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24 Ottobre

Simone, dal canto suo, apprezza la conoscenza di Manuel quanto lui se non di più. Il giorno stesso in cui Manuel l'aveva invitato a casa infatti aveva parlato di lui al suo psicologo, condividendo con lui la felicità di aver trovato finalmente un amico e da allora non fa altro che scrivergli, senza preoccuparsi di poter sembrare noioso o opprimente.

Tre giorni dopo quella specie di pranzo è appunto sabato e coglie l'occasione per proporre a Manuel di uscire di mattina per offrirgli il cappuccino che lui tanto sembra desiderare.

Si ritrova anche a ridere come un bambino mentre legge "finalmente oh perfettò" sulla chat con l'altro, tanto che suo padre inizia a porsi e soprattutto a porgli delle domande.

«Ho quasi paura a chiederlo ma chi è che ti fa ridere e soprattutto vestire così?» dice Dante, mentre lui è in procinto di uscire di casa con un cappotto nero, un maglioncino a collo alto bianco, un pantalone nero aderente e delle Vans nere.

Simone, accigliato, lo fissa per qualche istante.

«Che?»
«No, dico, ti vedo sereno. Volevo solo sapere grazie a chi, tutto qui.»
«Credo di... credo di avere un amico vero, finalmente.»

Dante si accontenta di quella risposta, nonostante il sorriso malizioso che appare sul suo volto mostri molto più di quanto forse gli stessi due ragazzi abbiano compreso fino a quel momento.

È da settimane che la Vespa di Simone è fuori uso, quindi deve accontentarsi di raggiungere casa di Manuel con i mezzi pubblici, così si avvia tempo prima e proprio a causa di ciò il ragazzo più grande se lo ritrova seduto sulle scale di casa non appena apre la porta.

«Simone?»

Simone subito si volta verso di lui sorridendogli e lui non riesce ad evitare di fare lo stesso.

«Ma che fai qua? Stai a congela' da quanto?» subito esclama, allarmato.

«No, so' arrivato da poco, non ti preoccupare.» mente il più piccolo e qualcosa — Manuel non sa bene cosa — spinge l'altro ad avvicinarsi a lui e prendergli le mani nelle sue per testarne la temperatura.

«Da poco? Sembri Olaf, Simò!»

Simone scoppia a ridere. «Hai visto Frozen? Oddio!» quasi urla.

«Ao ma che te ridi e che te strilli soprattutto?» subito ribatte Manuel, fingendosi offeso.

In realtà con Simone che gli ride davanti in quel modo non riuscirebbe ad essere arrabbiato neppur mettendosi d'impegno.

«No, niente, è che...» dice l'altro, cercando di riprendere fiato.

Poi inizia a cantare, imitando in un pessimo modo il balletto di Elsa.

«Let it go, let it go, can't hold it back anymore...» canticchia e Manuel non riesce più a trattenersi, scoppia a ridere insieme a lui.

«Simò, ma che stai a fa', oh?» riesce soltanto a dire, prima di abbandonarsi completamente a delle risate che gli fanno mancare il fiato.

Alla fine decide di stringergli le braccia, per tenerlo fermo. «E basta daje, accanna... tra l'altro t'ho detto che sembravi Olaf, no Elsa!» borbotta, continuando però a ridere, tenendolo stretto a sé, sentendo il calore del suo corpo contro il suo.

Non riesce a capire come all'improvviso poi si ritrovino per terra.

«Simone cazzo!» urla, trovandosi a terra di schiena, schiacciato dal corpo dell'amico.

Amico che continua a ridere come un ebete, come se stesse vivendo l'esperienza più divertente di tutta la sua vita.

«Scusa, ti sei fatto male?» domanda, cercando di riprendere fiato, mentre Manuel inizia a dubitare della sua sanità mentale.

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