Amore senza fine.

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«Irene?»

Giuseppe si levò il cappotto entrando in casa e lo ripose sull'appendiabiti, dopodiché poggiò sul tavolino del salotto alcuni incartamenti e stava quasi per imboccare il corridoio, quando dalla zona notte spuntò Irene, che aveva appena terminato di fare la doccia ed aveva ancora indosso l'accappatoio.

«Ciao»

Irene gli sorrise con dolcezza e lui si squagliò letteralmente, avvicinandosi per darle un bacio leggero sulle labbra.

«Amore! Tutto bene al lavoro oggi?»

«Sì, sono solo un po' stanca ma tutto bene. Tu?»

«Tutto bene, a parte il nervoso che mi viene a causa dei guai che continua a combinare 'sto governo»

«Dovrebbero essere tutti come te e come chiunque dentro il Movimento, ma purtroppo gli altri pensano solo alle poltrone e vi affossano pur di farvi un dispetto, così come hanno fatto con reddito di cittadinanza e Superbonus» gli disse Irene, facendogli una carezza sul viso.

«Già. Comunque non pensiamoci così non ci roviniamo la serata. Finisci di prepararti, io mi cambio e poi usciamo a cena, viene anche Niccolò... Ti dispiace?»

«Ma no che non mi dispiace, sono felice di vederlo»

«Sono contento» le disse, con un sorriso tenerissimo a solcargli il viso, risaltando le bellissime fossette sulle guance.

Irene terminò di indossare il morbido abitino blu scuro e di sistemare i capelli, dunque si voltò e vide Giuseppe intento a risvoltare il collo del dolcevita nero che aveva indossato sui pantaloni, anch'essi neri.

«Aspetta! Ti aiuto» gli disse, avvicinandosi a lui.

Posò le mani sul tessuto e con un leggero movimento delle dita provvide a fare lei stessa il risvolto al colletto in maniera tale che fosse ben piegato, dopodiché gli passò le mani sul petto e stette a contemplarlo per qualche secondo, in silenzio.

«Ecco fatto. Quanto sei bello, Presidente»

Lui le lasciò un bacio sulla fronte e poi la prese per mano.

«Andiamo?»

Irene annuì, dunque prese la borsetta sul letto e dopo aver indossato i cappotti si avviarono all'esterno; decisero di andare al ristorante a piedi fra i vicoli, Niccolò li aveva raggiunti a sua volta e li stava già aspettando fuori.

«Irene!» le sorrise gioioso quando la vide arrivare mano nella mano con il padre.

«Ciao Nì, come stai? Fatti abbracciare» gli disse lei, abbracciandolo e scompigliandogli un po' la chioma folta.

«Ciao papà»

«Ciao figliolo» gli disse Giuseppe, salutandolo a sua volta.

Entrarono poi all'interno del locale e tutto sommato, la cena procedette bene, fra chiacchiere e battute varie.

«A scuola tutto bene?» domandò Irene, finendo in seguito di mangiare l'ultimo boccone di tiramisù.

«Sì, dai... Domani ho il compito di inglese e sinceramente non so se ho ripassato bene»

«Bene o male quali sono gli argomenti che avete studiato finora?»

«Considera che abbiamo iniziato da poco a studiare letteratura, come opere abbiamo fatto il Beowulf e The Canterbury Tales di Chaucer, mentre a livello storico siamo alla dinastia dei Tudor» spiegò.

«Beh, se vuoi dopo cena ti posso dare una mano a ripassare, mi piaceva molto letteratura inglese al liceo, anche se poi all'università ho seguito un percorso diverso»

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