CAPITOLO 24 Chloe

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La mattina seguente è Bea che mi sveglia, ha una faccia stanca, ma ha voglia di chiacchierare e io sono colei che deve ascoltarla e rispondere alle sue domande. Siamo ancora a casa di Marco e gli altri stanno tutti dormendo, alcuni ragazzi sono caduti e ora dormono sdraiati per terra.

<<Va bene dimmi cosa ti turba alle 5 di mattina così tanto da svegliarmi>>le dico io che ho una voce che quasi non mi riconoscevo

<<Continuo a chiedermi se ho fatto la scelta giusta a trasferirmi a Milano. Io lì ho pochi amici e non sono nemmeno simpatici>>dice lei turbata, o almeno direi perché sinceramente il mio cervello si rifiuta di collegare le sinapsi

<<Ascoltami e non farti mille paranoie. Ti piace quello che stai studiando e i lavori che con essi potrai fare?>>

<<Si. Ma non ho neanche la metà degli amici che hai tu qui. Siete come una grande famiglia, condividete tutti la passione per lo sport e vi trovate bene insieme, tanto che hai paura di metterti con uno di loro per non rovinare il gruppo creato. E poi quella sociale ero io>>si lamenta

<<Allora, è vero quella sociale sei sempre stata tu, perché io ero molto timida, e con il tempo mi sono solo abituata ma ho ancora molta paura del giudizio altrui. Non ti ho mai detto però come si è formato questo gruppo, ma se questo ti aiuta a capire sono pronta a spiegartelo. Io faccio ginnastica da sei anni, dopo due anni che io mi allenavo avevamo messo su un gruppetto con le altre ginnaste, non tutte mi erano simpatiche anzi a volte dicevo che non potevo uscire per non doverle sopportare, ma mi adeguavo pur di stare in compagnia. Quando stavo per iniziare il mio terzo anno c'è stato un cambio totale, quasi tutte le ragazze della ritmica se ne sono andate tranne me e Sofi, ed è anche per questo che le sono particolarmente legata, lei è l'unica di questo gruppo che mi ha vista crescere molto più degli altri, e ha visto i miei cambiamenti. Comunque all'inizio del mio terzo anno in società c'è stato un casino generale e per un momento ho seriamente pensato di abbandonare la ritmica per una semplice palestra, sarebbe significato meno sacrifici e non dover studiare di notte. Ma non ce l'ho fatta, ho continuato e ho notato solo dopo che le ragazze appena arrivate erano in realtà brave come le altre, e quindi non andavano a gravare sul gruppo, ma erano più simpatiche. Sempre in quell'anno ci hanno annunciato che la nostra società avrebbe sponsorizzato una squadra di calcio maschile. Dopo pochi mesi dal loro inizio Marco, il fondatore del gruppo, è venuto a parlare con noi ragazze per chiederci se andavamo a vedere la loro partita la domenica successiva. Da lì non ce ne siamo mai perse nessuna a parte quando avevamo le gare. Dopo poco senza nemmeno farlo apposta uscivamo almeno una volta a settimana tutti insieme, fino ad arrivare ad oggi che passiamo anche delle settimane in vacanza assieme. Ma dietro questa storia si celano pianti, notti in cui non credevo di essere abbastanza, molti dubbi perché pensavo mi stessero prendendo in giro, non era possibile che un gruppo di ragazzi e ragazze volessero stare con me e subito pensavo che molti andassero ai ritrovi come facevo io con il primo gruppo, per convenzione più che per vero interesse. Poi in realtà dopo mesi e persino anni ho iniziato a pensare che forse non era così. E ora abbiamo accettato i nostri difetti e quelli degli altri e ci vogliamo bene come una vera famiglia>>concludo io. Quegli anni sono stati tra i peggiori della mia vita e ripercorrerli ha riportato a galla un passato che non volevo certo ricordare, una me fragile e pronta a spezzarsi al volere altrui, una me che ora non esiste più perché l'ho uccisa prima che gli altri uccidessero me.

<<Bel discorso>>si complimenta Tommy che sta piangendo, mi avvicino e lo abbraccio, è sempre stato il mio preferito del gruppo perché è simpatico e sensibile, e in questo sono uguale a lui.

<<Tommy non piangere, è stato un anno fa>>gli ricordo io

siamo solo noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora