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George Harris Jr. è un uomo alto, con spalle larghe e una pancetta tonda appena accennata dovuta alla passione per la birra.

Adora assaporarla, considerare la consistenza della spuma anche quando si ferma dopo ogni sorso sui suoi baffi, sa che dovrebbe evitarla così come i fritti e al sale, ma a lui non importa, se non fosse per sua figlia mangerebbe solo fast food e cibo precotto.

George ha dei splendidi baffi brizzolati, e una leggera barba incolta, i capelli sempre ben pettinati con una riga da un lato e una morbida onda grigia dall'altro, il sorriso e quello di Elisabeth, tutti dicono che si somigliano tanto, nessuno metterebbe in dubbio che siano padre e figlia vedendoli uno accanto all'altra, sembrano usciti dallo stesso stampo, solo gli occhi sono diversi, quelli di George sono scuri, quelli di Ellie azzurri, chiarissimi come quelli di sua madre.

Il signor Harris è un uomo di poche parole, dedito al lavoro, e di buon cuore, è rimasto vedovo quando Ellie aveva solo 3 anni, sua moglie è mancata per un cancro, un male che l'ha portata via da lui troppo in fretta, neanche il tempo di capire che da lì a poco sarebbe diventato un padre single con un attività da mandare avanti.

Sono passati quasi 20 anni da quando lei l'ha lasciato, ma nonostante le pressioni della figlia, degli amici e dei clienti il signor Harris non ha intenzione di trovare un altra compagna.
Ne avrebbe la possibilità senza neanche troppo impegno visto che ha fascino da vendere, ma sta bene così dice, ha il lavoro gli amici con cui gioca a poker nel weekend e fa parte del comitato di quartiere per cui è molto attivo, non avrebbe proprio tempo dice.

Il signor Harris si sveglia tutti i giorni 2 minuti prima della sveglia, la sua routine mattutina è la stessa da sempre, si muove meccanicamente ormai.
Si stropiccia gli occhi con gli indici piegati, dopo aver spento la sveglia prima che suono, scende dal letto e infila le ciabatte che lo aspettano esattamente nello stesso posto della sera precedente, si alza e si infila la vestaglia. In bagno si lava i denti mentre osserva il riflesso nello specchio dei suoi baffi che si imbiancano di dentifricio, e così via.

E' qualche giorno che visito i suoi sogni e non sono un granché, sogna di numeri, scontrini, pistole prezzatrici e di bollette, ma ogni tanto, di rado, sogna di essere un famoso calciatore, di correre nel mezzo di un campo di calcio dopo un goal, la folla che grida in un coro il suo nome, le braccia al cielo e il vento sul viso, è lo stesso sogno che faceva anche da bambino.

Ora George è a lavoro, in pausa nel piccolo negozio di proprietà, quel minimarket era di suo padre e ancor prima di suo nonno.

Dietro il bancone mangia da un contenitore il suo pranzo preparato da Elisabeth, fa un sospiro mentre si perde a rimuginare su quanto la musica sia una perdita di tempo, lui avrebbe tanti bei progetti per la sua Ellie se solo lo ascoltasse. Vorrebbe vederla serena e soddisfatta per ciò che ha, se si interessasse più alle attività di famiglia avrebbe un futuro certo, sia lei che il suo futuro compagno.

A George non dispiacerebbe essere nonno, ma Elisabeth sbuffa ogni volta che lo dice, anche solo per scherzare, cosa ci sia di insoddisfacente in una vita tranquilla George proprio non lo capisce. Non capisce perché Elisabeth non fà che rincorrere un sogno impossibile in un mondo fatto di droghe e chissà cos'altro.

Le scelte della sua Ellie lo fanno stare sempre in ansia, una tensione costante, sospira mentre porta alla bocca una forchettata di broccoli bolliti e pollo alla piastra, scuote la testa mentre pensa al soprannome che si è data, farsi chiamare Shoutie, perché avere un soprannome se si ha un nome così bello?

Il signor Harris, fruga tra le verdure insipide con la punta della forchetta, come se qualcosa di gustoso potesse spuntare all'improvviso, poi guarda fuori dalla vetrata del piccolo supermercato, prima nulla in particolare, segue le persone con lo sguardo senza dedicar loro troppa attenzione.

Toglimi Una Curiosità [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora