𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 25

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Il mostro del suono aveva messo piede in quel mondo da più di un anno.

Il primo segno che aveva fatto preoccupare tutti i cittadini di Seul era stato notato una mattina di inizio estate: in un parco della città il silenzio regnava sovrano.

Nessun uccellino cinguettava nonostante provasse ad emettere qualche suono con il suo becco. I primi suoni catturati dal mostro del suono furono proprio i cinguettii di quei piccoli e innocenti esseri viventi, poi fu il turno del resto delle specie animali. Erano rimasti solo gli uomini con le loro voci per completare il piano del mostro del suono.

Nessuno sapeva dove quell'essere soprannaturale nascondesse i suoni per poi trarne potere. O almeno, nessuno lo aveva saputo fino a quel momento.

Han porse la mano a Felix per aiutarlo a scendere dal condotto di aerazione. IN non attese nemmeno un istante prima di sparare contro la telecamera posta all'angolo della stanza mentre Bangchan era corso dal suo sosia per liberarlo dalle funi che lo legavano ad una sedia. Il ragazzo aveva del nastro che gli impediva di aprire la bocca, ma la sua gioia di vedere volti familiari si poteva comprendere facilmente guardandolo semplicemente negli occhi. La stanza era ricoperta di post-it gialli. Jeongin stesso ne aveva uno sulla fronte con suscritto: "Aiuto!"

Felix si abbassò rimanendo in equilibrio sui talloni per leggere dei bigliettini ai suoi piedi.

Alcuni erano versi di animali, altri richieste di aiuto. Il biondo fu molto stupito dalla differenza di contenuti.

Chiamò il resto del gruppo per fargli vedere i post-it, ma nessuno si voltò nella sua direzione. Riprovò, accorgendosi che dalle sue labbra usciva solo un lamento confuso. Si portò le mani alla gola sgranando gli occhi. Cosa stava succedendo? Perché non riusciva a parlare?

Poi comprese. I post-it erano l'ultimo suono che non era riuscito a lasciare la gola della vittima del mostro del suono. Notò solo in quel momento che sopra la sua fronte c'erano un biglietto giallo. Lo prese in mano: "Ragazzi, leggete qui."

La sua deduzione era corretta.

Si alzò subito in piedi, poi picchiettò la spalla di Lee Know che stava per parlare. Appena il maggiore si voltò, Felix gli coprì le labbra con una mano, poi si voltò verso il resto del gruppo unendo indice e pollice e passandoli sulla sua bocca, come se potesse chiuderla con una zip immaginaria.

Il silenzio regnò nella stanza.

Dopo pochi secondi, Changbin iniziò a parlare tramite gli auricolari.

<Jeongin, Felix, andate dagli altri. Sono al penultimo piano, ma c'è una marea di maniac che gli bloccano la strada. Non mi rispondono più agli auricolari...>

Non esitarono nemmeno per un istante a risalire nel condotto di aerazione.

Rimasero tutti in silenzio per qualche secondo. avendo paura di perdere la voce come i due amici, poi Han sussurrò: <Possiamo parlare ora...?>

La sua voce era timorosa, ma chiara come non mai.

Felix tentò di parlare speranzoso, ma nessun suono lasciò le sue labbra.

Aveva perso la sua voce per sempre?

Gli venne in mente quando Minho lo aveva strangolato con violenza molte settimane prima facendogli quasi perdere la voce per un giorno.

<Noi rimaniamo qui a cercare di liberare i suoni, come da piano. Voi due andate dagli altri... buona fortuna.> disse Lee Know con un tocco di preoccupazione nella voce.

***

Mentre correva per i corridoi del vecchio centro commerciale con Jeongin al suo fianco, Felix non riusciva ad allontanare quell'ansia che gli appesantiva il petto. Nel suo cuore, come una preghiera, si ripeteva la stessa frase: "Fa che siano vivi, fa che siano vivi, fa che siano vivi..."

Dalla confusione che riempiva tutto il piano si poteva intuire che la battaglia ad ormai pochi metri di distanza da lui era cruenta.

"E se qualcuno dei nostri è già...?"

Felix non riusciva a concludere la domanda che si era presentata nella sua mente. Aveva paura di essere troppo lento a correre, di arrivare troppo tardi, di trovare i cadaveri dei suoi amici sul campo di battaglia.

In quei pochi secondi che lo separavano dalla lotta che non avrebbe abbandonato la sua mente per il resto della sua vita, i ricordi migliori che aveva dei suoi amici gli passarono davanti gli occhi.

Il primo incontro con Chan, dove aveva visto per la prima volta il sorriso quasi bambinesco del maggiore, rimasto invariato in tutti quegli anni.

Quando Minho lo aveva difeso da dei compagni di classe che lo deridevano perché non sapeva pronunciare bene alcuni termini coreani.

La prima volta che aveva messo piede in una palestra con Changbin, iniziando a dare più importanza al suo corpo e la sua salute.

Quel pomeriggio a casa di Jisung dove avevano giocato ai videogiochi fino alla mattina dell'indomani.

Quel giorno al negozio di animali con Seungmin dal quale erano stati cacciati per aver fatto cadere per errore la teca di un ragno domestico che non aveva esitato nemmeno per un istante prima di scappare.

Quelle notti passate abbracciato a Hyunjin perché non riusciva a dormire e il maggiore rimaneva sveglio ad ascoltarlo sfogarsi di tutto quello che lo preoccupava.

Si voltò verso Jeongin, ricordando il giorno in cui avevamo tutti accompagnato il minore dal dentista per rimuovere l'apparecchio per poi andare a mangiare il curry in un ristorante vicino. Quelle sensazioni di cui aveva capito pienamente l'importanza solo in quel momento dove rischiava di non poterle più vivere gli diedero la forza di svoltare l'ultimo angolo che lo separava dalla battaglia e combattere.

Combattere per i suoi amici, combattere per la normalità, combattere per chi era morto in quella guerra ingiusta, combattere per quegli uccellini che non potevano più cinguettare.

~CC~

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