a tormentarmi, mi sono sentito uno schifo e in colpa per la tua ragazza. Jisoo non meritava quel tradimento, né tu di essere lasciato per un istinto naturale che non avresti potuto controllare.»

«Non è per quello che ho fatto l'amore con te, avresti dovuto percepirlo dal modo in cui ti ho toccato e sussurrato all'orecchio.»

«E tu lo avevi capito?»

Arricciai il naso, colto in fallo. «Va' avanti.»

«Eri felice con lei e la tua vita stava seguendo il binario giusto, ed io mi sentivo sempre più solo e di troppo. Quando il calore è saltato, il mese successivo, avvertivo che qualcosa non andasse e ho fatto subito il test. Il panico mi ha schiacciato, hyung. Non riuscivo a vedere una soluzione a quello che sembrava un problema, una rogna che avrebbe rovinato entrambe le nostre vite.» Si asciugò una lacrima e accarezzò la piccola, con un sorriso mesto.

«Avresti dovuto confidarti. È di me che stiamo parlando; dell'alpha che ti ha sempre amato e protetto.»

«Ma come un fratello! Me lo ripetevi in continuazione e sapere che i tuoi occhi non mi guardavano come i miei guardavano te era un dolore sordo. Ho sofferto per anni mentre ti vedevo felice con un'altra persona. Quando ti sei messo con Jisoo, ho capito che non avrei avuto più speranze. Sembrava quella giusta ed io che diritto avevo di piombarvi addosso con una notizia del genere?»

«Ne avevi ogni diritto» mormorai tra i denti. «Ed io avevo ogni diritto di scegliere se essere padre oppure no. Stavi per privarmi della cosa più bella, Jimin.»

«Temevo mi avresti sbattuto la porta in faccia, rinnegando anche la nostra amicizia.»

«Davvero non comprendo come tu possa aver pensato di agire per il mio bene privandomi di questo.»

«Ho pensato di privarmene anch'io, troppo egoista e codardo per prendermi la responsabilità di una vita. È stata mia madre a farmi ragionare, a darmi il sostegno che mi serviva per prendere la decisione definitiva. Sono stato un mostro durante quelle prime settimane, per questo non riuscivo neanche più a rispondere ai tuoi messaggi, o a lasciare che i tuoi occhi incrociassero di nuovo i miei. Avresti visto il marcio in me; quella depressione che mi stava logorando e mangiando boccone dopo boccone.»

«Pulcino...»

«La parte più difficile è stata proprio dover andare avanti senza poter piangere sulla spalla che mi aveva sempre sostenuto; senza l'odore freddo d'inverno a tranquillizzarmi.» Tirò su col naso e si lasciò andare di nuovo al pianto.

Mi sentii morire quando il suo dolore si mescolò al mio e fu quello a farmi comprendere che avevamo bisogno dell'altro per guarire, per stare bene in un futuro che ci avrebbe accolti da famiglia.

Allungai una mano per accarezzargli la testa e lo invitai ad appoggiarla sulla mia spalla. «Lasciamo il dolore nel passato e pensiamo alla felicità che abbiamo davanti. Non voglio vivere un singolo giorno senza voi tre; voglio marchiarti in modo permanente e sposarti nel giardino di una villa in campagna come fantasticavi da piccolo.»

«Della vostra villa, con te» precisò in un borbottio.

«Volevi essere il mio mate già all'epoca?»

Scosse la testa e la sollevò per guardarmi negli occhi. «Ho capito che mi sarei innamorato di te quando ho incrociato per la prima volta il tuo sguardo da gatto.»

«Io lì ho capito che ti avrei morso, prima o poi. Avevi le guance così paffute e rosse che mi avevano messo voglia di mochi.»

«Ora ti danno voglia di altro?»

«Dopo quella notte, non ho più mangiato mochi senza pensare alle cose che ti avrei voluto fare.»

Sogghignò, arrossendo lievemente. «Tipo?»

Mi aprii in un ghigno. «Te le mostrerò, niente spoiler.»

Gonfiò le guance, indispettito. «Va bene.»

Gli feci cenno di avvicinarsi per un bacio e si lasciò coccolare dalle mie carezze.

«È tutto okay tra noi, hyung?»

«Smettila di chiamarmi così e usa un vezzeggiativo per il tuo mate.»

Sorrise felice. «Ti amo, saran'ah.»

«Anch'io, yeoboya.»

Angolo autrice:
Salve! Siamo arrivati agli sgoccioli: questa settimana la storia si concluderà! Mi mancano già 😭

Prox pubbl: 24 marzo

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