Capitolo 2

67 5 15
                                    

Parigi, 13 ottobre 2003

Quella mattina fu strana, più del solito.

La casa era stranamente silenziosa, non era stato svegliato dalle urla dei suoi genitori.

Si preparó comunque per andare a scuola, non voleva che suo padre si arrabbiasse con lui e lo picchiasse per aver fatto tardi a scuola.

Scese in cucina e prese il suo pranzo, poi aspettò l'autobus che l'avrebbe portato a scuola.

La giornata scolastica andò abbastanza bene, monotona come sempre.

Fu quando tornó a casa il problema.

Quando aprì la porta di casa, era di nuovo silenziosa, e se doveva essere sincero, a James faceva molto più paura il silenzio che le urla dei suoi genitori, almeno quando li sentiva urlare sapeva cosa aspettarsi perchè era tutto normale.

Salì lentamente le scale ed entrò nella stanza che condivideva con sua sorella.

Lexie era seduta a terra con le gambe incrociate mentre scarabocchiava qualcosa su un foglio di carta.

"Non dovresti essere ancora a scuola?" chiese James alla sorella mentre posava il suo zainetto a terra.

Lei alzò lo sguardo su di lui e scrollò le spalle, poi tornò come se nulla fosse al suo disegno.

"Sono uscita prima" rispose vaga.

James non ci credeva nemmeno un po', e stava per fare qualche domanda quando sentì il rumore dei passi leggeri di sua madre e guardò la porta fino a quando non vide la sua figura.

Sembrava arrabbiata, molto arrabbiata.

La vide passarsi le mani tra i capelli per poi guardare i suoi due figli.

"Bambini, prendete le vostre cose, staremo per un po' dal nonno" disse.

La sua voce non era affatto dolce, ma autoritaria e a James sembró molto più un ordine che una richiesta.

"Ma mamma..." provò a ribattere.

"Non fare storie, Jamie" disse lei accarezzandogli i capelli "Aiutami a fare le valigie, va bene?"

Il bambino annuì, aiutando la sua mamma silenziosamente, senza nessun altra protesta.

Il viaggio in macchina fino alla casa del nonno fu altrettanto silenzioso, ma quando arrivarono sorrise quando vide suo zio Chris.

"Zio!" esclamó correndo verso di lui, che sorrise prendendolo in braccia.

"Jamie, come sei cresciuto" disse lui "Quanti anni hai, adesso? Sei?"

"Sette" rispose "Allison è qui?" chiese guardandosi intorno.

Suo zio lo mise a terra e annuì.

"Posso andare a giocare con Allison, mamma?" chiese spostando lo sguardo da suo zio a sua madre.

"Più tardi, James" disse lei "Prima tu e Lexie dovete vedere una cosa"

"Sono solo dei bambini, Kate" disse suo zio alzandosi e guardandola con serietà.

Kate alzò gli occhi al cielo.

"Si, sono abbastanza grandi" disse con uno sbuffo "Io non vengo a dirti come crescere tua figlia Chris, nonostante penso che Allison sia anche lei abbastanza grande per sapere la verità, quindi non venire a dirmi come crescere i miei figli, ho intenzione di iniziare ad addestrarli molto presto"

James guardò curioso i due fratelli.

"Di cosa state parlando, mamma?" chiese curiosa sua sorella.

"Lo scoprirete molto presto, bambini" disse lei distogliendo lo sguardo da suo fratello "Seguitemi"

James afferrò la manina di sua sorella e la guardó.

"Non avere paura Lexie, ti proteggerò io" disse sorridendo.

Lei annuì.

Seguirono la madre e lo zio in una stanza buia e James strinse maggiormente la manina della sua sorellina quando vide la figura di suo nonno.

Sembrava stesse parlando con qualcuno, ma la stanza era ancora troppo buia per poter vedere completamente, quindi si avvivinarono di più.

Spalancò gli occhi quando vide un ragazzo legato contro una rete elettrica e suo nonno con una manopola in mano.

Sentì sua sorella stringersi a lui e nascondersi dietro la sua schiena.

Il ragazzo sembrava avere massimo sedici anni.

"C-cosa gli state facendo?" balbettó.

Suo nonno si giró verso di lui e sorrise.

"James, ti stavo aspettando" disse con voce melensa inginocchiandosi davanti a lui e mettendo la manopola tra le sue mani "Quello che vedi davanti a te è un mostro, un lupo mannaro, noi stiamo cercando di estorcergli informazioni sul suo branco, ma degi sapere, James...che i lupi mannari sono molto fedeli, ma tu non ti arrendere mai"

"Cosa significa tutto questo? Perché gli fate del male?" chiese guardando la sua mamma, che però guardava con indifferenza il ragazzino incatenato.

"È molto pericoloso, James" rispose suo nonno "Non meritano di vivere, ora gira la manopola"

James scosse la testa.

"No, non p-posso, io..." balbettó mentre ogni muscolo del suo corpo iniziava a tremare per la paura.

Cosa significava tutto quello? Perché doveva farlo? Quel ragazzo non aveva fatto nulla di male, non voleva fargli male.

"Ha solo sette anni, lo state terrorizzando" disse severamente suo zio.

James lo guardò supplichevole, sperando che lo salvasse, ma sua madre si intromise.

"Ti ho detto di non intrometterti, Chris!" esclamó arrabbiata, per poi guardare suo figlio "James, fa quello che ti dice tuo nonno"

Il bambino scosse freneticamente la testa.

Non voleva farlo.

Non voleva.

La mano rugosa di suo nonno si posó sulla sua piccola e liscia, posandola sulla manopola e girandola al suo posto.

Spalancò gli occhi quando vide il ragazzo essere colto da diverse scosse elettriche e lo sentì urlare dal dolore.

Poi sulle sue mani spuntarono degli artigli e i suoi occhi divennero dorati.

James si allontanò di scatto da suo nonno e lanció la manopola a terra mentre le lacrime iniziarono a rigargli il viso.

Era terrorizzato da quello che aveva appena visto.

Fece la prima cosa che gli venne in mente e scappò, uscendo da quella stanza.

Quando arrivó in corridoi, si lasciò andare e scoppiò a piangere.

Sussultó quando sentì una mano contro la sua spalla e si giró di scatto, rilassandosi quando vide il viso di suo zio, che lo guardava con compassione.

"Devi promettermi di non dire niente ad Allison" disse "È troppo piccola per questo"

"Anche io lo sono" singhiozzó lui.

"Lo so" sussurrò lui accarezzandogli i capelli neri "Promettimi che non glielo dirai"

Il bambino di asciugò le lacrime e annuì a suo zio.

"Lo prometto"

Being an Argent Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora