1.Non ci sono più

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È arrivato il momento di salire sul ring. È arrivato il momento di scaricare la rabbia, la frustrazione e l'odio. Sì li odio.
Odio il loro sguardo sprezzante.
Odio come mi trattano.
Odio la loro presenza.
Odio come mi hanno fatta diventare.
Li odio ma non riesco a smettere di pensare a come sarebbe stato se mi avessero amata.Se siete confusi allora lasciate che vi racconti della mia inutile, oppressa, esistenza. Fino all'età di tre anni mia "madre", Cora, non è mai riuscita a prendersi cura di me. Anna, la nostra vicina di casa, lo faceva. Lei era sempre così gentile con me e quando Cora si dimenticava di me e non mi dava da mangiare, lo faceva Anna. Era una seconda mamma per me, anche se la prima non l'ho mai avuta, ma vabbè. Qualche mese dopo il mio terzo compleanno Anna morì e da quel giorno mi sono sentita vuota e abbandonata, considerando il fatto che Cora preferiva drogarsi piuttosto che  prendersi cura di sua figlia. Due anni dopo, Cora conobbe Jake, inutile dire che anche lui era un pezzo di merda drogato e alcolizzato. A differenza di Cora, Jake, non si limitava alle parole a alle dimenticanze ma utilizzava le maniere forti. Mi picchiava, sempre, non so perché  ma qualsiasi cosa dicevo o facevo non gli andava bene. A otto anni ho dovuto imparare a cucinare per loro. Ero praticamente la loro schiava e non potevo oppormi o le conseguenze sarebbero state brutali, soprattutto per una bambina. Ricordo che una volta il bus di scuola tardò ad arrivare e appena rientrai Jake mi picchiò a sangue e Cora se ne stette seduta a fissare e ridere. Sono sempre stata in sottopeso perché non potevo mangiare, se lo facevo, mi picchiavano. A dodici anni mi sono offerta per fare la dog-sitter ad una famiglia con due cani. Ero quasi invidiosa di quei cagnolini che venivano amati e apprezzati.
Grazie a questo lavoro riuscii a guadagnare un po' di soldi che mettevo da parte per le cure mediche e per comprarmi del cibo, senza che i miei presunti genitori lo venissero a sapere. A tredici anni sono fiorite le mie prime passioni: la musica, i libri, scrivere, le moto e la box. Le uniche che potevo permettermi erano scrivere e la box. In quel periodo ho incominciato a frequentare gli incontri di box clandestini. Da allora non mi sono mai fermata, è diventata come una droga per me. Compiuti quindici anni ho preso la patente di guida per le macchine e le moto. Ora sono sul ring a sferrare un colpo dopo l'altro verso una ragazza visibilmente meno addestrata di me. Ovviamente ho vinto e ho "guadagnato" 500 euro. Non sono rimasta molto contenta perché non era un incontro alla pari ma è pur sempre una vittoria e tanti soldi.
Ero quasi al vialetto di casa mia quando ho notato una macchina nera, molto lussuosa parcheggiata lì vicino. Non ci ho fatto molto caso e mi sono diretta dentro, sperando che i due mostri stessero dormendo. Quando ho aperto la porta vidi una luce accesa nel salotto e subito arrestai i miei passi, per paura che mi avessero sentito. All'improvviso udii una forte voce che, però, non era di Jake e neanche di Cora. Mi avvicinai di più all'ingresso del salotto ma senza farmi vedere. Sono riuscita a capire che questo tizio parlava con Cora e Jake di droga. A quanto pare glie ne avevano rubato una parte. Sporsi la testa per vedere cosa stesse succedendo e, non l'avessi mai fatto, il tipo tutto coperto e vestito di nero estrae la pistola e uccide entrambe i miei genitori. Adesso non so che fare, sono in panico, non so se sentirmi sollevata perché sono morti o terrorizzata perché c'è un assassino in casa. Forse entrambe. Non credo di aver retto il peso di tutti quei pensieri perché ho incominciato a vedere tutto sfocato e credo proprio di essere svenuta.

La principessa è tornata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora