Cap. 11

945 56 47
                                    

Mi piaceva guardare Jimin mangiare di gusto, come se ogni boccone fosse l'ultimo o buono quanto il primo.

Taehyung, seduto sul divanetto di fronte a lui, gli stava raccontando di come avesse collaborato al testo della canzone che avevamo inciso la settimana scorsa; il pulcino sembrava sinceramente interessato e annuiva con le guance piene e gli occhi spalancati.

«Mi piacerebbe comporre per intero un brano e vorrei che Yoongi hyung suonasse tutti gli strumenti.»

Sospirai, alzando gli occhi al cielo. «Ti ho già detto che non posso farlo. Me la cavo solo al piano e alla chitarra, rovinerei il pezzo e la tua carriera.»

«Esagerato! Non sminuirti così» brontolò V.

Jimin mi rivolse un sorriso. «Mi piacerebbe sentirti suonare, almeno una volta.»

Balzai in piedi e andai a prendere la chitarra sistemata contro la parete, poi mi sedetti accanto a lui cercando la posizione più comoda per suonare e iniziai ad accordare. Soddisfatto del suono, strimpellai le prime note di una canzone popolare coreana per bambini e Jimin ne intonò le parole. Amavo da sempre la sua voce, soprattutto quando cantava per me mentre cucinavamo, ai tempi del nostro mese di convivenza.

Mi concessi di guardarlo e quasi persi il ritmo nel vederlo a occhi chiusi, con un sorriso enorme e la mano ad accarezzare il pancione. Proseguì a cantare finché non terminai con la melodia e riaprì gli occhi nei miei.

«A Bul e Byeol è piaciuto un sacco.»

«Allora stasera canteremo loro la ninna nanna.»

Scosse la testa, con un sorrisetto furbo. «Tu canterai e suonerai, noi tre dormiremo.»

«Non mi sembra equo.»

Sbatté le ciglia e sporse il labbro inferiore; mi chinai a mordergli il mento e gli sussurrai nell'orecchio: «Dammi qualcosa in cambio».

«Qualsiasi cosa tu voglia» rispose prontamente, con un'intensità negli occhi che mi fece fremere.

«Sono ancora qua» urlò Taehyung, quasi strozzandosi con la zuppa.

Ah, giusto: non eravamo soli.

«Perché non vai a prenderti da bere e sparisci dieci minuti?»

Jimin mi diede un pizzicotto sul braccio. «Non essere stupido e scortese.»

Arricciai il naso contrariato e mi alzai per mettere a posto la chitarra, mentre V sogghignava e riprendeva a soffiare nella ciotola, notando il mio sguardo assassino.

«Sbrigati a finire il pranzo, dobbiamo concludere il lavoro entro un'ora per arrivare puntuali al colloquio del tuo bodyguard.»

Tae sbuffò e finse di piangere, afferrando la mano del piccolo Mochi in una richiesta di aiuto. «Mi ucciderà, così!»

«Hai mai pensato alla carriera d'attore?» gli chiese Jimin, colpito dalle sue doti.

L'altro annuì con gioia. «È un mio sogno e spero di poterlo realizzare.»

«Conquista tutti da idol e faranno a botte per averti nelle loro produzioni» suggerii, credendo fermamente nelle sue capacità. «Basta chiacchiere, però, o non porterò più Jimin a lavoro!»

Si voltarono entrambi a guardarmi con il broncio e mi chiesi che male avessi fatto per dover star dietro a quei due che, già immaginavo, insieme ne avrebbero combinate di tutti i colori.

La stella del k-pop terminò il suo pranzo in pochi minuti, merito di Jimin che si era appisolato in un lampo. Avevo notato con quanta facilità riuscisse ad addormentarsi e quanto faticasse a svegliarsi, al contrario di quando andavamo all'università. La gravidanza lo aveva cambiato e mi chiesi come sarebbe stato dopo l'arrivo dei gemelli.

Fuoco e Stelle [Yoonmin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora