Undicesima lettera

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Da Louis:

Dobbiamo parlare.

Per Louis:

Allora parliamo

Harry non aveva ancora ricevuto una risposta al suo messaggio e, quella notte, si rigirò nel letto con fare costante,mentre il rumore delle coperte fruscianti gli pizzicava le orecchie.

"Ho capito, forse è meglio non cercare di dormire"mormorò sulla stoffa della federa del cuscino.


Si portò la mano a sfiorare i ricci, prima di accendere la luce della lampada sul comodino e guardarsi attorno.


Tutto era in perfetto ordine, fin troppo per un normale adolescente.Ma lui era fatto così, non poteva farci niente, aveva un animo pacato e gentile e impacciato.

E a lui piaceva così.

Ma a qualcuno, purtroppo, non bastava.










Il giorno dopo a scuola, Louis cercò di evitare il riccio in tutti i modi possibili, anche scappando improvvisamente ricordandosi di "improvvisi"impegni.Ma non era riuscito comunque, a scappare dall'undicesimo biglietto.


"Sei un codardo"


E Louis lo sapeva, sapeva che era un codardo, veramente, ma non riusciva a tirare fuori da se stesso il coraggio che ogni tanto recuperava dal suo carattere.

E invece no.


Non riusciva a spiccicare parola, a fare una minima azione per quella fastidiosissima paura di far concludere così la sua amicizia con Harry.

Quindi preferiva litigare, insultarlo, ma non dare ufficialmente fine al loro legame.


E, in quel momento ne era sicurissimo, quelle lettere gliele stava spedendo Harry.Perché era impossibile che qualcun altro sapesse tutto quello che il ragazzo riccio stesse passando negli ultimi tempi, se, appunto, non Louis.


Ed Harry non era innamorato, si stava solo facendo beffe di lui.


Beh, poi era Louis il codardo, certo.




Quando Harry chiese di andare in bagno, durante la quarta ora, c'era un motivo.Quel motivo, come al solito, era sempre lo stesso ragazzo dagli occhi azzurri che lo stava incenerendo con lo sguardo dall'altra parte della stanza, solo perché all'inizio della lezione aveva dato un bacio a Luke sulla guancia.

Sentirsi osservato era la sensazione che il ragazzo odiava di più al mondo, quindi ripararsi nelle latrine della scuola era l'apparente soluzione migliore, visto che almeno là avrebbe potuto rilassarsi e scappare momentaneamente dai suoi problemi.

Che, diavolo.


A diciotto anni si stava incasinando la vita per un amore non corrisposto, mentre a quell'età i giovani di solito si recano semplicemente a una festa per ubriacarsi.

E invece no.


Rimaneva a casa, cercando di venire a capo di quei difficilissimi problemi di matematica, poi pensava a Louis e molte volte si scordava anche di mangiare.


Arrivato in bagno,si diresse verso il lavandino e si sistemò i ricci davanti allo specchio-non che fosse vanitoso ma quella mattina non aveva fatto in tempo a pettinarsi-mentre con l'altra mano ticchettava fastidiosamente sul lavandino.

Quando sentì la porta della stanza aprirsi si girò, e con grande sorpresa si trovò davanti lui


Louis.


"Che ci fai qui?"chiese Harry, guardando l'altro un po' tristemente.


"Il cesso è un posto pubblico"rispose l'altro, avvicinandosi al lavandino per lavarsi le mani, apparentemente dal sudore.


"Frocetto"continuò, con un ghigno a rovinare la sua faccia, di solito allegra.

Quel sorriso scettico la stava rovinando.

Ed Harry, Harry sapeva che quello non era il Louis di cui si era innamorato, quello che lo abbracciava e lo trattava nel migliore dei modi.

Era cambiato.


"Che problemi hai?"chiese il riccio.

Louis tolse le mani da sotto il getto e, dopo essersi asciugato le mani sui pantaloni, rivolse uno sguardo quasi di scuse a Harry, prima di tornare al suo ghigno orripilante.

Si avvicinò all'altro e lo prese per il colletto della maglietta, prima di sbatterlo al muro e passargli il pollice sul labbro inferiore.


"Il mio problema sei tu"


Poi si chinò.

Esatto, si chinò leggermente. Poté chiaramente sentire il cuore di Harry scoppiare nel petto perché quella vicinanza era strana, quasi terrificante, ma, come dire, piacevole.

Posò le sue labbra sottili sull'angolo della bocca di Harry e poi se ne andò, non prima di aver spinto l'altro nuovamente al muro e averlo lasciato là con il cuore a mille e un accenno di erezione.








"Harry mi spieghi cos' hai?"chiese Luke, schioccando l'indice e il pollice davanti alla faccia del ragazzo riccio, che in quel momento sembrava completamente assente dal pianeta Terra.

"Io, non ho niente"scosse la testa.


Non era proprio vero, visto che con la mente era rimasto a quel bacio mancato e ogni volta che gli veniva in mente sorrideva come un ebete.

"Non me la racconti giusta"




Luke fermò l'altro ragazzo con la mano, facendolo voltare verso di lui.Erano in mezzo al corridoio e le lezioni erano giunte al termine, mancava solo tornare a casa e pranzare, o magari giocare una partita di calcio o fumare qualche canna fuori dalla scuola.


"Ti ho detto che non ho niente"brontolò l'altro, scrollandosi.

Luke si morse il labbro inferiore prima di annuire e uscire, con accanto il riccio, dalla scuola.


"Quindi, beh, ci vediamo lunedì sì? "chiese Luke.


Harry annuì e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia, per poi girarsi e dirigersi verso casa, con le guance rosse.




Beh, in quel momento non poteva sapere che, dietro di lui, un ragazzo con la frangetta e gli occhi azzurri stesse piangendo un'unica lacrima, solitaria, senza un apparente motivazione.






sclero time


mi avete chiesto un aggiornamento quindi eccolo qua e vi avverto che in realtà dovevo pubblicarlo ieri ma un certo sito non me lo faceva fare.

Uffa.

Ditemi cosa ne pensate di questo nuovo Louis quasi bad boy lol.

Volevo dirvi che @_ShipIsMyWork_ (non mi ricordo se il nick é esattamente così scusa ) sta facendo la versione Muke e Troyler di questa storia quindi beh, se volete fateci un salto.

baci, sara


30 letters from nobody||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora