"Facciamo l'amore?"

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Quel venerdì, Irene uscì da lavoro intorno alle diciannove e si avviò a piedi verso casa, osservando la cupola di San Pietro avvicinarsi sempre più man mano che raggiungeva la via in cui si trovava la sua abitazione.
Di Giuseppe neanche l'ombra, la campagna elettorale era finita, ma i suoi nuovi impegni da parlamentare lo tenevano parecchio impegnato, per non dimenticare la miriade di interviste e le sue mansioni in qualità di Presidente del Movimento Cinque Stelle.
Si vedevano saltuariamente ormai, il sabato o la domenica sera, stando sempre attenti a non farsi scoprire.

«Lo amo, ma non possiamo più continuare a nasconderci come due ladri» si era detta, fra sé e sé, rimuginando e sentendo il cuore andare in mille pezzi.

Si fece una doccia calda, cenò con una triste fettina di pollo ed un'insalata verde e sistemò la cucina, dopodiché telefonò ai suoi genitori e si sdraiò a letto, guardando un po' la TV fin quando il sonno non la colse.

Intorno all'una, avendo appena terminato di lavorare, Giuseppe andò da lei senza minimo preavviso. Sentiva impellente la necessità di vederla e si domandò se fosse ancora sveglia, ormai abituata agli orari sballati che lui aveva, essendo un cosiddetto tiratardi. Per fortuna Irene gli aveva dato poco tempo addietro le chiavi del palazzo e del suo appartamento e così - in maniera furtiva - aveva salutato l'agente di scorta dicendogli di aspettarlo in mattinata e si era introdotto all'interno dello stabile.
Richiuse a chiave la porta dell'appartamento e si aiutò con la torcia del telefono a raggiungere la stanza da letto; trovò Irene rannicchiata su sé stessa in posizione fetale, dormiva ed era bellissima.

Si svestì con molta lentezza rimanendo ad osservarla, dopodiché si sdraiò accanto a lei e la prese fra le braccia.
Irene avvertì un calore familiare alle sue spalle e due braccia possenti sulla vita, aprì pian piano gli occhi e si ritrovò stretta all'uomo in un abbraccio confortevole.

«Ehi, non ti aspettavo»

«Ciao. Ho finito poco fa di lavorare e ho preferito venire qui da te, anziché passare un'altra notte sul divano della sede» le rispose, scostandole i capelli dal viso.

«Avete litigato di nuovo?»

Giuseppe annuì e le raccontò il motivo della litigata avuta con Olivia per una banalità, mentre Irene ascoltava con attenzione. Gli accarezzò il petto forte e ricoperto dalla poca peluria scura e gli lasciò un bacio sul collo.
Non era più così sicura di volerlo lasciare in quel momento, tutto le sembrava meno difficile quando lui le stava a fianco e poi, lui aveva un tremendo bisogno di sentirsi amato.

«Scusa se sono piombato qui così tardi»

«Non devi scusarti, hai fatto bene a venire, sono felice che tu sia qui» gli disse, sollevando una mano e carezzandogli il viso stanco e tirato.

Lui la coccolò per un po', carezzandola con la punta delle dita e baciandole il capo, fin quando non si decise a porle una domanda.

«Facciamo l'amore, Irene?»

«Vuoi fare l'amore, Giuseppe?»

«Sì, ne ho tanto bisogno. Ma solo se lo vuoi anche tu»

«Sì, voglio fare l'amore anch'io. Mi mancavi come l'aria»

Dunque lui si allungò a spegnere la luce dell'abat-jour e le montò sopra, fiondandosi a baciarle il collo, annusando il profumo del bagnoschiuma agli agrumi che sulla sua pelle lo mandava ai matti.
Leccò e mordicchiò la pelle calda e morbida, scendendo poi al seno, sfilandole di malagrazia il reggiseno, prendendo a leccarle e succhiarle i capezzoli duri e rosei che conosceva a memoria, anche senza vederla sotto la luce.

«Gius-»

«Ssh, concentrati solo sulle sensazioni. Apri la bocca» le ordinò, strusciando pesantemente l'erezione coperta contro la sua intimità anch'essa ancora nascosta sotto lo strato dei sottili slip.

Non mi lasciare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora